LA BIBLIOTECA ITINERANTE

20 Dic 2021

Nicole Riva

Un anno fa, per la prima volta, ho iniziato a provare interesse per la cosiddetta letteratura per ragazzi e questa mia iniziale attenzione si è presto trasformata in un fuoco che divampa, malgrado mol- ti colleghi continuino a storcere il naso quando ci si allontana dai grandi classici. Katherine Rundell spiega bene «Perché dovremmo leggere libri per ragazzi anche se siamo vecchi e saggi» nel suo breve ma convincente saggio, eppure ancora oggi la concezione che la letteratura per l’infanzia, quella per l’adolescenza e gli young adult siano letture di serie B non è stata scardinata.

Penso che, come insegnante, la sfera del piacere della lettura sia solo una piccola fetta del motivo per cui leggo libri per ragazzi. Il motivo principale è, invece, avere titoli da consigliare perché, anche se la regola non scritta è che i docenti non dovrebbero mai suggerire qualcosa che non hanno letto (vale la stessa cosa per le liste dei libri delle vacanze), troppo spesso accade esattamente il contrario. Così, in questo ultimo anno ho iniziato a leggere e accumulare nella mia libreria dieci, venti, cinquanta libri per ragazzi e ha iniziato finalmente a prendere vita la mia Biblioteca di Classe Itinerante.

Un piccolo inciso è doveroso per spiegare il termine “itinerante”: da insegnante precaria in Italia è difficile per me organizzare una vera biblioteca di classe come quelle che si vedono nelle serie Netflix statunitensi, un po’ perché non tutte le scuole hanno uno spazio a disposizione e un po’ perché, arrivando ad anno inoltrato, non ho le possibilità di presentare un progetto, che comunque andrebbe in fumo l’anno successivo. L’opzione alternativa potrebbe essere una biblioteca d’istituto, ma purtroppo ho notato che talvolta non viene data la giusta attenzione né ai volumi, che in realtà sono spesso frutto di donazioni, né agli spazi.

La mia biblioteca è itinerante perché ogni mese metto i libri in una valigia e li porto alla classe, faccio una breve presentazione di ogni volume e ciascuno studente prende un libro, mentre l’alunno/a addetto al registro della biblioteca prende nota dei prestiti. A seguire, durante il mese, ci sono le restituzioni - materiali dei volumi e orali della lettura - (nessun voto, nessuna scheda libro!). Potrei dire quanto questo progetto sia funzionale per l’educazione alla lettura, ma voglio parlare invece di quanto è importante per l’inclusione e la lotta contro il bullismo.

L’elemento fondamentale, nonché uno dei criteri più impor- tanti per la scelta dei libri che finiranno nella biblioteca di classe, è la multiculturalità. Mi sono resa conto, leggendo storie per ragazz* e per adult*, che quasi tutti i personaggi sono bianchi, eterosessuali, magri e abili e che, se l’autore specifica solo al terzo volume che la protagonista ha la pelle “color ebano”, io me la sono immaginata bianca per due libri e mezzo.

Io voglio che nella biblioteca di classe tutt* si possano sentire rappresentati da almeno un libro. Ecco allora che ho inizia- to a rifornirla di protagonist* afroamericani, cinesi, afghani, indiani e la lista delle provenienze è troppo lunga per essere scritta qui; ci sono protagonist* eterosessuali, omosessuali, transessuali e qualcuno che si interroga sulla propria sessualità senza aver ancora preso una decisione. Ci sono protagonist* disabili, protagonist* che vivono la malattia sulla propria pelle o su quella di qualcuno a loro caro. Ci sono protagonist* musulmani, cristiani ed ebrei e ancora, ogni settimana, arriva qualche nuovo libro a rifornire gli scaffali di questo progetto.

È estremamente importante che i miei studenti possano pro- vare il piacere dell’immedesimazione e che non si sentano soli, ingabbiati nella trappola dell’adolescenza; allo stesso tempo penso che conoscere l’altr* attraverso la lettura pos- sa ridurre la paura e la conseguente aggressività che, spesso, a scuola si scatena contro chi è considerato diverso e viene così emarginato.

La scuola è ancora troppo legata ad attività che si propongono, come toppe sui pantaloni bucati, solo dopo che in una classe è sbucato all’improvviso un episodio di bullismo o di razzismo. La mia proposta è una prevenzione silenziosa, una tacita educazione, composta da tanti piccoli spunti che dovrebbero spingere il cervello curioso di un adolescente a voler conoscere chi è vicino fisicamente, ma lontano dal suo modo di vedere per suscitare poi un confronto fatto di domande e risposte che prima, per timidezza o per disinteresse, non erano mai emerse.

NICOLE RIVA, 1991, laurea magistrale in filologia moderna, Professoressa di italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di secondo grado.

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