GENDER DIGITAL DIVIDE: UNO SGUARDO ALL’ASIA PACIFICO
Da una parte il mondo discute di IA e delle implicazioni etiche che il machine learning introduce. Dall’altra 2,9 miliardi di persone, il 37% della popolazione mondiale, non ha accesso a internet.
In questo quadro, al mondo sono i Paesi del Sud-Est asiatico e dell’Asia-Pacifico quelli in cui convivono chiaramente tutti gli estremi legati allo sviluppo della tecnologia. Tra i più innovativi, identificati dal World Economic Forum come il centro della digitalizzazione e della crescita economica, sono allo stesso tempo quelli dove si registrano gravi arretratezze delle infrastrutture e importanti lacune nelle competenze digitali - con i picchi peggiori per la componente femminile della popolazione. Facendo esempi concreti, questa regione è capofila per lo sviluppo di 5G e fibra ottica ma contiene anche ampie zone senza connessione e con strumenti inaffidabili o dai costi proibitivi.
La pandemia ha approfondito la forbice, peggiorando la situazione soprattutto alla base della scala sociale. Quelli con accesso limitato alla banda larga o ai sevizi digitali hanno sofferto in modo sproporzionato anche in ambiti essenziali come istruzione e salute. Particolarmente colpite poi sono state, ancora una volta, donne e ragazze: meno esposte all’uso degli strumenti, culturalmente inchiodate in norme di genere che le allontanano dai linguaggi della tecnologia, resta difficile per tante di loro sviluppare skill digitali che sono chiave per il lavoro e, conseguentemente, una prospettiva di indipendenza. Pure quelle che potrebbero fare una scelta, molto più raramente rispetto ai coetanei decidono di seguire percorsi STEM, considerati spesso tutt’oggi “da uomini” o “troppo difficili” .
Le donne faticano. Ma questo peso ricade anche sulle altre economie mondiali. Si calcola che entro il 2030 l’80% dei lavori nella regione richiederà almeno conoscenze digitali base, intanto chiaramente qui il divide di genere non permette di sfruttare appieno tutto il potenziale del talento inesplorato.
DIGITAL GENDER DIVIDE: I DATI
Secondo le Nazioni Unite, nel 2020 il 54% delle donne nell’APAC (Asia-Pacific Economic Cooperation) usava la Rete (il 59% degli uomini). Inoltre, per il 20% di loro era meno probabile possedere e usare uno smartphone. Quelle con accesso a un device, inoltre, spesso non hanno autonomia nello sfruttarne potenzialità e benefici. E nonostante il 73% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni usano internet (dati 2022) e, in generale, presentano gradi di alfabetizzazione digitale simile ai coetanei, restano presto indietro in tema di istruzione e sviluppano meno competenze digitali. Una situazione già grave che è peggiorata dal Covid: secondo un’indagine del Asian Development Bank, il 59% delle ragazze nella regione ha descritto l’apprendimento online di questi anni come quasi impossibile, sia a causa di una connessione instabile (nel 60% dei casi) che per la mancanza di smartphone o tablet (per il 20%).
La regione perde talenti nonostante, stando alle proiezioni, entro il 2050 rappresenterà oltre la metà dell’economia globale, con un livello di digitalizzazione che contribuirà per circa il 60%. Intervenire diventa allora cruciale per evitare il rischio di nuove e ulteriori forme di marginalizzazione che colpirebbero prima di tutto le donne. Per farlo servirà sviluppare una Rete inclusiva, accessibile e affidabile per tutti e tutte; orientare gli investimenti sulle infrastrutture e il loro mantenimento. E offrire migliori percorsi di educazione e aggiornamento degli insegnanti con particolare attenzione alla componente femminile della società.
Per quanto purtroppo non sempre adeguatamente implementati, gli interventi per colmare il digital divide nella regione conoscono una più ampia applicazione – in particolare garantendo accesso alla tecnologia, alfabetizzazione e potenziamento delle competenze. Oggi, serve intervenire meglio sulla cultura: laddove le norme sociali intralciano il cammino della parità, una maggiore sensibilità di genere nel progettare i sistemi educativi e lo sviluppo dell’innovazione può fare la differenza. Non si tratta solo di far conoscere gli strumenti, ma anche di educare all’uso adeguato e gestire una crescita adatta. Alcuni di questi Paesi stanno implementando leggi per favorire l’accesso alla banda larga, offrendo piani di supporto alle famiglie più povere e garantendo la presenza di strumenti a cui collegarsi in luoghi pubblici.
Visto che il percorso è iniziato, sarà da qui cruciale realizzare interventi e politiche con una prospettiva di genere. Così si inciderà su stereotipi e canoni sociali radicati che, al pari delle carenze strutturali, imprigionano il potenziale delle giovani generazioni di ragazze e donne in una delle aree del pianeta più interessanti, vivaci, innovative e rilevante nei prossimi decenni.