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Donne STEM

La testimonianza del Gruppo Chiesi
A cura di Alessio Pappagallo
17 Mar 2024

Donne e scienza, donne e STEM. Secondo l’Annuario Statistico Istat 2022, negli ultimi 5 anni, le immatricolate a corsi di laurea nell’area sono intorno al 21% del totale delle universitarie (mentre per gli uomini la percentuale supera il 40%). Inoltre, anche se le ragazze iscritte a corsi scientifici riescono a ottenere risultati accademici più elevati, i tassi di occupazione e di retribuzione femminili rimangono più bassi rispetto a quelli maschili. Numeri, questi, in contrasto con la realtà di Chiesi, gruppo biofarmaceutico internazionale orientato alla ricerca con sede in Italia a Parma, che opera in 31 Paesi con oltre 6.500 collaboratori. Con più di 85 anni di esperienza, Società Benefit e azienda certificata B Corp, l’azienda sviluppa e commercializza soluzioni terapeutiche innovative nel campo della salute respiratoria, delle malattie rare e delle cure specialistiche. L’impegno del Gruppo a generare valore condiviso per i pazienti, fornendo soluzioni terapeutiche innovative, vede le sue radici nelle attività di Ricerca e Sviluppo (R&S), fondamentali per lo sviluppo di nuove soluzioni attraverso tecnologie e innovazioni all’avanguardia (non a caso l’azienda investe in ricerca il 21,4% del proprio fatturato). E proprio il team di R&S globale è composto da oltre 1.000 persone di cui 687 ricercatori, 65% donne, distribuiti tra il Centro Ricerche di Parma e altri sei importanti centri sparsi in tutto il mondo. Se consideriamo solo l’Italia, dove Chiesi ha il suo quartier generale, le donne in ricerca sono oltre 300.

Ma qual è il percorso che porta una persona a intraprendere una carriera in ambito scientifico? A rispondere è Adele Sansone, Global Regulatory Affairs Specialist, arrivata in azienda nel 2020. «Durante il liceo - racconta - ho avuto modo di frequentare il quarto anno in una scuola superiore statunitense. È stata un’esperienza altamente costruttiva. Mi sono quindi laureata in Farmacia e ho proseguito la mia formazione con un master in Farmacovigilanza e discipline regolatorie del farmaco, che mi ha permesso di acquisire competenze specifiche in questo ambito».

Ma qual è il percorso che porta una persona a intraprendere una carriera in ambito scientifico? A rispondere è Adele Sansone, Global Regulatory Affairs Specialist, arrivata in azienda nel 2020. «Durante il liceo - racconta - ho avuto modo di frequentare il quarto anno in una scuola superiore statunitense. È stata un’esperienza altamente costruttiva. Mi sono quindi laureata in Farmacia e ho proseguito la mia formazione con un master in Farmacovigilanza e discipline regolatorie del farmaco, che mi ha permesso di acquisire competenze specifiche in questo ambito». Claudia Durighello, invece, è laureata in Scienza dei Materiali all’Università di Padova, con una specializzazione che definisce «divisa a metà tra la fisica e la chimica». Durante la tesi ha «potuto viaggiare e lavorare in due diversi acceleratori di particelle, all’Università di Mainz e al CERN di Ginevra». Claudia è in Chiesi dal 2021. Il suo profilo è piaciuto anche grazie alla sua precedente esperienza lavorativa nel campo dei dispositivi medici e del packaging farmaceutico e oggi lavora come Device Lead presso il dipartimento Global Technical Development del Gruppo. Rossana Rocco, Head of Clinical Programs – Global Rare Diseases, spiega invece di essere entrata in Chiesi sei anni fa. È arrivata dopo una breve parentesi nel contesto ospedaliero in cui, a seguito della specializzazione in Nefrologia, si è occupata della assistenza di pazienti affetti da malattie rare, incluse quelle ad interessamento nefrologico: «L’attività di ricerca e l’aspetto scientifico della medicina - rivela - mi interessano da sempre e mi incuriosiva capire quali potessero essere le mansioni e le attività, in ambito farmaceutico, per le quali la figura del medico fosse necessaria e potesse apportare un valore aggiunto».

Tre donne, tre storie diverse, ma sicuramente la medesima ambizione e passione per la scienza nelle sue molte sfaccettature. Una passione che Chiesi cerca di trasmettere alle giovani generazioni, anche attraverso incontri in università e nei licei per spiegare in cosa consiste un percorso professionale in azienda e come può svolgersi. L’interesse e l’attitudine verso l’ambito STEM ci sono, ma probabilmente la mancanza di modelli di riferimento e gli stereotipi non aiutano. La curiosità esiste ma è necessario alimentarla e coltivarla. A confermarlo è Giorgia Volpi, Global Project Leader Rare Diseases, che parla della sua esperienza ai career day nelle università scientifiche: «Quel giorno erano state invitate più aziende a presentarsi ma sbirciando qua e là nell’attesa che arrivasse il nostro turno ho notato le aule semivuote. Con grandissima sorpresa, la nostra aula era affollata. Tra le domande più frequenti, la dinamicità contro staticità del ruolo, così come il collegamento tra studi e applicazione reale sul lavoro».

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