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IN-FORMAZIONE: L'ASSOCIAZIONE PONTE TRA DIVERSITY CULTURALE E MONDO DEL LAVORO

A cura di Federica Crovella
21 Dic 2023

Quando si nomina la parola diversity, spesso la mente pensa subito al genere, soprattutto per il valore e la rilevanza che sta assumendo nel dibattito pubblico degli ultimi anni. La diversity, però, è anche nelle forme di cultura che caratterizzano persone provenienti da molti contesti culturali diversi. La diversity culturale è il fulcro delle attività e della mission di In-Formazione, un’associazione con sede a Milano, nata nel 2019 per ideare, raccogliere e sviluppare progetti di sostenibilità sociale in diversi campi, come quello della formazione, il mentoring, il coaching e altre attività volte al supporto di giovani. Tutto questo ha un comune denominatore, che è anche la mission dell’associazione: fare da ponte tra la diversity culturale e il successo professionale

La nascita di In-Formazione è stata preceduta da 5 anni di studio delle problematiche legate alla diversity culturale e da un lavoro di ricerca sulla dispersione scolastica e accesso al lavoro delle persone di origine straniera. Infatti, la percentuale di dispersione scolastica è in aumento, così come le difficoltà di accesso al lavoro. Ancora prima della componente del razzismo, entra in gioco in queste dinamiche l’assenza di carreer service e di formazione da parte delle università italiane, come spiega l’associazione sulla base della propria esperienza sul campo.  Talvolta, poi, una persona di origine straniera, anche avendo studiato, non può contare sul network di familiari, amici e amiche, mentori che, molto spesso in Italia, sono decisivi nell’indirizzare e consigliare sulle strade professionali da intraprendere. Per tutti questi motivi, il lavoro dell’associazione guarda, da un lato, a ragazz* provenienti da paesi stranieri ma anche italian* – e questo è indice di quanto il problema sia capillare – occupandosi di guidarl* nella redazione del CV e nella ricerca di lavoro e nell’accesso a concorsi e bandi, indirizzandoli verso l’offerta di lavoro. Dall’altro lato, lavora con le aziende, che hanno bisogno della diversity anche culturale, contribuendo così a portare all’interno dei contesti aziendali lavoratori e lavoratrici che siano prima di tutto fonte di un ricco bagaglio personale e culturale. 

In-Formazione guarda anche al problema del razzismo, che talvolta serpeggia all’interno delle aziende: «Lavoriamo al fine di intervenire prima che si verifichino episodi di razzismo, anche attraverso la formazione alla ricerca del lavoro, per far sì che le persone che arrivano in azienda facciano parlare per loro i CV e i percorsi di formazione e carriera. Facciamo questo anche con l’aiuto di manager, lavoratori e lavoratrici, che raccontano i loro percorsi in azienda e portano storie vere di empowerment e affermazione professionale. Questo diventa un aiuto importante per chi sta entrando nel mondo del lavoro e teme che la propria origine straniera sia un ulteriore ostacolo, ma anche per manager che vedono nell’immediato, e si abituano, al valore aggiunto della diversity nella propria workforce»  ̶   spiega l’associazione. 

Sono tante le persone che dal 2019 hanno aderito ai programmi di formazione dell’associazione.  Una di loro è Munia, che racconta: «L’esperienza all’interno del programma di In-formazione è stata estremamente arricchente. Ho avuto l’opportunità non solo di acquisire conoscenze approfondite, ma anche di incontrare persone provenienti e originarie da paesi diversi, tutt* con un proprio background da scoprire e da ascoltare» ̶ e spiega ̶  «Questo mi ha permesso di entrare in contatto con culture diverse e di vedere come le dinamiche quotidiane possono essere simili, indipendentemente dall’origine culturale. Tutto ciò ci ha incoraggiato a valorizzare la nostra diversità come un’autentica risorsa, da sfruttare al meglio per crescere insieme. La diversity culturale si è rivelata un ponte straordinario che ci ha permesso di imparare a comprendere e apprezzare le prospettive degli altri e delle altre, a essere persone più empatiche e aperte al dialogo. Questo ha creato una connessione profonda tra di noi, trasformando le differenze in punti di forza che ha favorito la cooperazione e la crescita reciproca». 

Anche per Anya Rodriguez l’aspetto più arricchente è stato incontrare mondi solo apparentemente diversi dal suo e ci racconta che «lo stimolo più grande è stato far parte di un gruppo eterogeneo, sia dal punto di vista di percorsi formativi e accademici sia dal punto di vista di molteplici appartenenze culturali ed etniche. L’incontro con tant* ragazz* che come me vivono in una società che l* considera divers* è la nostra forza ed è quello che ci sprona ogni giorno a rendere la nostra diversità la nostra unicità. A legarci sono state proprio le nostre origini eterogenee e non unicamente italiane; noi sappiamo cosa significa crescere in una società che spesso ci isola e questo è il nostro collante. La condivisione di esperienze di razzismo, discriminazione e atomismo è ciò che ci unisce e ci aiuta ad entrare subito in empatia con l’altr*. Oltre alla grande volontà di portare un valore aggiunto nel mondo professionale ed avere un impatto positivo per il nostro paese. La sensibilità e il peso che diamo alle nostre parole quando ci rivolgiamo all’altr* è ciò che ci unisce. La diversity culturale è tutto questo, un’espressione che racchiude tante sensazioni, modi di pensare e di percepire il mondo ed è quello che ho incontrato in in-formazione». 

Queste voci sono l’esempio concreto di quanto la diversity culturale possa diventare un ponte, sia tra aziende e forza lavoro sia tra persone di culture diverse. «L’Italia ha al suo interno la più grande diversity interna autoctona possibile, anche solo a livello regionale. In sé ha la possibilità di accogliere la diversity culturale, e con lei anche tutte le complessità del caso, ma talvolta manca la capacità di renderla un valore aggiunto e non un ostacolo. Quindi serve un circolo virtuoso che tenga le persone che si sono formate umanamente e professionalmente in Italia, attraverso una valorizzazione reale della diversity culturale dell’Italia in ambito professionale e sociale. Il punto vincente è che quest* ragazz* sono prima di tutto italian*, spesso nat* e cresciut* qui, e poi hanno anche una diversità nell’origine geografica dei genitori, che può portare una ricchezza linguistica, culturale e professionale utile nella competizione internazionale per le nostre università, aziende e per la nostra società in senso lato e non essere limitante», sostiene il Presidente di In-Formazione Gordon Abeiku Mensah.

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