INTERVISTA A CHARITY DAGO

14 Dic 2021

di Claudio Guffanti

Incontrando Charity ho immediatamente apprezzato la determinazione con cui persegue la sua missione: offrire opportunità concrete di lavoro a persone afro-discendenti.

Ma il più grande valore che l’agenzia Wariboko porta con sé - a mio avviso - non è rappresentato dalle possibilità che offre oggi a professionalità mature, ma dallo stimo- lo a ragazzi e ragazze afro-discendenti a perseguire il proprio sogno, a studiare e formarsi, perché così domani ci saranno più opportunità per loro.

Charity, le vicende personali interessano sempre a lettrici e lettori. Che cosa vuoi condividere della tua storia?
Vorrei condividere un aspetto necessario a far comprende- re l’evoluzione della società italiana. Sono nata nel 1985 a Carpi, in provincia di Modena, da genitori entrambi nigeriani. Nel corso degli anni ho riconfermato l’Italia come paese e cultura di appartenenza. Ho sposato il Made in Italy come credo e non mi sento italiana, lo sono. All’interno dell’indu- stria del fashion ho mosso i primi i passi e ho consolidato le mie competenze. Scegliere di creare un’impresa in Italia è stato un atto di fiducia e di senso di appartenenza.

Sei una donna e sei nera, di certo non appartieni a un gruppo privilegiato nella società odierna.. La tua condizione ti ha fatta sentire doppiamente diversa o discriminata? Essere una donna ed essere nera significa rivestire una doppia discriminazione al giorno d’oggi. Le due cose sono tal- mente intrecciate che l’una non può prescindere dall’altra. La discriminazione che vivo quotidianamente è basata sul pregiudizio. Il mio corpo genera paura e/o diffidenza, ed è costantemente sessualizzato. La mia competenza fatica ad essere contemplata.

Nel 2020 - durante la pandemia - dai vita a Wariboko. In cosa consiste?


Wariboko è un viaggio meraviglioso. È un’agenzia di manage- ment che rappresenta artisti e talenti afro discendenti. Siamo all’inizio di questo viaggio e stanno “salendo a bordo” nume- rose persone che credono nella potenza della vera rappresentazione. Se cambia l’immaginario collettivo, costruiremo una nuova realtà. La meta è ancora lontana, ma il paesaggio e le persone che stiamo incontrando in questo viaggio valgo- no il prezzo del biglietto.

Che cosa significa il nome Wariboko?

Il nome Wariboko è il mio primo nome. Nel dialetto nigeriano

Ijwa, significa “Colei che apre una porta”. Si può dire che sia un NOME OMEN. Ho deciso di nominare l’agenzia con il mio primo nome perché ho realizzato durante i brainstorming iniziali quanto il mio nome fosse in realtà una missione. Aprire una porta al cambiamento è un ottimo incoraggiamento. Por- tare beneficio agli altri significa donarne anche a se stessi. Questo nome sarà sicuramente di buon auspicio.

Oggi si parla di “colorismo”, cioè della discriminazione che una persona può subire sulla base del colore della propria pelle. È un fenomeno che si può riscontrare anche tra per- sone con tonalità diverse di pelle nera. Nel tuo lavoro come interferisce questo fenomeno?

Nel mio lavoro questo fenomeno è al centro della questione. Esistono standard, canoni estetici di bellezza femminile in Europa che rimandano alla figura della “Venere di Botticelli”, in cui una donna è considerata bella se ha (anche) una chioma bionda, folta e liscia. Le persone con una pigmentazione del- la pelle molto scura (dark skin) sono realmente penalizzate perché lontane dai canoni estetici preferenziali, che avvantaggiano le persone con una pigmentazione della pelle molto chiara (light skin). Nel mondo pubblicitario questo fenomeno è consolidato. Quando posso proporre persone sulla base del loro talento senza che la tonalità della pelle sia determinante, lo faccio; mi impegno per bilanciare questa sproporzione.

Una discriminazione ancora fortemente presente, soprat- tutto in US, è relativa ai capelli afro: molte donne vengono “invitate” a lisciarsi i capelli dall’azienda in cui lavorano. Quali attenzioni devi avere con Wariboko in merito a que- sto tema?

È una questione identitaria. Antropologicamente parlando, i capelli hanno un forte significato simbolico: rappresentano la forza, l’energia, la virilità, la sessualità di una persona. Molte persone nere dichiarano di non essere in grado di “gestire” la propria capigliatura naturale. Dal punto di vista storico le acconciature rappresentavano la rivendicazione di un’identità culturale, il legame e la ritualità con la comunità. Con il passare del tempo si è costruito un vero rifiuto attorno all’immagine del capello naturale afro, grazie anche alla brutalità della tratta degli schiavi. Il capello afro è considerato ancora oggi dall’opinione pubblica sinonimo di disordine, di confusione e di tribalismo (con accezione negativa).

Ho fondato un’agenzia che rappresenta persone nere con l’obiettivo di far risplendere ogni singola individualità. Per poter risplende- re all’esterno è necessario innanzitutto splendere all’interno, emanando luce attraverso la propria personalità e il proprio essere. Ho eseguito questo percorso personalmente e sono partita dai capelli smettendo di lisciarli e osservando la mia figura senza giudizio. È stato terapeutico. Invito ogni perso- na rappresentata da Wariboko ad approfondire la ricerca, lo smantellamento di preconcetti e di similitudini verso un canone estetico che non ci rappresenta, avendo cura di rispettare ciascuno le proprie tempistiche. Si tratta di una vera rivoluzione. Questo lavoro costante lo effettuo anche con i miei clienti, scegliendo progetti che mirino a esaltare l’identità nera e l’abbattimento di stereotipi che feticizzino il corpo nero.

Un tema spesso poco affrontato è la religione: si crede che le persone nere siano o cristiane o musulmane. Come si lega questo tema con il lavoro di Wariboko?
Questo tema è importantissimo. Rappresentiamo Talenti nella loro complessità individuale e il tema religioso è fon- damentale soprattutto quando si tratta di attori e di attrici che devono interpretare un ruolo e una scena, o mangiare un alimento, non in linea con il proprio credo religioso. Accade invece, in altri casi, che si dia per scontato che una persona nera abbia una fede o cristiana o musulmana. Nel rispetto delle diversità, ci assicuriamo che ogni persona sia libera di dichiarare oppure no il proprio orientamento religioso e che fuori e dentro il set sia libera di esprimersi senza preconcetti e, soprattutto, senza subire discriminazioni.

Wariboko è un’agenzia di talenti, ma ci sono molte figure professionali anche dietro le quinte (make-up artist, stylist, videomaker...). In che modo Wariboko promuove anche il loro ta- lento?

Promuovere il talento di una persona nera che opera dietro le quinte significa prendersi cura del lavoro di creativi che hanno come fine ultimo il vivere sia il cambiamento attraverso la costruzione di nuove storie, sia la complessità della spiegazione di questo cambiamento. Sono stata per diverso tempo una delle poche figure nere italiane professionali nel mio ambiente e so che cosa significhi essere l’unica persona nera nella stan- za. Si è fortemente motivati, ma le micro-aggressioni che si subiscono, sono innumerevoli. Avere un manager che ti rappresenta e che si interfacci con il cliente è uno step fondamentale.

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