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ERIN BROCKOVICH FORTE COME LA VERITÀ Regia di Steven Soderbergh, con Julia Roberts, Albert Finney, Aaron Eckhart, Marg Helgenberger, Peter Coyote, David Brisbin Drammatico - USA, 2000

Rubrica cinema
A cura di Paola Suardi
10 Mar 2023


Il film è tratto da una storia vera: Erin Brockovich, segretaria precaria di uno studio legale e madre single trentenne di tre figli dopo due divorzi, spinta da curiosità, intraprendenza e senso della giustizia, indaga sulla Pacific Gas and Electric Company che ha contaminato le falde acquifere di Hinkley, una cittadina californiana, provocando tumori ai residenti. Nel 1996, a seguito della più grande azione legale di questo tipo mai condotta, capeggiata proprio da Erin Brockovich e da Ed Masry, il colosso dell’energia è stato costretto a pagare il più ingente risarcimento nella storia degli Stati Uniti: 333 milioni di dollari ai più di 600 residenti di Hinkley (fonte: Wikipedia).

È dunque un film di genere che si inserisce nel filone catastrofe ambientale e denuncia sociale, impegno civile e “Davide contro Golia”, ovvero la gente contro il colosso industriale che ha immesso nelle acque di una cittadina cromo esavalente altamente cancerogeno. Ed ecco emergere tutte le problematiche tipiche: il cinico sistema assicurativo, la pessima assistenza medico-sanitaria, lo strapotere dei titani industriali sulla giustizia, l’ignoranza e la diffidenza del cosiddetto uomo della strada…

Ma è anche la storia di una donna sola, disoccupata, determinata e attraente che si riscatta da una vita economicamente e socialmente precaria. Procurandosi a poco a poco la stima del proprio datore di lavoro e la fiducia degli abitanti che contatta uno a uno bussando alle loro porte, riesce a ottenere la firma di centinaia persone, a intentare causa al colosso e far loro ottenere un risarcimento che sembrava impossibile ma, soprattutto, rende loro giustizia. Sì, Erin è volgare e non lo nasconde - ma forse lo fa per corroborare la propria autostima - ed è anche una donna profondamente onesta, che ha sofferto e soffre e non sopporta di veder soffrire gli altri.
La pellicola è quindi la storia di un’eroina sui generis – non a caso il titolo originario è tutto per lei – a cui Julia Roberts riesce a dare il giusto equilibrio, mettendo in scena tutta l’infaticabile curiosità, testardaggine, fragilità, sfrontatezza e risolutezza della vera Erin Brockovich, e aggiundicandosi l’Oscar per la migliore attrice protagonista. Con buona pace di chi, anche tra i maggiori critici cinematografici, ha tuonato verso una presenza e una scelta di costumi troppo sexy che “distrae” dal principale filone narrativo del film. E questo ci riporta verso una questione annosa, ovvero l’aspetto avvenente che impedirebbe di cogliere altri tratti della personalità… Per non andare fuori tema ci limiteremo a citare la vera Brockovich: “The movie was true and probably 98% accurate. They took very few creative licenses. Yes, I did dress that way. I was actually taken back by the response of many people regarding my wardrobe.” (Il film è reale e direi accurato al 98%. Si sono presi molte poche libertà. Sì, davvero mi vestivo così. A dire il vero sono rimasta sconcertata dalla reazione di molti nei confronti del mio guardaroba). E ancora: “I just dressed that way because it was fun and I liked it. I was taught never to judge a book by its cover. My clothing was nothing more than a cover and I have never thought that anyone was smart or stupid or anything else by the way they chose to dress” (Mi vestivo così solo perchè mi divertiva e mi piaceva, mi hanno insegnato a non giudicare mai un libro dalla copertina e io non ho mai pensato che qualcun fosse sveglio o stupido o altro a secondo di come si vestiva).

Nella realtà, sebbene nel film non se ne faccia cenno, anche la Brockovich è stata male e ricoverata per aver ingerito del cromo esavalente. Torniamo dunque ai danni alla salute causati dalla contaminazione di un bene così alla portata di tutti come è l’acqua del rubinetto: il cromo esavalente irrita il naso, la gola, i polmoni. Un’esposizione prolungata può danneggiare le mucose e causare gravi ulcerazioni, nei casi peggiori degenera in cancro.

Le scorie nelle acque dell’impianto di raffreddamento della Pacific Gas and Electric Company, contenenti questo metallo pesante, vennero scaricate in fosse non rivestite, e quindi non impermeabili, da cui passarono velocemente al terreno e poi alle falde acquifere utilizzate per l’acqua potabile dei residenti o per l’irrigazione dei campi. Nonostante i risarcimenti, i danni alla salute di centinaia di persone furono gravissimi. Oggi Hinkley sta diventando progressivamente una città fantasma, con poche case sparse e ettari di erba alfa alfa piantata per favorire la decontaminazione. L’intera comunità si sta dissolvendo e l’unica scuola è stata chiusa nel 2013.

Paradossalmente, il disastro ambientale è evidente anche se in certa misura invisibile, e il film di Soderbergh è importante per non dimenticare questa vicenda.

Ma in aggiunta al memento e monito sulla necessità di proteggere e rispettare l’ambiente, sulle conseguenze che azioni scellerate verso il pianeta hanno sulla vita dell’Uomo, il film, avvincente e ritmato, ci piace perché il messaggio ispiratore principale di Erin è “mai mollare, per quanto difficile sia la sfida”.

Ricordiamocelo tutti, perché nella sfida al benessere dell’ambiente siamo tutti parte della soluzione.

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