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IL DIRITTO AD ARIA PULITA FIN DAL PRIMO RESPIRO

Rubrica Infanzia
A cura di Elena Luciano
10 Mar 2023

Gianfranco Zavalloni è stato un grande maestro, uomo di pace e amico rispettoso dei bambini e delle bambine. Da insegnante di scuola dell’infanzia prima e dirigente scolastico poi, ha diffuso nel lavoro educativo i suoi valori e le sue passioni, tra cui quelle rivolte alla salvaguardia ambientale e alla sostenibilità, al pacifismo, all’equità e al diritto dei bambini e delle bambine a una educazione lenta e di qualità, capace di valorizzare tempi e potenzialità di ciascuno, così come emerge nel suo testo “Pedagogia della lumaca. Per una scuola lenta e nonviolenta” del 2008.

Di origini romagnole e famiglia contadina, Zavalloni – ecologista convinto – ha scritto nel 1994 il Manifesto dei diritti naturali di bimbi e bimbe. Da appassionato dello scoutismo e da buon conoscitore della terra e della natura ci ha lasciato un decalogo che oggi appare un invito a stare al mondo resistendo a conformismi e rifiutando accelerazioni e tecnicismi, per stare invece al passo dei bambini e delle bambine e darsi insieme il tempo di conoscere e conoscersi attraverso uno sguardo rispettoso della natura che ci accoglie, fin dalla nascita.

Zavalloni dichiara il diritto naturale dei bambini e delle bambine all’ozio, a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti, a sporcarsi, a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti, il diritto agli odori, a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura, il diritto al dialogo, ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare, il diritto all’uso delle mani, a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco, il diritto ad un buon inizio, a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura, il diritto alla strada, a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade, il diritto al selvaggio, a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi, il diritto al silenzio, ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua, e infine il diritto alle sfumature, a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.

In particolare, con il diritto ad un “buon inizio”, Zavalloni considera il tema dell’inquinamento: “L’acqua non è più pura, l’aria è intrisa di pulviscoli di ogni genere, la terra è inquinata dalla chimica di sintesi. Si dice sia il frutto non desiderato dello sviluppo e del progresso. Eppure oggi è importante anche “tornare indietro”. Ritrovato il gusto del camminare per la città, lo stare insieme in maniera conviviale. Ed è questo che spesso i bimbi e le bimbe ci chiedono. Da qui l’importanza dell’attenzione a quello che fin da piccoli “si mangia”, “si beve” e “si respira”.

L’aria è l’elemento che consente a ciascuno di fare il suo primo respiro e di emettere quel primo pianto che annuncia il suo arrivo e la sua esistenza originale e distinta da quella di chi - fino a quel momento - l’ha scaldato, nutrito e cresciuto dentro di sé. Quel primo respiro d’aria e il primo gemito che lo accompagna segna l’avvio dell’esistenza singolare di ciascuno, diversa da quella di ogni altro.

Non rassegnandosi alle fughe in avanti alle quali da più parti siamo chiamati, Gianfranco Zavalloni ci riporta innanzitutto e visceralmente lì, all’inizio della vita, dichiarando il diritto a un buon inizio, che non può che trovare spazio in un contesto sano, pulito, sicuro e nutriente, ovvero ricco sia di cura e calore sia di aria pulita e di cibo proveniente da una terra sana e fertile, ben nutrita per coltivare a sua volta l’unicità e le potenzialità di ciascuno.

La letteratura internazionale ha da tempo evidenziato i principali fattori protettivi e quelli di rischio per la salute nei primi mille giorni di vita, ovvero un periodo di tempo che si articola circa dal concepimento al secondo anno dei bambini, e le condizioni che possono radicalmente cambiare la qualità del corso della loro vita (Ministero della salute, 2020).

Prenderci cura della qualità dell’aria dunque è un esercizio dal grande valore umano, culturale e sociale che assume un significato ancor più radicale rispetto all’infanzia: l’esperienza dalla nascita fino ai primi sei anni di vita ha infatti un’importanza evolutiva unica e, se esposta a fattori avversi come l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del cibo e la povertà educativa, ha nel tempo manifestazioni sfavorevoli rispetto alla salute, al successo personale e scolastico e all’inclusione sociale.

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