LA FAMIGLIA È UN’ISTITUZIONE SOCIALE?
Il quinto libro della “Repubblica” di Platone è un’importante tappa nel viaggio filosofico condotto da Socrate (suo maestro); infatti, in questo dialogo, egli cerca di scoprire la natura della giustizia e il modo migliore per organizzare la società. Si concentra sulla questione della famiglia e del matrimonio all’interno della polis ideale. È interessante notare, sin da subito, come la famiglia e la società non siano organi separati, ma indissolubilmente connessi e l’uno fondato sull’altro. Infatti, la famiglia viene considerata l’istituzione sociale fondamentale, viene messa sotto esame e ridefinita in funzione degli obiettivi dell’intera comunità.
Ascoltami ancora, Glaucone. Nel nostro Stato i Governanti, tra di loro, si chiameranno alleati e si comporteranno tra loro come fratelli, o figli, o padri, o madri, insomma come una famiglia. Sei d’accordo?
LA CRITICA DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE
La famiglia, nella sua forma tradizionale, è basata su un modello di proprietà privata, in cui i genitori considerano i figli e le figlie come loro proprietà e cercano di trasmettere loro ricchezza e status sociale. Questo atteggiamento di possessività contribuisce alla creazione di una società divisa, ingiusta e classista. Nella visione platonica, la famiglia tradizionale è fonte di molte delle ingiustizie e disfunzioni presenti nella società: l’amore egoistico e la competizione per il possesso dei beni familiari portano alla corruzione morale e alla divisione della società stessa.
Platone propone, quindi, attraverso Socrate, una radicale trasformazione: anziché basarsi sull’amore romantico e sul vincolo biologico, la famiglia dovrebbe essere organizzata in modo tale da servire gli interessi della comunità nel suo insieme. In questo modo, la famiglia può diventare uno strumento per il raggiungimento della giustizia e dell’armonia sociale.
Una delle principali critiche mosse da Platone alla famiglia tradizionale è il suo ruolo nella perpetuazione delle disuguaglianze sociali e, soprattutto, per il suo legame con concetti come il possesso e la proprietà.
LA PROPOSTA DI PLATONE
Ti dico, infatti, che nessuna donna potrà scegliere un uomo, bensì tutte le donne e tutti gli uomini vivranno in comunanza di ogni cosa. In tal senso, anche i figli saranno messi in comune, in modo che nessuno di essi riconosca il proprio genitore e, allo stesso modo, nessun genitore possa riconoscere il proprio figlio.
Prima di addentrarci in quest’idea dobbiamo fare una premessa: la polis era un modello di città-Stato tipicamente greca che prevedeva l’attiva e continua partecipazione degli-delle abitanti liberə alla vita politica.
L’armonia esistente fra la polis e gli individui che la componevano era assimilata così a quella esistente in natura fra il tutto e le sue singole parti, dove ogni persona trovava la propria realizzazione nella partecipazione alla vita collettiva e nella costruzione del bene comune. Già da questa osservazione, possiamo notare quanto sia diversa la nostra concezione di oggi. Ma cos’è il comunismo platonico? Riguarda la classe dei guardiani, cioè i governanti filosofi. I guardiani non hanno famiglie nel senso tradizionale del termine, ma vivono in comunità e condividono tutte le loro risorse materiali. Inoltre, la riproduzione all’interno della classe dei guardiani è regolata da un processo di selezione rigoroso, che mira a garantire che solo i migliori individui siano autorizzati a procreare. In questo modo, la famiglia dei guardiani diventa un’istituzione dedicata alla produzione e alla formazione di futuri governanti virtuosi. Chiaramente questo apre ad una serie di criticità importanti che oggi echeggia la moderna nozione di eugenetica.
Secondo il comunismo platonico, l3 bambin3 dovrebbero essere tolt3 alle famiglie in tenera età e allevat3 in comune a cura dello Stato, ignorando i loro genitori naturali, e considerando ogni adultə come un padre o una madre e ciascun ragazzə come un fratello o una sorella. Un aspetto fondamentale della visione di Platone della famiglia è il ruolo centrale dell’educazione delle figlie e dei figli. Nella polis ideale, l3 bambin3 sono educat3 dalla comunità nel suo insieme. Questo sistema educativo mira a promuovere l’uguaglianza e la solidarietà tra le cittadine e i cittadini, eliminando l’influenza della famiglia tradizionale che può essere molto negativa.
Nella città ideale l’unica proprietà privata sarà quella sul proprio corpo, tutto il resto sarà messo in comune e questo sarà il massimo bene per la città.
PARITÀ TRA I GENERI E LIBERA SESSUALITÀ?
Secondo Platone le donne e gli uomini dovrebbero ricevere lo stesso tipo di educazione. L’idea della parità e dell’educazione comune ai generi, che vede le donne anche guardiane a capo della polis, è considerazione non banale per i suoi tempi (seppur limitata a certi schemi di pensiero, ad esempio, considera comunque le donne più deboli). Sostiene anche che non dovrebbero esistere coppie fisse, ma che le donne dovrebbero essere di “tutti”, perché nessuna donna appartiene ad un uomo. Promuove una sessualità libera, comunque in linea con l’antica Grecia, in cui anche i rapporti omosessuali maschili erano ben accetti (sebbene questo rimanga un aspetto controverso legato spesso alla paiderastia)
La visione della famiglia di Platone rappresenta un’importante sfida alle concezioni tradizionali dell’epoca. Pur potendo sembrare radicale e impraticabile, la sua proposta continua a suscitare interesse e dibattito ancora oggi sulla possibilità di creare una società più giusta e armoniosa attraverso la trasformazione delle istituzioni familiari.