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HIKIKOMORI E SALUTE MENTALE: LA VOCE DI CHI SI IMPEGNA A MIGLIORARLA

Intervista a Chiara Iliano, psicologa psicoterapeuta e Coordinatrice Nazionale dell’Associazione Hikikomori Italia
A cura di Federica Crovella
02 Apr 2024

Salve Dottoressa Chiara, cos’è il fenomeno Hikikomori?

Quando ho iniziato ad occuparmi del fenomeno, nel 2018, quasi nessuno conosceva il termine, spesso neanche tra colleghƏ; oggi la conoscenza si è diffusa anche grazie alle nostre attività di informazione e sensibilizzazione. Durante la pandemia, tuttƏ ci siamo trovatƏ a vivere una fase di isolamento, ecco perché da quel momento in Italia se ne parla di più; il fenomeno non è emerso con il Covid, ma era già fortemente radicato. C’è poi una differenza sostanziale da evidenziare: durante la pandemia non abbiamo avuto scelta, mentre le persone hikikomori hanno sempre la volontà di isolarsi, sebbene questo nasconda un disagio. In Hikikomori Italia abbiamo assistito a un fenomeno che può sembrare paradossale: con la pandemia la sintomatologia delle persone hikikomori è andata migliorando, perché la prima causa del fenomeno è la pressione sociale che grava su di loro, ma nella fase di lockdown si sono sentite uguali al resto della popolazione. Poi, con il ritorno alla vita sociale c’è stato un netto peggioramento delle loro condizioni.

Che relazione c’è tra il fenomeno hikikomori e la salute mentale?

L’hikikomori non è un disturbo psichiatrico né una psicopatologia, ma un fenomeno sociale, che può portare, come conseguenza, a depressione, dipendenza da gioco, disturbi d’ansia e anche disturbi psichiatrici più seri, che derivano dall’assenza di contatti con l’esterno. È un fenomeno sistemico e il contesto sociale in cui viviamo, volto all’apparenza, alla performatività e alla competitività, certamente non aiuta. Il fenomeno si manifesta, talvolta, in soggetti con famiglie iperprotettive.

Questo fenomeno ha ricadute diverse sulla salute mentale di persone giovani e adulte?

Nel nostro paese l’età media delle persone hikikomori è tra i 15 e i 20 anni, ma Hikikomori Italia assiste anche persone adulte. Su chi è minorenne c’è un margine di azione e di intervento decisamente maggiore, anche grazie alla scuola che è un’ottima risorsa. L’hikikomori rientra nei BES, bisogni educativi speciali, questo prevede piani individuali per il percorso formativo. Al contrario,quando la persona hikikomori esce dalla scuola è molto più complicato agire ed entrare in contatto con lei. All’aumento dell’età e degli anni trascorsi in isolamento corrisponde un quadro clinico più complesso.

E sulla base del genere ci sono differenze?

Anche in Italia gli hikikomori sono soprattutto maschi, ma non è un dato così netto come in Giappone, dove i 2/3 degli hikikomori è di genere maschile. Questo non si lega a motivi strettamente biologici, ma alla pressione di realizzazione sociale. Generalmente, non solo in Italia ma in tante parti del mondo, questa ha un impatto più forte sui maschi, perché mediamente prevale la cultura che vede la donna inserita nel contesto casalingo e meno nella società; di conseguenza, soprattutto nelle prime fasi dell’isolamento, l’allarme generato nella famiglia di una ragazza hikikomori in genere è minore. Le ragazze hikikomori sono soprattutto adolescenti, spesso perfezioniste a livelli estremi in qualsiasi attività, condizionate da quanto le altre persone si aspettano da loro, soprattutto dal punto di vista estetico.

Il percorso psicologico come può migliorare la salute mentale di queste persone?

Solitamente la maggioranza delle persone hikikomori è egosintonica; convinta di non avere un problema. Per questo motivo, noi tendiamo a lavorare molto con le famiglie, che talvolta possono avere più contatti con la persona isolata.Abbiamo avuto molti casi di successo attraverso il percorso psicologico e abbiamo accompagnato molte persone nel reinserimento in società, affiancandole anche nelle fasi successive di questo processo. Con Hikikomori Italia Genitori, una “costola” dell’associazione gestita appunto da genitori, abbiamo stabilito una serie di buone prassi per relazionarsi con una persona in isolamento sociale: queste pratiche sono quasi tutte finalizzate a ristabilire una comunicazione costruttiva e non giudicante e a comprendere il disagio. Pensiamo che questo sia il primo passo per aiutare le persone in isolamento a farsi supportare con un percorso psicologico.

Secondo il governo giapponese le persone hikikomori sarebbero poco meno di un milione; mentre le associazioni di settore riferiscono che sono l’1.2% della popolazione. Il fenomeno è in espansione e si rileva in tutte le società economicamente sviluppate. In Italia non ci sono stime precise, ma l’Associazione Hikikomori Italia, nata nel 2017 per sensibilizzare sul tema e dare supporto psicologico ai soggetti isolati e alle loro famiglie, negli anni ha accolto 100-150 mila casi.

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