Privilegi e alleanze

Fabio Rangaioli: spezzare i privilegi

Intervista a Fabio Rangaioli: IT Director di Lavazza Group
A cura di Michela Offredi
18 Dic 2024

Quando ha iniziato a prendere consapevolezza di essere in una condizione di “privilegio”?

Il privilegio, o meglio la consapevolezza del privilegio, personalmente è un tema che parte da lontano e dalla mia educazione; sono nato e cresciuto in una famiglia non ricca ma in cui non mi è mai mancato nulla: possibilità di studiare, di andare in vacanza e viaggiare. E i miei genitori mi hanno insegnato da subito che questi erano privilegi per pochi. Forse, allenato dall’educazione, mi sono reso conto che ci sono tante situazioni in cui si ha un privilegio “di nascita”: nascere in un Paese industrializzato come l’Italia, crescere al Nord, poter studiare e viaggiare, come dicevo prima, essere uomo bianco eterosessuale ti fa partire in vantaggio. Quando succede, come recentemente a me, di trovarsi in una sala con manager di alto livello di aziende italiane e conti 100 persone di cui 6 donne, ti rendi conti che sei portatore di un privilegio. 

Quali reazioni ha suscitato o suscita?

Come dicevo, la presa di consapevolezza, nel mio caso almeno, non è stata una illuminazione, ma è stata progressiva e legata a diverse situazioni; insomma, io sono il prototipo del privilegiato e con l’osservazione della realtà, il confronto con altre persone, leggendo e con iniziative come il Gap Free di Lavazza, pian piano ci si rende conto delle situazioni. In alcuni casi anche con qualche difficoltà, perché comprendere il proprio privilegio rischia di farti pensare che i risultati che hai ottenuto non siano merito o non siano solo merito. Il passaggio più complicato è proprio quello di non discutere i propri meriti ma concentrarsi su quello che si può fare per accorciare le distanze che certi privilegi hanno creato. Per me è stata la motivazione per il coinvolgimento nel progetto Gap Free di Lavazza. 

Ha messo in campo altre azioni?

Il tema è complesso e radicato, e quindi nessuno/a lo può risolvere facendo qualcosa da solo/a; è impossibile e quindi dal mio punto di vista è necessario concentrarsi nel quotidiano. Evitare nella gestione dei propri gruppi di lavoro di facilitare chi ha un privilegio a discapito di altri/e; mettere a disposizione quello che si ha in termini di tempo, di ruolo, di competenze e capacità per aiutare progetti ambiziosi come Gap Free; mettere in evidenza che si può essere privilegiati/e senza per questo sentirsi in debito, anzi mettendo in discussione il proprio privilegio, dimostrando che quello che si ottiene lo si ottiene per merito. Ci possono essere diversi modi per agire; per esempio, io ho scelto di partecipare allo ERG di Genere. La partecipazione attiva a un ERG, dal mio punto di vista, va oltre alle tante azioni e iniziative che si fanno sul tema Genere (il podcast, la proiezione di film, la distribuzione e condivisione di libri e articoli, la partecipazione a eventi interni o esterni); l’aspetto più importante è aggregare più persone che riconoscono il tema come importante e ne parlano in un ambiente sicuro che prescinde dalla gerarchia e dal ruolo aziendale. Il confronto poi troverà la sua strada per agire nel modo più opportuno. Senza voler fare l’eroe buono, che peraltro è un ruolo che non mi appartiene, anche in famiglia (che sia la moglie, la mamma, la nipote) si può cercare di vivere con equilibrio e non per bias di genere.

Il divario di genere nell’AI è un problema complesso che richiede un impegno su più fronti. Quest’anno Lavazza ha sponsorizzato AIxGirls, un camp gratuito in AI per le studentesse delle superiori. Perché sono iniziative importanti?

In realtà il divario di genere è un tema non solo dell’AI ma di tutto il settore IT a cui appartengo ed è un divario su cui si può agire nel breve (processi di assunzione che considerino il genere, ricerca di candidati/e da fonti diverse, percorsi di crescita professionale e di carriera adatti a tutti i generi) ma per risolverlo in modo strutturato è necessario agire nel medio-lungo periodo e i progetti come AIxGirls sono esattamente quello che serve con questo orizzonte di tempo. È necessario creare le condizioni per cui le ragazze che oggi sono alle scuole superiori (sono particolarmente sensibile al tema dal momento che mia nipote ha iniziato quest’anno il terzo anno di liceo) comprendano che per loro come per i compagni di classe maschi le materie STEM, e un eventuale lavoro nella tecnologia, sono una opportunità alla portata; coglierla deve dipendere da loro, dalla loro inclinazione, intelligenza, voglia di studiare ma non dal loro genere.

La leadership femminile e la presenza di donne in posizioni apicali in Italia scontano ancora grossi ritardi. Quale è l’impegno di Lavazza? Non crede sia necessaria un’azione di sistema?

Lavazza sta adottando misure concrete per promuovere la crescita delle donne in posizioni apicali, con programmi di leadership femminile, revisione dei processi di recruitment, definizione di obiettivi strategici per ridurre il gender gap e la recente pubblicazione della D&I Policy di Gruppo. Concordo che il tema è di sistema e non ha purtroppo una sola soluzione. Credo che fondamentale sia investire nell’educazione perché tanto parte dal lì e dalla consapevolezza che certi traguardi non sono preclusi, dal rendersi conto che non ci sono scuole o università esclusivamente per uomini, in modo da creare delle generazioni che progressivamente vadano a modificare la situazione. L’altra leva strategica credo sia il welfare, perché se non ridistribuiamo il peso della cura e non neutralizziamo l’impatto della maternità dalle carriere femminili sarà difficile modificare lo status quo.

Noi tutti/e viviamo in una condizione di privilegio rispetto a moltissime persone e realtà nel mondo. Quali doveri abbiamo nei loro confronti e cosa fa Lavazza?

La filiera del caffè, in cui operiamo, è caratterizzata da numerose e complesse sfide sociali, economiche e ambientali. Crediamo che, come azienda, abbiamo il dovere di agire concretamente per sostenere queste comunità. Il Gruppo Lavazza, data la sua presenza internazionale, estende il raggio d’azione delle sue iniziative di cura verso le comunità locali. Un’attenzione che si riflette, da un lato, nel programma di Community Care, dedicato alle comunità in cui l’azienda opera con le proprie consociate e i propri stabilimenti e, dall’altro, nei progetti della Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza, che da 20 anni sviluppa i percorsi di medio-lungo termine nei Paesi produttori, con l’obiettivo di migliorare le pratiche agricole, valorizzando il ruolo delle donne e delle giovani generazioni.

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