Famigliefamiglielavoropersone

FAMIGLIE, GENITORIALITÀ E CAREGIVING: LEVE PER L’EQUITÀ IN AZIENDA

A cura di Sara Taddeo Diversity, equity & inclusion senior manager di BCG
24 Giu 2024

Azienda e famiglia. Nell’imprenditoria italiana questo abbinamento per decenni ha significato impresa a conduzione famigliare, un’alchimia che trovava la sua formula vincente nella combinazione di legami familiari, crescita economica e devozione al lavoro.

Oggi la combinazione tra azienda e famiglia significa invece parlare di come l’azienda investe sul valore delle e dei dipendenti, favorendo il diritto a vivere il più pienamente possibile il ruolo genitoriale, sempre più spesso assecondando l’idea che bisogna spingersi oltre ai ruoli assegnati socialmente alle donne o agli uomini, indipendentemente dal fatto di essere una famiglia eterosessuale, omogenitoriale o monogenitoriale.

La famiglia, sebbene con un ruolo sociale molto cambiato dalla metà del secolo scorso ad oggi, è un perno fondante della società. Quel che sembra stia mutando è una rilettura dei ruoli di genere, inestricabilmente legati alla distribuzione dei carichi familiari tra donne e uomini.

La prima tappa di questa revisione dei ruoli genitoriali intercetta l’azienda quando, con la maternità e la paternità, si toccano con mano le disparità ereditate da una legislazione improntata ad attribuire esclusivamente alla donna il ruolo di accudimento.

Le aziende giocano qui un ruolo importante perché in molte ormai sono disposte a concedere congedi parentali più estesi di quelli previsti per legge, investendo risorse economiche proprie. E infatti è proprio sul terreno del riconoscimento del diritto a essere genitori, che si gioca attualmente la partita della responsabilità sociale di impresa.

Scegliendo di compensare un vuoto legislativo, molte aziende decidono di estendere oltre i termini di legge il congedo parentale al secondary parent e uso questo termine proprio per ribadire che questo avviene o dovrebbe avvenire indipendentemente dal fatto che questa persona sia un uomo o una donna. Le aziende in questo modo decidono consapevolmente di sanare e, allo stesso tempo, marcare una disparità e una mancanza di equità che ormai non è più eludibile. BCGha scelto di intraprendere questa strada e riconosce al secondary parent un congedo parentale ben più esteso delle 2 settimane canoniche.

In questo scenario di assenza legislativa esiste però la Certificazione sulla Parità di Genere (Uni PdR125:2022), che da ormai 2 anni permette alle aziende di intraprendere un percorso virtuoso per eliminare le disparità di genere. Attraverso l’adesione volontaria alla Certificazione, le aziende si sottopongono a una prima valutazione della propria capacità di tutelare la parità di genere e, sulla base di questa, sviluppare un piano strategico di miglioramento continuo.

Tra i molti aspetti valutati dalla Certificazione per conseguire la parità di genere, vi è quello che mira a valorizzare tutte le azioni finalizzate a aumentare la partecipazione attiva alla genitorialità da parte dei padri. Nel nostro Paese il superamento della disparità di trattamento basata sul genere nelle attività di cura, passa dal ripensamento e dalla trasformazione del ruolo paterno a cui accennavo all’inizio dell’articolo. Per questo motivo è così importante incoraggiare una paternità attiva che assuma il ruolo di cura come una competenza da acquisire e non come attività da demandare alle donne.

Il tema va inquadrato in una cornice più ampia, che tiene conto dell’impatto delle attività di cura nella vita aziendale di donne e uomini. Questa prospettiva che mette al centro la persona con i suoi bisogni tiene conto di tutto il ciclo di vita delle e dei dipendenti. Quando parliamo di caregiving non dobbiamo quindi solo pensare all’accudimento genitoriale, ma allargare lo sguardo pensando all’accudimento di tutte le persone che fanno parte della famiglia, quella che viene costituita per scelta e quella di provenienza, che include i propri genitori.

BCG ha una visione molto chiara di questo approccio, tanto che il nostro network AccessAbility@BCG aggrega anche le e i caregiver di persone con disabilità.

Basti pensare che si stima che il 27% della popolazione dell’UE sopra i 16 anni ha una qualche forma di disabilità (Fonte Eurostat 2022). Stiamo parlando di 1 persona su 4: è evidente che moltissime famiglie hanno familiarità con la disabilità e quindi hanno familiarità con la gestione dei propri familiari e del faticoso mondo dell’assistenza e del supporto alle persone con disabilità.

Occuparsi di famiglie, genitorialità e caregiving in azienda non è semplicemente necessario, è soprattutto giusto per contribuire ai cambiamenti che intercettano e, sempre più coinvolgeranno, i ruoli sociali e di genere.

Leggi questo numero
Registrazione Tribunale di Bergamo n° 04 del 09 Aprile 2018, sede legale via XXIV maggio 8, 24128 BG, P.IVA 03930140169. Impaginazione e stampa a cura di Sestante Editore Srl. Copyright: tutto il materiale sottoscritto dalla redazione e dai nostri collaboratori è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione/Non commerciale/Condividi allo stesso modo 3.0/. Può essere riprodotto a patto di citare DIVERCITY magazine, di condividerlo con la stessa licenza e di non usarlo per fini commerciali.
magnifiercrosschevron-down