Privilegi e alleanze

Fra la Cenere, i primi bagliori dell’emancipazione femminile

A cura di Michela Offredi
18 Dic 2024

Milano, primavera 1898. La rivoluzione industriale corre veloce, niente sembra poterla arrestare. La chiamano «modernità», eppure in città la gente sta male. È affamata, lavora fino a quattordici ore al giorno, vive in case piccole e affollate. Le malattie proliferano, le violenze anche. Tutto, dalle strade all’umanità, è avvolto - come suggerisce il titolo del libro edito da Fuoriscena - dalla Cenere. A far rivivere questo scenario è Tiziana Ferrario, giornalista, inviata di guerra e storico volto del Tg1, che ha scelto di ambientare il suo ultimo romanzo in una Milano del passato, fra luci e ombre, e di dedicarlo all’amicizia fra due bambine, Giovannina e Mariuccia. Hanno appena dieci anni, si conoscono perché la prima, orfana di padre, è una piccinina apprendista in una delle tante sartorie che servono le famiglie bene della borghesia cittadina. Mariuccia, invece, è la figlia del parlamentare socialista Luigi Majno e di Ersilia Bronzini, fondatrice dell’Unione femminile. 
«È di un mondo senza diritti che vi voglio raccontare, facendo riemergere da un passato recente la drammatica condizione di vita di tante bambine e donne che consideravano normale il loro sfruttamento, l’oppressione, le violenze fisiche in famiglia e al lavoro - scrive Ferrario nel prologo -. Incesti e stupri erano accettati nell’indifferenza generale, come conseguenze estreme della povertà e dell’ignoranza». Pareva non esserci rimedio. Eppure è proprio allora che iniziano le prime lotte operaie e le prime rivendicazioni delle donne. «Vogliono essere pagate come gli uomini, vogliono poter votare, vogliono poter esser elette in Parlamento - continua -. È l’alba del Socialismo ma anche e soprattutto del femminismo». Il cammino verso l’emancipazione comincia dalle donne più istruite, pronte a battersi per la dignità delle più deboli e inconsapevoli, finendo poi per coinvolgere quelle di tutti i ceti sociali, unite da un senso di sorellanza. 
«Erano benestanti, coraggiose e rivoluzionarie - racconta -, non si accontentavano di fare la carità a quelle meno fortunate e credevano nel valore dell’istruzione come arma di riscatto dalla povertà. Aprirono scuole e biblioteche, avviarono corsi professionali, chiesero inascoltate il suffragio universale. Lottarono contro la prostituzione, allestirono ambulatori. La tubercolosi, negli ambienti malsani e promiscui delle fabbriche, dilagava».Fra queste grandi donne figurano la già citata Ersilia Bronzini, instancabile paladina della battaglia per l’emancipazione femminile, ma anche Alessandrina Ravizza, nota come la contessa del brod, fondatrice della Cucina dei Malati poveri nel quartiere Garibaldi abitato da miserabil3, a pochi passi da Brera, il regno dei bordelli. E ancora la socialista Anna Kuliscioff, la dutura dei poveri, esule russa tra le prime laureate in Medicina in Italia e compagna di Filippo Turati, che si batteva per una legge che tutelasse le lavoratrici sfruttate e malpagate. Si muovono in luoghi oggi scintillanti e iconici, che attirano turist3 e dettano tendenze, ma allora solo e tristemente miseri. Grazie alle loro battaglie, le donne italiane hanno iniziato quel cammino di consapevolezza verso una parità ancora oggi da conquistare. «I problemi di ieri - sottolinea la giornalista - sono quelli di oggi. Allora non c’erano le leggi, non c’era nessuna consapevolezza dei diritti. Gli incidenti nelle fabbriche erano all’ordine del giorno, ma è un bollettino di guerra anche ora. Le lavoratrici erano pagate meno, proprio come oggi. Il contesto è migliore ma le battaglie sono ancora lì». Da continuare. 

Leggi questo numero
Registrazione Tribunale di Bergamo n° 04 del 09 Aprile 2018, sede legale via XXIV maggio 8, 24128 BG, P.IVA 03930140169. Impaginazione e stampa a cura di Sestante Editore Srl. Copyright: tutto il materiale sottoscritto dalla redazione e dai nostri collaboratori è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione/Non commerciale/Condividi allo stesso modo 3.0/. Può essere riprodotto a patto di citare DIVERCITY magazine, di condividerlo con la stessa licenza e di non usarlo per fini commerciali.
magnifiercrosschevron-down