Futuriaccessibilitàspazi

Fare spazio all'inclusione

Da Sodexo un percorso per progettare uno spazio di lavoro e di relazione adatto a tutt*
A cura di Redazione
10 Lug 2023

Il termine inclusione contiene già, dal punto di vista etimologico, il concetto di portare dentro ovvero di inserire in uno spazio fisico qualcosa che arriva dall’esterno. Questa accezione dell’inclusione spiega bene le sfide dei tempi in cui viviamo e che partono proprio dalla consapevolezza di dover trovare posto per tutt*. Un posto che, oltre a essere uno spazio fisico, diventa anche uno spazio personale di socialità e di relazione.

L’atto di fare spazio porta come conseguenza la trasformazione di luoghi - e di relazioni - che non possono più essere quelli di prima. “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. Così Antoine De Saint-Exupery, nel celebre racconto “Il Piccolo Principe”, spiega come il prendersi cura di qualcosa o di qualcuno sia il punto di partenza per qualsiasi relazione significativa. E anche prendersi cura dello spazio fisico diventa accudire e occuparsi delle persone che lo abitano.

Per un’azienda dal respiro internazionale come Sodexo, l’inclusione e l’attenzione alla diversità sono valori che trovano riscontro nella vita quotidiana e che sono diventati, anche, un percorso di progettazione degli ambienti di lavoro per sé e per i propri clienti, denominato “Vital Spaces”.

“Lo spazio fisico è vitale - spiega Nadia Bertaggia, Direttrice Risorse Umane di Sodexo - perché questi sono tempi in cui si parla moltissimo di creatività e produttività sul posto di lavoro, ma dobbiamo sempre ricordare che questo è un binomio che vale soprattutto nelle Risorse Umane, perché la performance deriva dalle persone, così come l’innovazione nasce dal confronto di idee diverse. E per questo dico: viva la diversità”.

La diversità sul posto di lavoro si declina in differenti modalità che vanno dalle collaborazioni con le istituzioni scolastiche per l’inserimento delle nuove generazioni nel mondo del lavoro, al tutoring per neo assunt*, alla necessità di percorsi di mentoring perché i lavoratori più anziani ed esperti possano passare il loro bagaglio professionale ai giovani, fino a progetti specifici di inclusione sui temi della disabilità, delle fragilità sociali, dell’immigrazione e dell’accoglienza ai rifugiati.

“Quando si discute di questi temi - ci racconta Lucia Cariati, Referente Diversity, Equity & Inclusion per Sodexo Italia - è importante che l’azienda riesca a trovare il giusto accomodamento e per noi questo può essere a volte complicato, perché vivendo di appalti gli spazi fisici in realtà sono quelli messi a disposizione dai nostri clienti. Grazie al progetto “Vital Spaces”, tuttavia, si sta iniziando a parlare di questo. Gli accomodamenti necessari al pieno inserimento e rispetto dei temi della disabilità o di altri tipi di fragilità non sono soltanto quelli fisici, ma investono una dimensione più ambientale e relazionale. E su questo ci sentiamo forti, nel senso che abbiamo da sempre accolto in maniera molto concreta le fragilità delle persone che fanno parte dei nostri team, andando proprio incontro a quelle che sono le loro unicità”.

Le fragilità sociali sono molte (basti pensare alla situazione di donne e madri da lungo tempo fuori dal mercato del lavoro) e da sempre in Sodexo si è avuta un’attenzione particolare, creando una squadra che le accolga. Come nell’esperienza che l’azienda ha avuto con i rifugiati. “Ne abbiamo inseriti oltre cinquanta - spiega Lucia Cariati - e l’accomodamento è stato efficace da ambo i lati: i nostri rifugiati ci hanno detto che pensavano di trovare un ambiente difficile perché si aspettavano che le aziende italiane fossero così. I nostri collaboratori italiani, invece, hanno potuto toccare con mano quello che si vede nei telegiornali quando si parla di “traversate”, guerra, violenze e abusi. Hanno dapprima conosciuto e poi accolto queste persone”.

I percorsi di accomodamento - peraltro obbligatori per legge - prescrivono quelle che devono essere le caratteristiche fisiche del luogo di lavoro e le mansioni che possono essere svolte dalle persone con fragilità o disabilità. Il vero lavoro di integrazione e inclusione, però, avviene sempre a livello di relazione personale. “I colleghi hanno operato in sinergia e hanno dovuto trovare un linguaggio comune per parlarsi, pur continuando a mantenere il loro ritmo lavorativo e comunque dando un accrescimento positivo a quello che è il curriculum della persona inserita”.

Si parte dal tema dello spazio fisico e attraverso le relazioni personali l’accoglienza diventa cultura aziendale, facendo crescere la consapevolezza che un cambiamento in senso inclusivo alla fine va bene per i bisogni di tutti.

Una grande realtà come Sodexo ha dunque il compito, anche in un futuro prossimo, di incentivare sempre più aziende a sviluppare progetti che favoriscano l’integrazione dei rifugiati, ad esempio, e l’inserimento nel contesto lavorativo di persone con fragilità, disabilità, o delle nuove generazioni.

Leggi questo numero
Registrazione Tribunale di Bergamo n° 04 del 09 Aprile 2018, sede legale via XXIV maggio 8, 24128 BG, P.IVA 03930140169. Impaginazione e stampa a cura di Sestante Editore Srl. Copyright: tutto il materiale sottoscritto dalla redazione e dai nostri collaboratori è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione/Non commerciale/Condividi allo stesso modo 3.0/. Può essere riprodotto a patto di citare DIVERCITY magazine, di condividerlo con la stessa licenza e di non usarlo per fini commerciali.
magnifiercrosschevron-down