Confiniinfanzia

I NOSTRI BAMBINI, LE NOSTRE BAMBINE E QUELL* DEGLI ALTRI

A cura di Elena Luciano
21 Dic 2023

Mentre ci affanniamo nella quotidianità piena e veloce con i nostri bambini e le nostre bambine, in molte aree del mondo bambini e bambine muoiono e soffrono tragicamente colpiti dalla furia cieca della guerra degli adulti, che si muove sempre in una logica duale e oppositiva – gli amici e i nemici, i nostri e i loro, i complici e gli oppositori, separati da confini netti e immobili – la stessa logica che spesso anima l’informazione e il dibattito sociale, politico, culturale su tali temi e pure sull’infanzia. Una logica che sempre separa, anziché ricomporre, esclude anziché includere. 

Di fronte a crimini di guerra che riguardano in queste ore migliaia di civili, compresi bambini e bambine feriti, umiliati, maltrattati e massacrati insieme alle loro famiglie, rifiutare o trascurare l’informazione perché troppo dolorosa e chiudersi nell’individualismo che abbiamo costruito nel mondo occidentale ci allontana dai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che pur abbiamo sottoscritto e approvato. Ma per tutti i bambini e le bambine o forse solo per i “nostri”?  

La natura universale e transculturale della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, nonostante resti un documento di cruciale importanza, è in discussione da tempo ma poco se ne parla. Come documentato negli studi di Zoe Moody, il lungo e complesso processo di adozione della Convenzione ha coinvolto prevalentemente attori europei, non sempre in grado di cogliere l’incongruenza di determinate proposte nell’ambito di culture molto diverse e di contesti economici e culturali di gran lunga svantaggiati e, per giungere a compimento, ha dovuto rinunciare al dibattito e al pieno coinvolgimento di tutte le parti. In tal senso, il testo della Convezione non privilegia, all’interno delle questioni occidentali, nessuna cultura in particolare, ma proprio per questo soffre di un inevitabile sradicamento rispetto alla genetica storica delle diverse culture dell’infanzia. Considerare ciò contribuisce almeno ad acquisire maggiore consapevolezza del punto di vista attraverso il quale osserviamo, ascoltiamo, conosciamo e interpretiamo i fatti del mondo e forse questo esercizio aiuta anche a disaminare i valori e le convinzioni che ci guidano nelle relazioni con i bambini e con le bambine di cui ci occupiamo.  

In questo esercizio, che intende essere critico e consapevole per allontanarci da visioni chiuse, buoniste, individualiste sull’infanzia e educare invece alla partecipazione, alcuni strumenti possono essere di supporto. Il progetto Worldmapper (https://worldmapper.org/) è uno di questi: esso offre una raccolta di mappe di tutto il mondo, ovvero cartogrammi e mappe tematiche, dove i territori vengono di volta in volta ridimensionati su ogni mappa in base al tema o soggetto di interesse selezionato. Ogni persona può così visualizzare l’incidenza di un determinato fenomeno attraverso la distorsione grafica dell’estensione delle terre emerse, cogliendo come i confini territoriali si modifichino, e i singoli paesi, dunque, si gonfino o si sgonfino sulla mappa, in base all’incidenza del tema indagato.

Consultare fonti dirette e autorevoli di informazione, conoscere la differenziazione territoriale nella distribuzione dei dati relativi, per esempio, alla nascita di bambini, bambine e adolescenti, alla loro presenza nelle aree del mondo, al rispetto dei loro diritti, alla morte infantile, all’assenza o alla presenza dell’educazione primaria e secondaria loro rivolta è un’esperienza che ci aiuta a ridimensionare e a mettere in discussione punti di vista e prospettive.

In tal senso, grazie al sapere geografico, il fattore di distribuzione dei fenomeni nei territori del mondo offre una interpretazione possibile delle disuguaglianze, utile per provare a comprendere e ad analizzare criticamente cosa accade dentro, oltre e attraverso i confini, dove crescono bambine e bambini, della cui umanità siamo co-responsabili.

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