
JOINTLY IL WELFARE CONDIVISO
JOINTLY nasce da una serie di incontri del gruppo di lavoro interaziendale su welfare e conciliazione vita-lavoro coordinato da Francesca Rizzi, Anna Zattoni e Fabio Galluccio, i tre soci fondatori.
Riunione dopo riunione, l’idea di avere “un luogo” che fungesse da aggregatore di professionisti del settore, servizi, progetti, si fece strada nei nostri desideri. Sentivamo il bisogno di un’agorà digitale ove dibattere, dialogare, e soprattutto a cui i dipendenti potessero accedere autonomamente, per trovare informazioni e acquistare servizi. Delineare un’area che focalizzasse i bisogni delle persone – e non semplicemente fornire un elenco di convenzioni o e-commerce del welfare – ci sembrò occasione da non perdere.
Un welfare inserito in una filosofia organizzativa non gerarchica dove genere, carichi familiari e status sociale/ civile non fossero più uno svantaggio; dove nuovi istituti– come lo smart working – si facessero strada o nuove idee – come la valorizzazione delle diversità – entrassero in agenda delle Risorse Umane.
Nacque così, Jointly: da una passione condivisa, e tre storie professionali differenti.
Eravamo nel 2014. Ancora non si parlava di Leggi di stabilità con focus sul tema del welfare aziendale, né di ampliamento dei servizi defiscalizzati. Ma i bisogni delle persone stavano cambiando, anche in relazione alle nuove realtà socio-demografiche del Paese: ad esempio l’invecchiamento della popolazione, i genitori anziani a carico, la frammentazione delle famiglie, il mondo – variegato – delle persone single.Nel triennio 2015/2017, finalmente, la legislazione prese una nuova direzione, ampliando la gamma di servizi totalmente defiscalizzati e riconoscendo il ruolo dei caregiver familiari.
Offrì inoltre la possibilità di contrattare, insieme alle Organizzazioni sindacali, i premi di produttività, da convertire in servizi di welfare (interamente o in parte), in crescita culturale e professionale e in benessere personale. Un esempio? La possibilità di destinare somme di denaro all’assistenza sanitaria, alla previdenza integrativa o ai servizi alla persona previsti dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), nel combinato disposto degli articoli 51 e 100.L’idea di “welfare aziendale” venne così calato sulle effettive necessità dell’individuo; portò le Organizzazioni sindacali ad essere fortemente partecipi di un tema marginale fino ad allora (eccezion fatta per la presenza degli Enti bilaterali come Cral, Assistenza integrativa sanitaria e previdenziale); produsse nuove possibilità di lavoro tra gli operatori del terzo settore; e, infine, fu incentivo e supporto per il mondo delle piccole e medie imprese, insegnando loro a “fare network”.
Questo nuovo scenario ha delineato molti meriti, dunque, ma presenta ancora oggi qualche criticità: il rischio che la normativa venga utilizzata esclusivamente con finalità economiche, tralasciando le effettive necessità dei collaboratori/collaboratrici. E questo è grave: le necessità dell’individuo devono restare sempre il tema centrale, per creare un nuovo modello imprenditoriale, che porti con sé engagement, creatività, innovazione e produttività.…e Jointly è qui per questo
FABIO GALLUCCIO, 1954, laureato in Giurisprudenza, già Diversity and Welfare manager nel gruppo Telecom Italia dal 2009 al 2016, dal 2017 Advisor Jointly, società che offre servizi di welfare per benessere e sviluppo della persona. www.jointly.pro