DENTRO IL MERCATO OLTRE IL MERCATO - Influencer della sostenibilità
A cura della Redazione
Oggi intervistiamo Denis Dollaku, Branch Head di State Street Italia, nostro ospite in una precedente edizione di DiverCity. Denis è stato dal 2000 nell’area del Corporate Audit della sede di Boston, si è poi trasferito a Londra, Francoforte e Monaco. A Milano dal 2011, è al vertice della Branch italiana dal luglio 2019. Insieme a lui incontriamo Antonio Iaquinta: Head of Institutional business in Italia, nonché Branch Manager di State Street Global Advisors a Milano. Entrato in State Street Global Advisors nel 2008, Antonio si è da subito focalizzato sullo sviluppo del business istituzionale in Italia.
Denis, nello scorso incontro hai parlato di Inclusion&Diversity, oggi trattiamo di sostenibilità: vi piace distinguervi su ‘temi caldi’ del momento?
DD: Siamo convinti che l’essere sostenibili come azienda, nonché la promozione della sostenibilità dell’intero sistema, sia il tema del momento e non più rinviabile. Ci riteniamo un’azienda responsabile: ogni nostra decisione e azione viene intrapresa sulla base di un principio di responsabilità, verso il mercato e verso la collettività. Siamo una realtà radicata in contesti locali in diversi Paesi del mondo: questo significa che siamo una realtà ‘Globale’ e come tale interessata a temi che riguardano popolazioni sparse per il globo ma allo stesso tempo interconnesse: interessi, valori, timori e speranze, rischi e possibilità di riscatto sono sempre più simili e intrecciati.
Cosa significa per un ente finanziario parlare di sostenibilità? Rischia di essere una parola vuota, una ‘moda’ per far colpo sul mercato e sugli investitori?
DD: Non è una moda, e nel modo più assoluto non è una parola vuota. Ci confrontiamo sempre di più con clienti, investitori che chiedono di investire in soluzioni sostenibili e di escludere investimenti incompatibili con i loro valori, senza rinunciare ai risultati finanziari. Conciliare profitto e sostenibilità significa assumersi le proprie responsabilità vis-à-vis con i clienti e le generazioni future. Inoltre, siamo convinti che il tema della sostenibilità debba essere contenuto nella strategia a lungo termine di qualunque azienda. Bisogna scegliere da che parte stare: ne va della tenuta del sistema e del nostro futuro.
Come viene declinata la sostenibilità in ambito finanziario?
DD: Oggi si parla di ‘Fattori ESG’: Environmental, Social, Governance. State Street ritiene che la tutela dell’ambiente e il tema dei rischi ambientali (Environmental) debbano essere messi al centro anche in un settore come quello degli investimenti finanziari. Oggi con il mondo alle prese con la crisi generata dalla COVID-19 i temi ambientali sembrano passare in secondo piano eppure, in questa babele di notizie tragiche quotidiane, ci accorgiamo che le nostre strade deserte sono pulite, l’aria priva di agenti inquinanti: era necessaria una pandemia per renderci conto di quanto il clima sia un tema centrale?
Oltre all’ambiente, la tematica del Gender Gap, del benessere delle persone, della promozione dei talenti e, infine, il tema della Governance, sono al centro delle nostre azioni: la necessità di avere un board responsabile, una classe di manager indipendente e competente, deve diventare fattore comune per le aziende. Le azioni nel presente e i valori di lungo termine possono essere raggiunti solo attraverso il consapevole rispetto dei fattori ESG.
Antonio, la tua attività è principalmente dedicata a questi temi. ESG si traduce in una specifica politica di investimenti?
AI: Il modo in cui indirizziamo gli investimenti è sempre più orientato ad una alta presenza di fattori ESG. Per State Street si tratta di investire responsabilmente ma anche di agire responsabilmente: cerchiamo di svolgere il nostro ruolo fiduciario fornendo esempi concreti al mercato, dando prova della nostra leadership che assumiamo a livello globale, leadership di pensiero e d’azione che ha un impatto sui mercati e sulla realtà che viviamo ogni giorno. Vogliamo cercare di andare oltre il semplice ‘investire sostenibile’.
DD: Nel documento Climate Change Initiative 2019* noterete un numero significativo di progetti ai quali State Street ha partecipato in tema di salvaguardia del clima: ci siamo impegnati - dagli Stati Uniti alla Polonia nella riduzione dell’uso di combustibili fossili; in India abbiamo partecipato a un progetto per la riduzione dell’uso della plastica e molto altro.
Ho letto riguardo a un programma chiamato ‘Stewardship’. Questo significa assumersi un ruolo di guida.
AI: State Street è uno dei leader globali nel settore della finanza, questo vuol dire che è in grado di esercitare un ruolo di primo piano su tutto il settore degli investimenti e dell’industria: ragioniamo e agiamo consapevoli del nostro ruolo fiduciario all’interno di un sistema interconnesso e complesso fatto di finanza, industria, istanze dei regulator e veri e propri driver dei fattori ESG. Attraverso la partecipazione e l’esercizio del voto nelle assemblee degli azionisti, i contatti one to one coi membri dei board (engagement), dialoghiamo con migliaia di aziende, le orientiamo alla trasparenza e alla comunicazione delle proprie politiche ambientali, stimoliamo azioni in tema di Gender Gap. Ci proponiamo come un player attento e credibile quando si parla di ESG, poiché siamo fermamente convinti che i temi ESG rappresentino un approccio per creare valore di lungo periodo per investitori ed aziende.
Con risultati tangibili?
AI: Dal 2017, anno della nostra Fearless Girl campaign, con la quale abbiamo voluto stimolare il mondo della finanza sulla tematica del Gender Gap, il nostro impegno a far sì che sempre più donne siano incluse nei board delle aziende ha dato risultati estremamente significativi. Il 49% delle 1384 aziende cui abbiamo rivolto la campagna di sensibilizzazione ha inserito donne nei propri CdA, riconoscendo i benefici di Board diversificati per la performance dell’azienda stessa.
Una parete di fiori con il numero 681 è stata posta dietro la statua della Fearless Girl in occasione dell’International Women Day, quest’anno, per ricordare i risultati ottenuti ma non come un punto di arrivo, bensì ad indicare il percorso sin qui intrapreso e ancora da perseguire, per noi e per tutti.
DD: Lo stesso vale per il nostro impegno sull’ambiente, dove abbiamo chiesto e ottenuto da numerose aziende un impegno a sostenere una politica di lungo termine che tenga in considerazione il tema della tutela ambientale, ma anche un impegno alla trasparenza comunicativa circa le proprie pratiche interne di tutela del benessere psicofisico dei dipendenti.
So che realizzate un’attività di studio teorico in tema di sostenibilità.
AI: Il report annuale sull’attività di stewardship** ci consente di mostrare alle nostre controparti dati concreti e “spingere” sulle loro best practice: a partire dalle mancanze e criticità, non solo dai progressi. Dal 2019 abbiamo istituito l’“R-Factor”, il fattore Responsabilità. Si tratta di un vero e proprio score con il quale misuriamo l’attenzione delle aziende verso il mercato in termini di sostenibilità, trasparenza di investimenti e buone pratiche: insomma, valutiamo anche con punteggi bassi e se non vediamo buoni risultati, indirizziamo alla sostenibilità, dialoghiamo per favorire un miglioramento e in ultima istanza interveniamo col nostro voto alle assemblee. Attraverso il nostro team dedicato costruiamo studi e report e, dati alla mano, agiamo.
Antonio ha usato la parola ‘pratiche’.
DD: La promozione dei fattori ESG è un’attitudine prima ancora che una richiesta di mercato. La nostra pratica parte dal basso, dalla selezione e tutela dei talenti, per i quali abbiamo studiato un programma globale chiamato BeWell, che si avvale della consulenza di medici, nutrizionisti, psicologi per promuovere la salute psico-fisica delle persone, a partire da una corretta alimentazione fino ad arrivare alla preservazione di un ambiente lavorativo dove la gestione dello stress è supportata costantemente, anche e soprattutto in tempi critici, come quello che stiamo vivendo.