European Youth Event
Dal 2014 il Parlamento UE apre le porte ad associazioni, movimenti e singoli per discutere di problemi attuali e dare vita a nuovi progetti, ad esempio sui diritti umani. E l’Italia è in prima linea.
European Youth Event. Tre parole che comunicano un’idea di freschezza (youth), uno sguardo internazionale (european) e una kermesse di ampio respiro (event). Sono proprio questi gli ingredienti dell’iniziativa che da circa dieci anni viene portata avanti dal Parlamento Europeo nella sede di Strasburgo. 2014, 2016, 2018, 2021 e ora 2023: a intervalli di due anni – tre per via della pandemia – in migliaia arrivano nella città francese da varie parti del continente e non solo. Durante l’anno che precede la manifestazione vengono raccolte online le adesioni, attraverso la compilazione di un form. Ogni ente o associazione può presentare una possibile struttura di incontro o di workshop che vorrebbe tenere nel corso delle giornate dell’EYE che solitamente sono due o tre. I temi spaziano dalle questioni di genere alla fame nel mondo, passando per giochi e attività pratiche e la comunicazione avviene attraverso parole, immagini, speech e contenuti multimediali.
Nel corso del tempo il successo dell’iniziativa ha fatto sì che lo scenario si allargasse dalle aule al chiuso dell’imponente struttura transalpina all’esterno di quest’ultima. Ne è venuto fuori un “village” in cui è possibile fare sport, assistere a concerti, incontrare persone di altre nazionalità e mangiare prodotti tipici. L’obiettivo comune, sia dei momenti di condivisione che delle singole attività, è quello di intervenire sul FUTURO dell’Europa, dando nuova linfa alle istituzioni. Il programma contiene decine e decine di conferenze, lavori di gruppo, tour interattivi e dibattiti con influencer e personaggi di spicco. Negli anni scorsi si sono avvicendati nelle relazioni euro parlamentari, attivisti e personalità del mondo culturale e scientifico, come Samantha Cristoforetti e Paolo Nespoli, che hanno raccontato le meraviglie dello spazio.
L’aspirazione, non a caso, sta nel puntare alto e da ogni discussione far nascere uno spunto che possa trasformarsi persino in un provvedimento legislativo. Già, perché il report finale di ogni edizione raccoglie gli argomenti più trattati da chi prende parte alle discussioni e viene esaminato dalle forze politiche competenti. Si tratta dunque di un modo diretto e concreto per contribuire al futuro della collettività. Occasioni come questa permettono a chi interviene di confrontarsi con culture diverse, una full immersion nella quale si ragiona su ambiente, sostenibilità, istruzione, diritti. All’interno degli spazi messi a disposizione dall’organizzazione si riflette su come ognuna di queste materie viene affrontata nei singoli Stati. Un’esperienza forte che si rinnova costantemente e il pensiero torna lì, nella cittadina al confine tra Francia e Germania, per rituffarsi tra emozioni e scoperte.
Il respiro europeo contribuisce a stimolare vari ambienti e a portare le conoscenze apprese nei luoghi di lavoro e di intervento sociale: in alcuni casi ciò permette di consolidare strutture e progettualità da tempo attive sul proprio territorio. Al fine di trasmettere l’importanza di una coesione internazionale necessario partire dai programmi scolastici. Di solito, soltanto il coraggio e l’intraprendenza di qualche docente fa sì che alle superiori o alle medie si parli di Commissione Europea, di processo di adesione e magari di area Schengen. Fortunatamente c’è chi comprende che tali nozioni sono utili non solo per arrivare preparati a eventi come l’EYE, ma innanzitutto per viaggiare e sentirsi parte di un’unica realtà.
Da una simile consapevolezza è nato in Italia, nel 2009, il progetto “Ambasciatori dei diritti umani”, rivolto alle scuole superiori di Milano, Roma e Napoli. Ragazzi e ragazze di vari istituti hanno il compito di scrivere un elaborato sui diritti umani e gli autori e le autrici degli scritti più originali avranno la possibilità di prendere parte a un viaggio organizzato in una località simbolo per le istituzioni internazionali.
Il cerchio, insomma, si chiude tornando ad EYE che, negli anni in cui si svolge, fa da coronamento al concorso promosso da Società Umanitaria, Lidu e Sioi in collaborazione con Adu. Quest’ultima è l’associazione che riunisce “ambasciatori” e “ambasciatrici” dei vari anni, andando a costituire un network virtuoso, veicolo di saperi e competenze diverse, guardando al futuro e oltre.