EDUCARE ALLE DIFFERENZE - Storia, rete e approccio educativo

08 Mar 2021

Giulia Rodeschini e Giulia Selmi

Educare alle differenze è un’iniziativa “nata dal basso” e autofinanziata per sostenere la scuola pubblica e laica e per promuovere un’educazione che si fondi sulle differenze come valore e risorsa, non come problema o minaccia. Oggi è una rete nazionale di associazioni, un meeting annuale di autoformazione e cultura educativa delle differenze, un osservatorio permanente sulle trasformazioni politiche e sociali nei contesti educativi.

Il percorso, nato nel 2014 dalle associazioni S.CO.S.S.E., Il Progetto Alice e Stonewall, ha l’obiettivo di dare vita a una stagione di rinascita della scuola da intendere come istituzione capace di contribuire alla costruzione di un’autentica democrazia, garante dei diritti, della libertà e della giustizia sociale, e in quanto tale incompatibile con pregiudizi e ideali di omogeneità ideologica.
Il primo meeting nazionale, lanciato da una lettera aperta delle tre associazioni, è stato un successo inaspettato, che ha portato alle scuole Di Donato di Roma più di 600 persone. Prima programmato sotto forma di assemblea di una giornata, data la grande affluenza, si è trasformato in una due giorni organizzata per tavoli in cui riconoscersi, scambiarsi pratiche e metodologie educative, immaginare forme di resistenza a quello che oggi sappiamo essere stato l’inizio della campagna “anti-gender” che ha fatto del mondo della scuola il suo palcoscenico privilegiato. Negli anni le organizzazioni promotrici sono diventate più di trecento e i 6 meeting nazionali annuali – che hanno attraversato Roma, Bologna, Palermo, Pisa, con l’attesa di arrivare presto anche a Bergamo, dove si sarebbe dovuto tenere il settimo meeting nel settembre 2020 – sono stati frequentati da migliaia di insegnanti, formatori/trici, operatrici/tori del mondo dell’infanzia, dei Consultori Familiari, attiviste dei Centri Antiviolenza, delle Case delle donne, degli spazi sociali, esponenti politico-istituzionali, genitori. Al cuore dei meeting c’è il principio dell’autoformazione: un’occasione di scambio tra chi lavora dentro e insieme alle scuole di ogni ordine e grado. In un contesto istituzionale incapace di rendere il rispetto e la valorizzazione delle differenze un elemento strutturale della scuola e dei contesti educativi, il meeting di Educare si è dimostrato un momento prezioso per la circolazione di saperi e lo sviluppo di metodologie per promuovere la prevenzione della violenza maschile contro le donne, il contrasto agli stereotipi legati a genere e orientamento sessuale, i diritti dell’infanzia, l’educazione sentimentale, l’intercultura.
Dal 2017 Educare alle differenze si è costituita formalmente in Associazione di Promozione Sociale: una rete di associazioni, unica in Italia, che lavora per una scuola capace di costruire cittadinanza, inclusione e uguaglianza. Undici associazioni da sei diverse regioni italiane con vocazione sia territoriale che nazionale lavorano insieme da quattro anni per rilanciare il patrimonio culturale e politico della comunità che si ritrova attorno ad Educare alle differenze: associazioni femministe, un centro anti-violenza, associazioni LGBT+, associazioni culturali con background differenti si sono ritrovate sull’asse comune dell’educazione come pratica cruciale per la trasformazione della società e la valorizzazione delle differenze tutte.
La costituzione dell’associazione nazionale è stata anche l’occasione per stabilizzare un osservatorio su quanto avviene in Italia nell’ambito dell’educazione alle differenze e anche per fare il punto su cosa significa questa ‘etichetta’, troppo spesso usata a sproposito.

Così, attraverso l’analisi dei riferimenti legislativi a sostegno dell’educazione alle differenze e la valorizzazione delle buone pratiche condivise durante i meeting nazionali, abbiamo identificato alcune caratteristiche importanti che secondo noi definiscono interventi e progetti di qualità.
L’educazione alle differenze, in primis, non è una “materia” o un “tema”, ma un approccio trasversale all’educazione che ha l’obiettivo di fornire strumenti critici necessari per decostruire i modelli dominanti legati alle identità di genere, agli orientamenti sessuali, alle provenienze culturali o religiose, alle diverse abilità e disabilità. Rappresenta quindi uno strumento fondamentale sia per favorire la crescita di adulti/e liberi/e e autodeterminati/e, sia per contrastare fenomeni quali la violenza maschile contro le donne, la segregazione formativa di genere, il bullismo omotransfobico, il razzismo, sia per decostruire gli stereotipi e i modelli sociali che sono l’origine di ogni discriminazione. Sebbene i singoli progetti o interventi tendano comprensibilmente a concentrarsi su una questione specifica, è importante cercare sempre di lavorare in un’ottica intersezionale, ovvero prestare attenzione a come le differenze si intersecano nelle biografie di ognuno/a e come questo possa determinare differenti condizioni di disuguaglianza. Per esempio, essere vittima di bullismo omotransfobico è la stessa cosa per un ragazzo/a nativo/a e per uno/a migrante? Porsi domande come questa durante la progettazione educativa o l’esecuzione di un intervento può permettere di renderlo più efficace e inclusivo.

Un intervento educativo efficace si basa su un approccio “decostruttivo”, ovvero utilizza strumenti e metodologie che permettono di accompagnare i/le discenti in una lettura complessa della realtà e delle relazioni. In questa epoca di semplificazioni e ritorno delle dicotomie, l’educazione alle differenze mira invece a fornire strumenti per crescere nella complessità. Allo stesso tempo, questo tipo di intervento è basato sui principi dell’educazione non formale, ovvero prevede modalità interattive e scambi orizzontali in cui i/le partecipanti (che siano bambine/i, ragazzi/e o adulte/i) sono stimolati a partecipare attivamente a partire dalle loro opinioni ed esperienze. Così facendo, è necessario che chi conduce questi interventi (insegnanti, educatori/trici, formatrici/ori) sia disponibile e preparata/o ad un costante lavoro riflessivo su di sé per mettere in discussione i propri stessi stereotipi e modelli. Proprio perché non è un tema o una disciplina, l’educazione alle differenze implica la messa in gioco tanto di chi insegna quanto di chi impara. Per quanto possibile in termini di risorse, infine, un intervento educativo efficace ha bisogno di tempo: la ricorsività degli interventi laboratoriali e lo sviluppo di strumenti per sviluppare pratiche riflessive di lungo periodo tra attori e attrici del mondo scolastico sono elementi molto importanti per costruire consapevolezza e buone pratiche.

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