DIVERSOUND | Rubrica Musica - PERCHÉ COSÌ SI NASCE: L’INNO LGBT DI LADY GAGA

08 Mar 2021

Davide Sapienza

Il 26 novembre 2010, durante il suo concerto a Danzica in Polonia, Lady Gaga (al secolo Stefani Joanne Angelina Germanotta, nata a New York il 28 marzo 1986), per sigillare il tour mondiale che l’aveva consacrata a star mondiale, decise di fare un annuncio. Era tempo di svelare l’arrivo del suo secondo album, in uscita l’anno seguente, che come titolo aveva Born This Way (Nata Così); ma questa frase, fece capire, era più di un titolo.

Questa frase era l’atto di consapevolezza che la ventiquattrenne artista statunitense voleva condividere col proprio pubblico, tra il quale c’erano migliaia di persone “nate così”. E dopo avere espresso l’eccitazione per la qualità della musica contenuta nella sua seconda opera discografica, concluse con il concetto chiave di questa svolta: «c’è chi ha ridotto la libertà a uno stereotipo, come se essere liberi fosse tutto lì - come se sentirsi soddisfatti della propria identità sia figo. Dentro Born This Way niente è figo, perché si va oltre una parrucca, il rossetto e il completino; nelle nuove canzoni si parla di quello che ci tiene svegli di notte e che ci spaventa». Cosa spaventava, e ancora spaventa, coloro che la società si ostina a considerare come persone “nate così” – così diverse? La risposta arrivò pochi mesi dopo quando, nel febbraio 2011, venne pubblicato il video della titletrack, Born This Way, un singolo destinato all’enorme successo planetario che tutti conosciamo (al gennaio 2021, su YouTube il video ufficiale di Born This Way ha superato 274 milioni di visualizzazioni). In questo videoclip ufficiale, Lady Gaga decise di presentare una versione extended – lunga oltre sette minuti - della sua canzone, rispetto a quella inclusa nell’album. Parole, musica, immagini si fondevano per riaffermare un messaggio che è l’essenza di Lady Gaga. E fu anche grazie alle parole recitate e scritte da lei, quelle che accompagnano i circa tre minuti extra del video, a far capire che la giovane superstar stava facendo di tutto per non lasciare spazio a equivoci; quella ambiguità spesso imputata agli artisti è in realtà troppo spesso nell’occhio e nell’orecchio – ma soprattutto nella mentalità – di chi giudica e di chi decide quali sono i canoni che delimitano la diversità, come nel caso dell’universo LGBT. Stefani Joanne ci stava dicendo che la sua identità era quella; affermava che Born This Way l’aveva scritta per regalare un inno, prima ancora che una hit, a tutte le persone “nate così”, ma anche alle altre. In fondo, ognuno nasce così, a proprio modo. Il suo talento glielo aveva permesso e per non farcela più dimenticare così inizia la parte cantata: «non importa se ami lui, L-U-I in maiuscolo/Alza le zampe al cielo/Perché sei Nata Così, Tesoro».

Cosa aveva aggiunto alla versione extended del video, Lady Gaga? Utilizzando un registro musicale narrativo che sfila sul crinale tra immaginario, sci-fi e apocalisse, Stefani Joanne ci parla dell’avvento di una nuova era, il luogo immaginario dove il male può essere superato: «...fu questo il principio della nuova razza; una razza all’interno della razza umana; una razza che non conosce il pregiudizio, una razza che non giudica, una razza che conosce solo la libertà, senza confini.» Da quando ero giovane ho sentito dire che le canzoni popolari non cambieranno il mondo: è vero, perché lo hanno già fatto. Nella musica popolare la componente legata all’identità sessuale è presente fin dai suoi albori; da quando la diffusione delle canzoni è diventata planetaria, chi coglie lo zeitgeist ottiene tutto quello che la politica non riesce più a fare: unire, abbattere barriere, aiutare a realizzare i sogni più intimi. Perché se così si nasce, così è giusto essere: «sono bellissima così come sono...sono sul binario giusto tesoro, perché io sono nata così. Non ti nascondere dietro il rimpianto, devi solo amarti e sarai pronta».

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