INTERVISTA A GIAMPAOLO GROSSI
General Manager Reserve Roastery Starbucks Italy
Com’eri da ragazzino? Come sei stato educato? In che modo la diversità culturale dei tuoi genitori ha influenzato la tua crescita?
Fin da piccolo ho praticato sport, per la precisione ho giocato a calcio.
Crescere nello sport di squadra mi ha aiutato molto nell’imparare a far parte di un gruppo. Apprendere a convivere con gli altri e rispettarne tradizioni, abitudini e volontà, è stato importante per la mia formazione culturale.
Sono stato un ragazzino sempre molto allegro e vivace, ma con forti valori famigliari dentro di me.
L’educazione e il rispetto sono state parole che mio padre ha ripetuto costantemente affinché potessi ricordarle in ogni momento della mia vita.
“Meritati rispettosamente ciò che hai” è l’insegnamento di mio padre che, ancora oggi, ripeto appena sveglio e prima di dormire.
Il ruolo della famiglia è stato di fondamentale importanza nel- la mia crescita e sviluppo. L’amore è stato il motore che ha permesso di affrontare ogni cosa e ogni momento di questo percorso chiamato vita.
Mia nonna, che per me ha rappresentato una madre, attraverso costanza, sacrificio e volontà, mi ha insegnato a non mollare mai, ma sempre con rispetto verso gli altri.
Cosa hai studiato? Hai studiato in Italia o all’estero?
Ho studiato ragioneria, in Italia, dove mi sono diplomato. Ho cambiato due città prima di concludere gli studi, seguendo mio padre che si spostava per lavoro e mantenendo viva la passione per il gioco del calcio.
Viaggiando e trasferendomi negli States ho potuto osservare la vita da punti di vista differenti.
Qual è stato il tuo primo ruolo e quali aspettative avevi quando hai iniziato lì?
Sono due i ruoli che mi piace condividere. Il primo è relativo alla maglia da titolare, la numero 8.
Ero una mezz’ala di centrocampo, impegnata al massimo per far segnare i compagni.
Il secondo è stato quello di aiuto-barman: facevo tutto tranne i cocktails! Lavastoviglie, raccogli bicchieri, pulisci bagni e talvolta rastrella la spiaggia, poiché il locale affacciava sul mare Come sei arrivato a diventare General Manager in Starbucks?
Come hai visto cambiare la diversità e l’inclusione negli ultimi 5 anni?
Finalmente qualcosa sta cambiando, soprattutto in Italia, an- che se molti restano gli aspetti da migliorare.
In Starbucks stiamo cercando di promuovere l’uguaglianza “razziale” e sociale per i nostri partner, la nostra comunità e la società.
Tutt* siamo più liberi di essere chi desideriamo essere, sono sempre maggiori le occasioni in cui veniamo ascoltati e con- siderati per l’essere umano che siamo indipendentemente da pregiudizi o preferenze.
Provo gratitudine e riconoscimento per coloro che, in passa- to, hanno lottato esponendosi in prima persona per miglio- rare il futuro altrui.
Cosa rappresenta per te la diversità?
La diversità rappresenta rispetto, conoscenza, empatia e compassione allo stesso tempo, nel senso di volontà volta al conoscere e sapere dell’altrui esperienza, dell’altrui vita con rispetto nei confronti di contenuti e sfumature.
La diversità è energia positiva che, attraverso le relazioni, può solo creare crescita e miglioramento per tutti.
Quali sono i tuoi impegni principali?
Promuovere il rispetto e la gentilezza sono i miei impegni principali.
Migliorare l’ascolto attraverso momenti di condivisione e supportare tutti coloro che stanno attraversando un periodo di difficoltà.
Perché la Diversità è una leva strategica per una crescita sostenibile?
Guardare il mondo e le situazioni da punti di osservazione differenti può aiutare una persona, una famiglia, un gruppo, un’organizzazione intera. Questo permette di analizzare e valutare conseguenze e impatti che una singola decisione porta sugli altri. Imparare a riflettere su se stessi è la chiave strategica per una migliore visione futura.
La maniera in cui in Starbucks assumiamo le persone e cerchiamo di aiutarle a crescere professionalmente, ha un ruolo centrale nella nostra visione di inclusione, diversità e uguaglianza. In quanto “partner” rifletto costantemente sul mio ruolo all’interno dell’azienda, nel portare avanti questa cultura - sia all’interno della Reserve Roastery, sia in tutto il mondo Starbucks.
Quali sono i problemi da risolvere oggi e quali cambiamenti positivi porterà il prossimo futuro? Come vorresti effettua- re il cambiamento?
In particolare nel nostro paese credo sia necessaria una for- mazione scolastica costante, creando un sistema che possa supportare e aiutare famiglie e insegnanti.
Organizzazioni e aziende hanno iniziato a lavorare seriamen- te su un argomento così importante, ma per ogni essere umano, l’imprinting famigliare rimane sempre il più forte e impattante.
I risultati potrebbero essere di grande rilievo nella crescita di ciascuno.
Come si definisce un ambiente di lavoro inclusivo?
È un ambiente in cui ogni persona si possa sentire se stessa, libera da ogni pregiudizio, svincolata dai canoni che la so- cietà impone. In Starbucks il concetto del “terzo posto” (un luogo altro in cui si vive insieme, oltre alla casa e all’ufficio) è parte di una cultura di accoglienza e appartenenza aperta a tutti.
È questo ciò che intendiamo quando parliamo di creare lega- mi tra le persone, con trasparenza, dignità e rispetto.
GIAMPAOLO GROSSI, 40 anni, nasce a Firenze e fa del suo percorso sportivo uno spirito di vita che applica al mondo del lavoro. Gira il mondo con varie esperienze internazionali nell’hospitality fino al rientro in Italia, dove approda in Starbucks precisamente a Milano.
Persona positiva, decisa nei suoi obiettivi intraprende l’arri- vo in Italia del colosso Americano con il suo caffè sfidando ogni attesa.
Uno dei valori più importanti è la perfezione, intesa in senso umano e valoriale collegata alla forte attenzione ai dettagli e la relativa sensibilità.
“Starbucks mi sta dando l’opportunità di crescere a livello professionale ma ancor più importante a livello umano, cosa in cui investo tantissimo del mio tempo” cit.GG