IL MENTORING IN BANCA D'ITALIA
Il mentoring è stato introdotto in Banca d’Italia per facilitare le persone nella cura del proprio sviluppo: la relazione con una persona senior favorisce consapevolezza di sé, comprensione dell’organizzazione, affinamento delle
capacità comportamentali; nei momenti di cambiamento o difficoltà, avere a disposizione una “guida” è un aiuto prezioso per individuare le strade che possiamo o vogliamo percorrere e mettere a fuoco le risorse su cui possiamo contare.
L’adesione al programma è volontaria. I/le mentor sono diri- genti. Abbiamo ricevuto numerose candidature e le abbiamo selezionate in base all’esperienza e alla propensione all’a- scolto e al dialogo.
I/le mentee sono persone con un alto grado di professionalità; molte di loro aspirano a diventare manager. In un’ottica di inclusione, abbiamo promosso soprattutto la partecipazione delle colleghe e dei più giovani.
Mentor e mentee seguono una formazione propedeutica, che spiega il percorso e le sue finalità; ai/lle mentor vengono anche forniti strumenti di base per guidare la relazione in modo corretto. A metà percorso e alla fine ci sono momenti di condivisione e supervisione con la società di consulenza che ci assiste; i/le mentor possono contattare in qualsiasi momento questa società per chiedere consigli in caso di fraintendimenti o situazioni che entrano in un vicolo cieco.
Mentor e mentee sono profilati/e sulla base di un questionario di auto ed eterovalutazione che indaga su comportamenti agiti nell’attività lavorativa secondo un modello che pone particolare enfasi sull’inclusione. Possono condividere i risultati del questionario al primo incontro, se lo ritengono utile per individuare gli obiettivi su cui lavorare.
Ogni anno si formano circa 90 coppie: sono i/le mentee a scegliere il/la mentor sulla base del profilo. Unica regola da rispettare per gli abbinamenti: il/ la mentor non deve aver alcun ruolo sovraordinato rispetto al/lla mentee, perché la relazione deve potersi sviluppare in maniera libera e al di fuori di qualsiasi altro rapporto di lavoro. In questi primi due anni il progetto è andato molto bene: forse anche oltre le aspettative. I/le mentor hanno messo a disposizione la propria esperienza con generosità ed entusiasmo. Mentor e mentee sottolineano, durante i per- corsi e al loro termine, che lo scam- bio è stata un’occasione di crescita per entrambe le parti. I/le mentee ne escono più consapevoli e in grado di trovare soluzioni, spesso anche creative, per il percorso professionale; hanno accesso a nuove chiavi di lettura del contesto e delle linee evolutive dell’organizzazione; acquistano maggiore autonomia e visione; terminano il percorso con un pensiero arricchito e contaminato da diverse prospettive.
Il/la mentor accresce le sue capacità di ascolto e guida, sviluppa una più completa comprensione dell’organizzazione guardandola “dal basso”. Di solito, al termine del programma (che dura circa un anno) mentor e mentee restano in contatto.
Per noi il mentoring è uno strumento fluido per favorire il dialogo tra le diverse generazioni: uno scambio che contribuisce a vincere diffidenze e a colmare gap di conoscenza; ogni partecipante condivide la propria visione della Banca, delle sfide dell’organizzazione, dei problemi e delle opportunità.
Si incontrano in maniera generativa le prospettive di chi ha un certo radicamento nella storia della Banca e quelle di chi invece osserva la Banca con uno sguardo più fresco, perché vi ha fatto ingresso di recente. Rilanceremo presto il programma, con numeri più ambiziosi e forme di reverse mentoring.