IL LINGUAGGIO ADATTO AL BENESSERE MENTALE
Nel mondo frenetico e spesso stressante in cui viviamo, l'attenzione al benessere mentale sta diventando sempre più cruciale. Un aspetto spesso trascurato di questo percorso è il ruolo del linguaggio, poiché le parole che scegliamo di usare possono influenzare profondamente il nostro stato emotivo e mentale. Le parole non sono semplici veicoli di comunicazione; sono strumenti potenti che plasmano la nostra realtà interna ed esterna. Utilizzare un linguaggio positivo e compassionevole può essere un passo significativo verso il miglioramento del benessere mentale. Invece di concentrarsi su espressioni negative o autolesioniste, è fondamentale coltivare un dialogo che promuova la gentilezza, la conoscenza e il supporto. Il benessere mentale passa anche attraverso un utilizzo adeguato delle parole, come 1ª forma di comunicazione.
Non possiamo più fare finta che la scelta delle parole non abbia un peso nella nostra volontà di comunicare qualcosa e questa scelta incide pesantemente sia sul contenuto, sia sul contenitore del nostro messaggio. Soprattutto quando comunichiamo in alcune sfere o di tematiche che vengono considerate scivolose, come il mondo della disabilità, della diversità, dei generi, etc.
Lanciamo parole che diventano etichette indelebili. Pensiamo al mondo della salute mentale: quanto è stereotipato sia nell’argomentazione sia nel metodo d’utilizzo come offesa nel linguaggio più comune.
Ho volutamente scelto di associare alla parola mentale, la parola benessere e non salute, perché ritengo che quest’ultima sia troppo confinata ad esclusività del mondo sanitario e meno a quello dell’essere umano.
Grazie ai divulgatori e alle divulgatrici, alle persone esperte che, anche sui social, sono riuscite a portare il tema del benessere mentale ad un pubblico più ampio e a far circolare parole che, magari, non conoscevamo e che ora, piano piano, entrano nel nostro vocabolario.
Pensiamo a ADHD, Fomo, Trigger e tante altre che ormai sentiamo spesso sui media o ascoltando qualcuno sui social, ma conosciamo davvero il loro significato?
– ADHD: deficit dell’iperattività e dell’attenzione, si tratta di una diversità del neurosviluppo che può essere caratterizzata da iperattività, impulsività, difficoltà a concentrarsi ed è probabile una compresenza con altre neurodivergenze;
– TRIGGER e TRIGGER WARNING: la reazione stressante ad immagini e storie traumatiche. Rispettoso da parte dei e delle content creator, ad esempio, è segnalare alla community la pubblicazione di contenuti di questo tipo;
– FOMO: è la paura di essere esclusə dalla cerchia di amici, amiche e conoscenti e, per questo, incentivare la propria connessione per guardare cosa stanno facendo le altre persone;
– BURNOUT: soprattutto per i lavoratori e le lavoratrici, costituisce la diminuzione di efficienza lavorativa legata alla mancanza di energia, stress e stanchezza che può influenzare lo stato di salute. È un esaurimento da lavoro;
– COPING: capacità di una persona di formulare strategie mentali e fisiche per gestire e fronteggiare situazioni problematiche. Si parla di coping quando un soggetto percepisce un evento tanto più stressante quanto più si valuterà poco adeguato a fronteggiarlo;
- MINDFULNESS: indica la consapevolezza e permette di passare da uno stato di sofferenza ad una percezione soggettiva di benessere, grazie alla conoscenza degli stati mentali.
L’abc dei disturbi mentali merita rispetto nel nostro metodo di comunicazione, a qualunque livello.