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È L’AMORE A FARE UNA FAMIGLIA

A cura di Joshua Paveri
24 Giu 2024

Carə lettorə e lettrici, oggi vorrei condividere con voi una riflessione sul tema famiglia, basata sulla mia esperienza personale sia da un punto di vista di ruolo sia da un punto di vista di definizione.

Chi sono? Sono Joshua, classe 1987, Key Account Manager; da oltre 10 anni lavoro nell’ambito della ricerca e selezione del personale con focus verticale sulle categorie protette e professionisti con disabilità e, più in generale, mi occupo di consulenza e formazione sulla Diversity & Inclusion.

Ho l’Osteogenesi Imperfetta, malattia genetica rara che colpisce 1:10.000 natə, e – per questo – faccio da sempre parte dell’Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta; dapprima come socio e, da circa 10 anni, con un ruolo attivo all’interno del Consiglio Direttivo. Attualmente sono Vicepresidente e Communication Manager; questa attività volontaria occupa gran parte del mio tempo libero. La famiglia è il luogo in cui dovrebbe esserci (utilizzo il condizionale perché – purtroppo – non è sempre così) comprensione, serenità, protezione, educazione che, con il tempo, dovrebbero consentirti di acquisire tutti gli “strumenti” affinché tu possa diventare autonomə per costruirti una tua vita indipendente e, a tua volta, una famiglia. Tutti questi “strumenti”, che dovresti acquisire col tempo, non dipendono tanto dalla composizione della tua famiglia né dal fatto che la tua sia una famiglia tradizionale o meno. Infatti, la differenza la fanno le persone che costituiscono il tuo nucleo familiare e gli insegnamenti, i valori e i principi che sanno trasmetterti, l’educazione che ti danno, a prescindere dalle loro caratteristiche, dalla loro sfera affettiva o dal loro orientamento sessuale. Ma questo ruolo può essere svolto esclusivamente da una famiglia “tradizionale”?

Beh, la mia risposta è no!

Io stesso sono cresciuto in una famiglia non tradizionale: non ho mai conosciuto mio padre (non perché sia mancato, ma – più “banalmente” perché non mi ha riconosciuto) così come non ho mai conosciuto nessun membro della sua famiglia.

Ho sempre vissuto in una famiglia allargata, con mia madre ed i nonni materni.

Ebbene, questo non mi ha impedito di assimilare dei valori, ricevere comprensione e protezione laddove ce ne sia stato bisogno e certamente non mi ha impedito di costruire una mia integrità morale, la quale mi ha permesso di muovermi nel “mondo degli e delle adultə” e realizzare il mio futuro, una mia famiglia.

E, a mia volta non ho costruito una famiglia tradizionale, ma partiamo dal principio...Sebbene io abbia sempre avuto, sin da giovanissimo, un grandissimo desiderio di paternità (per poter in qualche modo ricalcare le orme di mia mamma… io e lei, fra l’altro, abbiamo solo 19 anni di differenza), di costruirmi una mia famiglia… ad un certo punto, però, mi sono reso conto che c’era qualcosa che mi tormentava e che tuttavia facevo fatica a comprendere.

Sono passati anni di grandissima lotta interiore, dalla quale non riuscivo ad uscire e non riuscivo nemmeno a trovare il bandolo della matassa!

Poi, un giorno, non so bene come, mi sono reso conto che in me, oltre alla disabilità fisica, coesisteva un’altra diversità.

E dopo un grandissimo lavoro interiore (grazie anche al supporto di professionisti), ho dovuto ammettere – a me stesso in primis – di essere omosessuale.

Questa consapevolezza ha scatenato in me un altro conflitto interiore per via del mio desiderio di paternità. Ma perché le due cose dovevano essere in conflitto? Perché pensare che la mia natura ed il grande desiderio della mia vita, non potessero coesistere?

Beh, agli inizi degli anni 2000 era ancora uno stigma troppo forte poter pensare di costruire – serenamente – una famiglia non tradizionale e al tempo stesso avere dei diritti riconosciuti che ti permettessero di procedere all’adozione.

Con il passare del tempo, crescendo, mi sono reso conto che se da un lato – tutto considerato – sarebbe stato per me molto difficile – se non impossibile – diventare genitore, dall’altro, si sarebbe invece potuta concretizzare la possibilità di costruire un mio nucleo famigliare.

Così è successo: nel 2017 ho conosciuto un uomo che ha dato una svolta alla mia vita! inizialmente temevo che la mia disabilità fosse per lui un ostacolo insormontabile e sarebbe stato motivo di “naufragio” della nostra relazione (è un pensiero che continuavo ad avere, quasi inconscio, ma costante). Poi, un giorno, mi ha posto la fatidica domanda: “Ci ho riflettuto... sarebbe bello se ci sposassimo... che ne pensi?”

In quel momento posso dire di aver trovato davvero una grande serenità e – dopo un po’ di rinvii a causa della pandemia – il 18 settembre 2021 abbiamo coronato il nostro sogno.

Tutto questo per dire che occorre andare oltre lo stigma, cambiare e modernizzare il pensiero, in concetto, “la tradizione”... Qualunque siano le persone che compongono un nucleo famigliare, l’importante è che ci siano valori, principi, rispetto, obiettivi comuni e, ovviamente, un sentimento di amore sincero.

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