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INTERVISTA A TASNIM ALI

A cura di Francesca Lai
20 Mar 2023

Tasnim Ali, creator di grande successo, è prima di ogni cosa una donna perdutamente innamorata della vita. È sufficiente parlare con lei al telefono per capirlo. La sua energia, il suo modo di essere schietta e sincera hanno conquistato TikTok, community in cui lei, all’età di 21 anni, ha aperto un canale per raccontare la sua religione, l’Islam, e la sua cultura.

“Mio padre è Imam, ma questa è stata una mia decisione”, rivendica con orgoglio, parlando con accento romanesco, la scelta di combattere pregiudizi e ignoranza ogni giorno grazie al lavoro su TikTok, dove oggi è ascoltata da oltre 739 mila followers.

Ora ha quasi 24 di anni ed è da poco diventata mamma diTalìa. “Sono una mamma che si sente libera e fortunata - spiega -. Anche se nell’Islam non crediamo nella fortuna ma nel destino. Mi sento una donna più responsabile, sempre più innamorata della mia religione. Ogni giorno mi rendo conto di quanto sia bello tutto quello che mi è stato donato”.

Sono fiera di essere EGIZIANA, ma c’è un unico posto in cui posso vivere: ROMA

Tasnim, sei una content creator, donna, madre, moglie, e tante altre cose. Quali tra tutte le identità che ti formano pesa di più in questo momento?

L’essere madre prevale su tutto, è un qualcosa che ti segna definitivamente. Per il tempo, per la pazienza, per la capacità di riportarti al tuo essere bambino, una identità che non pensavo più di avere.

Tua figlia si chiama Talìa. Qual è il significato di questo nome?

Colei che legge il Corano ad alta voce.

Secondo te, la scelta del nome è un gesto che conferisce una identità?

Assolutamente no. I genitori non definiscono la personalità dei propri figli. Scegliere il nome è un obbligo che ci viene imposto come genitori. Se Talìa avesse potuto lo avrebbe scelto da sola. Ovviamente la scelta del nome dipende dal mio vissuto, dalla cultura mia e del padre, dalla religione che pratichiamo. Il nome resterà per sempre, ma sarà lei a crearsi, giorno dopo giorno, la propria identità. Io la crescerò nello stesso modo in cui sono stata cresciuta, con i principi della mia religione e i valori della nostra cultura.

Le persone della community TikTok sono solite farti tante domande, spesso molto dirette. Come vivi questa relazione con i follower?

Non percepisco le domande dalla community come un’intrusione nella mia vita. Sono stata io a creare questo canale diretto, ad abituarmi a rispondere ad ogni domanda. Le domande e le risposte eliminano il pregiudizio. Soprattutto quando si tratta di quesiti che in molti vorrebbero porre, ma che si vergognano a porre. Ci vuole coraggio per chiedere apertamente. Nel rispondere si distrugge il pregiudizio.

Ci sono state domande che ti hanno spiazzato? Soprattutto ora che è nata la bimba.

Adesso la cosa che mi chiedono di più è: quando farai mettere il velo a tua figlia? Come se fosse già in partenza una imposizione. La domanda giusta è se glielo farò indossare. La risposta è che io non farò niente, sarà lei un giorno a scegliere per sé stessa.

Sei un bellissimo mix di culture. Hai origini egiziane e sei romana di adozione. Hai mai avuto confusione sulle tue identità culturali?

Rivendico con orgoglio il mio sangue, il mio essere egiziana, mi piace dirlo agli altri e mi piace che gli altri siano consapevoli di questo. Ma casa mia è qui in Italia, a Roma, che amo follemente. In Egitto c’è uno stile di vita totalmente diverso dal nostro, a cui farei fatica ad abituarmi. Ad esempio, non ci sono orari, tutto è aperto h24, c’è una divisione netta tra i super ricchi e i super poveri, non esiste una via di mezzo. Per cui mi sento egiziana, ma anche italiana. L’Italia è il paese in cui voglio vivere e crescere mia figlia. Non potrei vivere altrove.

Qual è la cosa che ami di più di Roma?

Adoro il caos. Mi piace la vita, la folla. A Roma non mi sento mai sola.

Con il tuo progetto su TikTok hai contribuito ad abbattere molti pregiudizi relativi all’Islam. Quanto ancora c’è da fare da questo punto di vista? Le domande che ti pongono sono le stesse dell’inizio del tuto percorso?

Spesso mi chiedo se c’è ancora bisogno del confronto. La riposta è sì. Non è mai abbastanza. Ci saranno sempre persone che avranno bisogno di queste spiegazioni. Lo farò finché servirà.

I passi avanti che hai fatto sono tanti. Ti sei mai sentita sconfitta nel tuo percorso?

Purtroppo sì, quando ho ricevuto critiche da persone della mia stessa religione. Non avevano capito il mio intento, ossia parlare e far conoscere per abbattere gli stereotipi.

Qual è il più grande pregiudizio sull’Islam che hai avuto il piacere di sfatare?

I pregiudizi sono molti. Una delle più grandi soddisfazioni è stato far capire che Islam non è sinonimo di terrorismo. C’è ancora molto da fare sull’immaginario, sbagliato, della donna oppressa legata all’Islam, lo vedo nei commenti dei video che pubblico.

Come rispondi a questi commenti?

Rispondo che tutto quello che faccio, lo faccio per volontà unicamente mia. Sono figlia di un Imam, che ancora oggi studia e insegna il Corano. Lui mi ha mostrato una via, ma sono stata io a scegliere di percorrerla. E questo vale anche per tante altre ragazze. Da tempo faccio parte – sempre per mia decisione - dell’associazione GMI (Giovani Musulmani d’Italia), una dimensione di incontro per tanti giovani di questa religione. Come spesso dico, l’impedire alle figlie di autodeterminarsi è una mal interpretazione del Corano; fortunatamente una posizione di minoranza nella nostra comunità religiosa.

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