DISAGIO E CONFLITTO
Il tema della salute mentale e relazionale è uno degli aspetti su cui si focalizza il diversity management in Banca d’Italia. Alcune persone incontrano difficoltà, nel lavoro e nel privato, nel confrontarsi con la complessità, i cambiamenti e, come messo in risalto dalla pandemia, con le incertezze e il senso di precarietà. In Banca d’Italia questo ha sollecitato una crescente consapevolezza sull’esigenza di far evolvere la cornice in cui si inquadra il tema del disagio, prima incentrata sulle attività del servizio di prevenzione e protezione, dei medici competenti e dello sportello di ascolto psicologico esterno (cui ancora oggi il personale può rivolgersi spontaneamente per affrontare situazioni di disagio individuale o familiare).
In generale, la valutazione dello stress correlato al lavoro, svolta sin dal 2010, aveva già evidenziato le dimensioni critiche di alcuni indicatori di contesto e contenuto del lavoro. Le iniziative intraprese negli ultimi anni sono state volte a occuparsi della dimensione gestionale dei disagi e dei conflitti, spostando i riflettori dall’individuo al binomio individuo-organizzazione.
Il punto di partenza è stato quanto affermano l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Organizzazione internazionale del lavoro: salute mentale e lavoro possono essere interconnessi; il contesto lavorativo può supportare la salute mentale ma può anche minarla. Occorre dunque rafforzare gli strumenti a supporto di una sinergia positiva.
Il presupposto per il successo delle iniziative è ovviamente il fattore culturale. Per eliminare lo stigma e la paura che spesso si associano al disagio mentale abbiamo svolto una campagna di comunicazione interna per rendere chiaro a tutto lo staff che in Banca d’Italia consideriamo questi temi qualcosa di cui ciascuna persona deve sentirsi libera di parlare.
È necessario anche un centro di competenze. Da noi se ne occupano il Gestore delle Diversità e il Nucleo D&I perché il tema è connesso con la disabilità e con l’inclusione di ciascuna persona nella propria unicità. Allo stesso tempo, la Banca d’Italia si è dotata delle competenze necessarie, lavorando con consulenti esterne e anche assumendo figure esperte di psicologia del lavoro e psicologia clinica.
Tre le parole chiave su cui sono stati imperniati gli interventi: ascoltare, fare rete, prevenire.
Ascoltare: chi vive un disagio o un conflitto deve poterne parlare con le figure manageriali di riferimento e con persone dell’HR. La postura relazionale dell’ascolto attivo è la base per creare un clima di fiducia in cui le persone possano sentirsi libere di aprirsi. Ascoltare è un atto importante che ci impegna sul piano della relazione.
Fare rete: il disagio di una persona riguarda tutta la comunità di lavoro. Se necessario facciamo dialogare, guidandole e assicurandoci che il confronto sia proficuo, tutte le persone e i livelli organizzativi coinvolti: chi ha un disagio o vive un conflitto, manager, team, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, medici competenti, la funzione delle risorse umane e chi, all’interno di essa, si occupa di D&I.
Prevenire: nella nostra esperienza prima si interviene a sostegno di un disagio o di un conflitto, più sono le probabilità di successo. Abbiamo puntato su interventi di prevenzione primaria per ridurre o evitare a monte l’insorgenza di situazioni di sofferenza, promuovere fattori protettivi, contenere fattori di rischio. Abbiamo utilizzato tutti i canali di ascolto disponibili: employee partner, manager di linea, chi si occupa di inclusione; tutte queste figure hanno seguito o seguiranno una formazione ad hoc per intercettare tempestivamente situazioni di disagio, sviluppare competenze di base per entrare in dialogo e, ove necessario, attivare la rete di supporto. Per il futuro la sfida è individuare, anche in sinergia con le attività di rilevazione dello stress lavoro correlato, eventuali fattori di clima o di organizzazione del lavoro che potrebbero concorrere o facilitare l’insorgenza di disagi o conflitti.
La Banca d’Italia vuole traghettare verso un nuovo paradigma di salute mentale: dal gestire il disagio al prendersi cura della persona attraverso un impegno a rete, per andare oltre isolamento e stigma, costruire una comunità di lavoro che metta al centro il benessere individuale e organizzativo per svolgere al meglio le proprie funzioni istituzionali a servizio della collettività