I-LE CAREGIVER, SILENTI COLONNE PORTANTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ
Dal sito della Camera dei Deputati possiamo leggere una delle definizioni calzanti del concetto (sottolineo concetto) che racchiude la descrizione della figura del-la caregiver: “La figura del caregiver familiare (letteralmente “prestatore di cura”) individua la persona responsabile di un altro soggetto dipendente, anche disabile, di cui si prende cura in un ambito domestico”.
Il ruolo del-la caregiver si colloca in un contesto sociale dove il concetto di cura è spesso percepito come qualcosa di asettico e meccanico, paragonabile a un lavoro a catena. Questa visione riduttiva maschera la complessità e l’umanità che caratterizza l’attività dei-delle caregiver: si tratta di un impegno che comprende supporto emotivo, gestione della quotidianità e, non di rado, sacrifici personali e professionali. Si occupano poi della gestione della casa, dell’assistenza personale, della somministrazione di medicinali, e spesso agiscono come coordinatori e coordinatrici tra medici, infermier* e altr* professionist* sanitari*.
Caregiver è famiglia, è sostegno quotidiano, è partecipazione, è presenza indiscussa, con diritti mai riconosciuti. Sono genitori, sorelle o fratelli, parenti, amici, amiche, assistenti personali, sono persone con una mansione fisica e, molto spesso, un legame emotivo. Affrontiamo, per un attimo, anche l’altra sfaccettatura della situazione: essere figl* di un* caregiver significa dover bilanciare il legame di sangue con l’esigenza pratica, significa cercare di “rendersi più legger*” nella loro vita, quindi comporta praticare auto-abilismo per rinnegare l’effettivo bisogno, che porta a dover rinunciare più del dovuto. Significa giocare alla roulette con un mix di emozioni che sembrano pugnali: sentirsi in colpa per la privazione di non poter garantire un’effettiva libertà o diritti per i lavori che prestano perché lo Stato non li tutela, oltre che un’inadeguata tutela legale e assenza di supporti concreti, come formazione specifica, assistenza psicologica e sussidi economici.
La cura dovrebbe essere un’azione intrisa di empatia, sostegno e beneficio, ma la figura del-la caregiver è frequentemente relegata a un ruolo marginale. Questo paradosso si riflette nel trattamento economico e sociale riservato a queste persone: se da un lato si riconosce la loro indispensabilità, dall’altro si nega loro un supporto adeguato. È imperativo un ripensamento delle politiche sociali e sanitarie per riconoscere e valorizzare il lavoro dei-delle caregiver. Iniziative come l’introduzione di un salario per il caregiver familiare, l’accesso a servizi di supporto professionale e la creazione di reti di sostegno comunitario possono fare la differenza. Riconoscere il valore sociale ed economico del loro contributo non solo allevierebbe il carico che questi individui portano quotidianamente, ma migliorerebbe la qualità della vita di tutti e tutte. Il sostegno ai-alle caregiver non è solo una questione di giustizia sociale, ma un investimento necessario per il futuro del nostro sistema di welfare. Accogliendo il bisogno di cura con la dignità e il supporto che merita, possiamo costruire una società più giusta e inclusiva. I-le caregiver, silenti colonne portanti della nostra società, meritano di essere al centro non solo delle nostre politiche, ma anche del nostro rispetto e gratitudine quotidiana.
Il valore economico del lavoro non retribuito dei caregiver è enorme. Studi indicano che se fosse retribuito, questo lavoro rappresenterebbe una quota significativa del PIL di molti Paesi. Riconoscere economicamente il lavoro dei-delle caregiver non solo è una questione di giustizia sociale ma anche un investimento per l’economia nazionale, poiché previene costi sanitari più elevati e migliora l’efficienza del sistema sanitario complessivo. Guardando al futuro, è imperativo che la società riconosca e valorizzi il ruolo dei caregiver. Le previsioni demografiche suggeriscono un aumento della popolazione anziana, e di conseguenza, un aumento della domanda di caregiver. Investire in servizi e supporti adeguati per questi individui non è solo un dovere morale ma una necessità pratica per garantire una società equa e funzionale.