INCONTRI MULTICULTURALI
Via Fratelli Gracchi, 36, Cinisello Balsamo, Milano. Sono le 6.30 del mattino e Am’Hamd Hafi è già di fronte all’ingresso di Sodexo. Ci tiene tantissimo ad essere puntuale al lavoro, per questo arriva sempre con qualche minuto di anticipo. Difatti è lui che tutti i giorni dà il via alla giornata delle 250 persone che lì lavorano. Lo fa rigorosamente in divisa e sempre con il sorriso, perché a lui piace lavorare, e farlo al meglio. Ora Hafi – si fa chiamare per cognome perché è più facile da ricordare – lavora qui da 5 anni a tempo indeterminato. La sua storia inizia molto tempo fa, nel 1987, quando lascia il Marocco. “Ora l’Italia è la mia casa, io sono italiano, anche i miei tre figli – un maschio e due gemelle – lo sono”. In quarant’anni lontano dall’Africa ha fatto i più disparati mestieri. Autista, giardiniere, operaio, fino a quando, a sessant’anni e senza lavoro, si è rivolto ad A&I Cooperativa Sociale Onlus, con la quale Sodexo collabora da tanto tempo. Così è nato l’incontro. Doveva essere un tirocinio temporaneo, ma l’impegno, la serietà e la tenacia hanno cambiato il corso degli eventi: ora è parte integrante dell’azienda. Quando lo racconta si commuove ancora: “Ero talmente emozionato da essere rimasto pietrificato alla notizia. Sono felice di questa opportunità”.
Ogni giorno Hafi porta un pezzetto della sua identità in Sodexo, azienda che conta 422.000 dipendenti, presente in 53 Paesi. Solo nella sede in provincia di Milano operano 86 persone di diversa nazionalità.
Nell’edificio dall’altra parte della strada, dove si trova la mensa interaziendale di Sodexo, incontro un’altra storia di multiculturalità. Sono le 7 del mattino e Aurora Greca sta iniziando a scaldare i fornelli. Lei è un mix unico da cui è sfociato un amore infinito per la cucina. Papà greco, mamma albanese. A 14 anni arriva in Italia. Ha iniziato a lavorare vent’anni fa in Sodexo come addetta mensa, oggi è cuoca di terzo livello. Alla festa di Natale le è stato conferito un riconoscimento speciale. “Questo lavoro per me è dignità, sono nata per fare questo – dice con soddisfazione –. E sono orgogliosa, da donna, del mio percorso in un ambiente che è prettamente maschile”. E aggiunge: “Io mi sento italiana, anche grazie a questo lavoro ho potuto raggiungere la soddisfazione più grande: costruire delle relazioni importanti in una terra che ora percepisco come mia”.
Poco dopo il momento della pausa caffè, nella palazzina B, conosco Amanda Dal Cortivo, architetta brasiliana dell’area Kitchen Design, e Carine Toutain, dell’area BIGS, francese ma in Italia da più di ventisei anni.
Amanda è innamorata di Milano. “Dopo essermi laureata in Brasile, sono venuta in questa città perché è la capitale del design – spiega –. Mi ha colpito sin da subito il fatto che qui, diversamente dal Brasile, non esisteva la declinazione al femminile della parola “architetto” e si tratta di un settore dove la presenza maschile è maggioritaria, soprattutto nei cantieri”. “In questo ufficio invece siamo tre architette – dice con il sorriso –. Qui mi sento libera di esprimere chi sono, rivendico con forza le mie origini. Sono contenta quando i/le collegh* riconoscono la mia solarità”.
Carine lavora nello stesso ufficio di Amanda, ma per un’area di business diversa. “Ho lasciato la Francia quando avevo 18 anni, non è stato facile all’inizio tessere delle relazioni all’università, c’era un pregiudizio soprattutto nei confronti delle ragazze straniere”, racconta. “Ho studiato beni culturali, ma il destino mi ha portato in Sodexo, in cui lavoro da 26 anni. Qui ho avuto sempre l’opportunità di fare nuove esperienze che hanno portato al riconoscimento del mio ruolo al di là di ogni pregiudizio”.
Ore 13.00, è l’ora della pausa pranzo. Lungo la strada della mensa mi imbatto in Alexis Lerouge, direttore marketing del settore aziende, da trent’anni in Italia, e Veronique Tassigny, della sede parigina, a Milano per un breve periodo. “Sono via dalla Francia da talmente tanti anni che ora non mi identifico più in essa – spiega Alexis –, ma il fatto di essere francese mi ha aperto alla multiculturalità in un periodo in cui in Italia questa era ancora un miraggio”. “Quando ho iniziato in Sodexo ero più preparato di altr* - continua –. Quando ti trovi a lavorare in Spagna, in Turchia, in Slovenia, acquisisci la capacità di tollerare e l’intelligenza, fondamentale, di informarsi sulle culture delle persone con cui stai operando”. “Esatto – aggiunge Veronique –. Con questo lavoro ho imparato che inclusione è saper ascoltare gli altri per comprendere le diverse abitudini”.
Nelle parole di Veronique è sintetizzata l’attenzione di Sodexo – alla quale UNHCR ha conferito il premio “Welcome. Working for refugee integration” per tre anni consecutivi - all’identità culturale delle persone dentro e fuori l’azienda, valorizzate attraverso diverse iniziative. Come “Global Chef”, un programma di avvicinamento alle culture internazionali per i clienti Sodexo che permette loro di godere di un’esperienza del tutto originale, gustando pietanze autentiche e vivendo atmosfere internazionali, di altri paesi e culture.
Come il webinar organizzato con AIDP - Associazione Italiana per la Direzione del Personale per favorire l’inserimento lavorativo di migranti e rifugiati e promuovere un ambiente di lavoro eterogeneo ed inclusivo; i corsi di italiano per stranieri avviati nel 2009 e che continuano tutt’ora; il KIDS DAY 2018 in cui si è parlato di inclusione attraverso dei laboratori di cucina etnica in collaborazione con A&I Onlus, Cuochi a Colori Milano e #Mamafood.