Intervista a Giuseppe Sala

16 Nov 2020

A cura della Redazione

Vivere la periferia (che non si limita al vivere in periferia) è certamente un tema di diversità. Quali sono le fatiche evidenziate dalla vostra analisi del territorio milanese e le soluzioni più prossime che avete in attuazione?

Periferia è una parola che abbiamo voluto superare nei nostri discorsi, sia come termine per indicare zone e quartieri lontani dal centro, sia come concezione di città divisa tra un mondo che sta meglio e uno che sta peggio. La diversità certo esiste, ma per noi è prima di tutto una risorsa, un esempio di ricchezza storica, culturale e sociale. Milano è una città formata da tantissimi quartieri, più o meno grandi, e la diversità è una delle sue peculiarità, è ciò che la rende un luogo aperto e accogliente, per tutti. Riguardo a ciò che stiamo facendo, il Comune di Milano ha avviato un piano di interventi che interessano tutti e nove i municipi della città, il “Piano Quartieri”, per un investimento complessivo di 1,6 miliardi di euro. Di questi 1,2 miliardi sono destinati a progetti da noi individuati e i restanti 382,3 milioni a interventi indicati dai cittadini che hanno condiviso obiettivi e contenuti del Piano. Inoltre, abbiamo approvato il nuovo Piano di Governo del Territorio, che indirizzerà le grandi trasformazioni della città fino al 2030. Tra queste ci sono progetti strategici come la rigenerazione degli ex-scali ferroviari, con cui cambieremo il volto a 7 aree urbane per un totale di 1,2 milioni di metri quadrati, e i piccoli interventi individuati con i cittadini e le associazioni e in parte realizzati grazie ai Patti di Collaborazione.

Il multiculturalismo (etnie, lingue, religioni, abitudini culturali) è oggi un carattere distintivo delle più grandi metropoli. Ma non bastano i numeri a garantire inclusione. Serve avere voce. Come sta affrontando questo tema la Sua amministrazione?

Milano da tempo vive una dimensione multiculturale e multietnica. Molti sono i residenti di origine straniera che studiano e lavorano qui; moltissime le milanesi e i milanesi di seconda generazione – figli di immigrati giunti da ogni parte del mondo, nati e cresciuti qui – che con la loro presenza hanno contribuito a dare alla nostra città il carattere di metropoli aperta e vitale. Milano da sempre ha nel suo DNA la vocazione all’accoglienza e all’inclusione. Basta sapersi tirare su le maniche, fare il proprio dovere al lavoro e nella comunità. Dare voce a queste persone e a tutti coloro che a Milano sono arrivati magari per sfuggire a discriminazioni ed esclusioni non è stato immediato: è il risultato di un percorso. Negli ultimi anni, grazie alla nostra volontà e nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini, abbiamo potuto affermare l’apertura di Milano verso ogni diversità che per noi significa ricchezza, capacità di confronto, di scambio e di civile convivenza. Per quanto riguarda i nostri servizi, da quelli dell’Anagrafe a quelli legati alla nostra attività, sono presenti informazioni multilingue, personale formato e mediatori culturali di diverse nazionalità. A noi Milano piace davvero così: varia, aperta, ricca dal punto di vista culturale e umano.

La sua precedente e corposa esperienza in ambito corporate (Pirelli, Telecom-TIM, A2A) le ha dato modo di scoprire quanto il ruolo delle aziende sia fondante per la “costruzione” di una città sostenibile (non penso solo alla sostenibilità ambientale, ma anche sociale, economica, umana). Quali connessioni e azioni sta sviluppando in merito?

La sinergia tra pubblico e privato è lo strumento certamente vincente per avviare, sostenere e portare a termine la trasformazione di una grande città. A Milano lo sappiamo bene. È così che abbiamo potuto progettare grandi interventi capaci di rigenerare il territorio. Con alcune società multinazionali abbiamo stretto accordi e collaborazioni per la riqualificazione di edifici storici in disuso e per il recupero di aree dismesse – anche industriali – che sono rinate o rinasceranno, con una nuova destinazione d’uso, per ospitare servizi, housing e tanto verde. È questo il concept di città che abbiamo condiviso con tutti gli stakeholder pubblici e privati e con i cittadini, gli alleati più importanti, in prima linea nel processo di cambiamento dei loro quartieri. Milano vive un periodo di grande interesse, attrae investimenti dall’estero, attrae giovani talenti che, sempre più numerosi, scelgono di vivere, studiare, far partire la propria carriera proprio qui. È diventata la città dove si può costruire il futuro, sperimentare in ogni settore e crescere seguendo i criteri della sostenibilità ambientale, economica e sociale affinché i progetti siano realizzati e la città sia davvero bella e vivibile per tutti.

Comunicare bene e comunicare “il vero” è oggi, a mio avviso, il modello imprescindibile per raggiungere tutt*. Quali sono i due più grandi obiettivi raggiunti in merito dal giugno 2016 e qual è il prossimo in lista?

Più che di obiettivi credo si debba innanzitutto parlare di regole anche nel campo della comunicazione e del linguaggio. Viviamo un’epoca in cui tutto può diventare elemento di comunicazione: come ci esprimiamo, dove lo facciamo, ciò che indossiamo, le persone che frequentiamo, che cosa fotografiamo e con chi siamo fotografati. Tutto è posto sotto una grande lente di ingrandimento, amplificato e inserito in un sistema connesso e immediato. I social network, in tempo reale e con una velocità che è definita “virale”, diffondono un messaggio, buono o cattivo che sia, esponendoci a una grande popolarità ma anche a commenti aggressivi e a vere campagne di odio. Questo è un fenomeno sempre più diffuso specialmente nei confronti dei soggetti più deboli, delle categorie più esposte e vulnerabili perché ritenute “diverse”. I gravi episodi di cyberbullismo e di revenge porn, le fake news, le espressioni violente e il razzismo ne sono un’allarmante testimonianza. Dal 2016 ad oggi abbiamo realizzato e promosso una serie di iniziative tese a rivedere il linguaggio e il vocabolario usato dall’Amministrazione Comunale adeguandolo – ad esempio – alla parità di genere e con il Sindaco di Torino, Chiara Appendino, abbiamo sottoscritto il manifesto delle “Parole O_Stili”, avviando una campagna di comunicazione per arginare la diffusione di un linguaggio aggressivo e offensivo, per richiamare tutti ad un uso consapevole e attento anche delle singole parole.

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