INTERVISTA A ELENA TRAVAINI
A cura della Redazione
Elena Travaini nasce a Sondrio nel 1986. La sua vita è subito messa a dura prova da un raro tumore alla retina che la costringe a trascorrere i primi tre anni in un centro specializzato dove si sottopone a diversi interventi chirurgici e a molteplici cicli di radioterapia, chemioterapia e laserterapia. La vista si riduce a un solo decimo dall’occhio destro e al buio da quello sinistro, ma a condizionare il suo percorso è la grave malformazione agli occhi causata dalla radioterapia. A cinque anni si avvicina alla danza e con il tempo ne comprende il grande valore: è proprio puntando sul suo talento artistico che durante l’adolescenza riesce a sopportare il peso delle critiche, del bullismo, degli sguardi curiosi, ma più spesso cattivi, dei coetanei e ancora peggio degli adulti. Ed è grazie alla danza che incontra Anthony Carollo, suo marito e partner da oltre nove anni. Insieme si diplomano come maestri nei balli di coppia e partecipano a diverse competizioni sportive. Ma nel corso degli allenamenti Elena cade in un profondo sconforto: non riesce a eseguire alcune parti delle coreografie di gara, cose che per gli altri sembrano semplici a lei paiono impossibili e così la danza, che fino a quel momento era stata la sua ancora di salvezza, si trasforma in lacrime e delusioni.
Si dice che dalle grandi delusioni nascano grandi sogni e si raggiungano incredibili traguardi. Anthony prova a ballare bendato per calarsi nel mondo di Elena e la coppia si accorge che danzare al buio li aiuta a svolgere passi e coreografie che sembravano impossibili: cambiano il modo di sentire, di comunicare, la concezione dello spazio e del tempo. Il loro esperimento prende il nome di Blindly Dancing e si trasforma in un vero e proprio progetto di sperimentazione del buio attraverso la danza, il gioco, i percorsi sensoriali e la testimonianza di Elena, che in 3 anni coinvolge oltre 250.000 persone in tutto il mondo. Elena intuisce che parlando di se stessa avrebbe potuto cambiare il mondo! A partire da una foto e un video postati su Facebook, per Elena si susseguono i riconoscimenti: riceve il premio TOYP (Ten Outstanding Young People) per la crescita personale e il premio International Dance Award per l’impegno nel mondo del sociale; vince il concorso nazionale Ballando on The Road.
Insieme a Anthony partecipa alla trasmissione televisiva di Rai 1 Ballando Con le Stelle, proponendo la danza al buio come prova speciale. La coppia partecipa anche ad altre trasmissioni tra cui il Bolzano Passion Ice Gala, La Vita in Diretta, le Iene. Parlano di lei molte testate giornalistiche nazionali, viene intervistata da riviste come Vanity Fair, Chi, Silhouette Donna e racconta il suo percorso di accettazione in una video intervista con l’editoriale online FREEDA dal titolo “La bellezza oltre gli stereotipi”, che le ha permesso tra l’altro di diventare la protagonista del cortometraggio cinematografico “Blindly Dancing” diretto dal regista Fabio Palmieri e candidato in numerosi festival del cinema internazionali.
Un altro sogno che si realizza per Elena è quello di portare la danza al buio oltre oceano: nell’agosto 2018 presenta la sperimentazione del buio in una Business School di New York. In quell’occasione il regista Nils Wanberg propone alla coppia di girare un documentario sulla loro storia ambientandolo nelle più belle location della grande mela: nasce così “Blindly Dancing in New York”. Ma Elena non si ferma: presenta il suo Talk durante TedX Varese; sale sul palco di “Just the Woman I am” in piazza San Carlo a Torino davanti a 56.000 persone; collabora con aziende e con le scuole. Partecipa inoltre come modella al progetto “Donne Fuori dall’Ombra” del fotografo Cristian Palmieri e posa per gli scatti di Ilaria Facci per la mostra “Retinoblastoma”, inaugurata a Firenze nel dicembre 2019. Ricordando la sua esperienza ospedaliera crea il progetto “Dona Un Colore a Un Bambino”, una raccolta fondi per l’acquisto di materiale artistico, ludico, educativo da donare ai reparti di oncologia pediatrica e di neuropsichiatria infantile.
Elena è mamma, moglie, imprenditrice, donna in carriera, ma sempre diversa dagli altri. Nonostante i traguardi raggiunti le rimane il desiderio di fare della sua immagine quella di una donna alla moda, con il sostegno di chi crede che la moda e il lusso possano includere anche persone fisicamente diverse. A marzo 2020 con l’inizio della pandemia e l’uso sempre maggiore dei social si è estremizzata la rincorsa a un’immagine sempre più artefatta; per questo motivo Elena ha deciso di continuare a dedicarsi alla moda inclusiva: con l’aiuto della make-up artist Silvia Gozzi ha realizzato un progetto intitolato “Modern Greek Goddess”, interpretando negli scatti fotografici i panni di 12 dee, con l’intento di provocare e portare nel mondo della moda e della società in generale il messaggio dell’accettazione di se stessi e della libertà di sentirsi a proprio agio nel proprio corpo.
Un altro progetto importante è stato “Imperfection is beauty”, nel quale la fotografa Beatrice Brambilla ha voluto rappresentare l’unicità e la bellezza di Elena esaltandone le diversità e rendendola un simbolo di Vittoria e di Forza. Questo progetto fotografico ha portato Elena a un grande successo e a un altro traguardo: la pubblicazione degli scatti sull’importante rivista fotografica canadese MOBJournal. A inizio 2021, grazie all’incontro con Daniela Simoni, modella e ideatrice con il fotografo Marco Federici di Progetto Runaway, Elena è stata scelta per aprire come modella le cinque sfilate create per un evento a porte chiuse per il brand di design Maripel Moda. Nell’aprile 2021 Elena ha dato vita con la designer Loredana Corallo a un bracciale in bronzo rosato con un’incisione in Braille. “This is me”, la frase scelta da Elena, evoca la sua forza e l’obiettivo di creare un gioiello che sia al tempo stesso glamour, accessibile e inclusivo.