AMBASCIATORI DELL'INCLUSIONE
A cura della Redazione
Seltis Hub, società controllata di Openjobmetis – la prima e unica Agenzia per il Lavoro quotata in Borsa Italiana – ha recentemente ampliato la propria offerta di servizi con l’ingresso della Business Line Jobmetoo, piattaforma online dedicata al reclutamento e alla selezione di persone con disabilità e appartenenti a categorie protette.Oltre ad essere una piattaforma online altamente accessibile per la condivisione di offerte di lavoro, Jobmetoo ricerca e seleziona attivamente i candidati, ed è specializzata in progetti di inclusione e formazione pensati per le aziende. Nel 2013 Daniele Regolo, Founder di Jobmetoo, ha trasformato la propria esperienza personale in un servizio che si propone di aiutare le persone con disabilità e facenti parte delle categorie protette a mettere in campo il proprio talento nel mercato del lavoro.
Cosa ti ha spinto a ideare una nuova modalità per favorire e semplificare la ricerca di lavoro per le persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette?
Jobmetoo è frutto delle mie esperienze di vita. Mi sono laureato in Scienze Politiche nel 1996 e mi sarebbe piaciuto intraprendere una carriera internazionale. Fortunatamente, ora sono stato anche nominato Ambassador D&I in Seltis Hub, quindi posso dire di aver chiuso il cerchio in questo senso! All'inizio del mio percorso di carriera ho affrontato molte difficoltà a causa di una sordità profonda. Me la sono cavata con la lettura delle labbra fino a quando mi sono laureato e ho iniziato a lavorare, ma fino a pochi anni fa, l'udito e la capacità di usare il telefono erano a volte le uniche qualifiche necessarie per certi lavori – lo dico per sottolineare quanto si pensava che la mia sordità fosse invalidante. Ho passato molti anni tra un lavoro a breve termine e un altro. Poi finalmente arriva la proposta che avrebbe potuto rappresentare una svolta nella mia carriera professionale: vengo assunto a tempo indeterminato in una azienda sanitaria come dipendente pubblico. Paradossalmente questo avvenimento è stato più controproducente che positivo perché sono stato collocato in uno sportello di front office. Mi piace stare a contatto con la gente, ma la mansione che mi avevano assegnato richiedeva di compilare cartelle cliniche e l’udito doveva essere quindi un prerequisito. Facevo molta fatica e alla fine, ho scelto di rassegnare le dimissioni. Molte persone hanno preferito non comprendere il perché della mia scelta e mi hanno voltato le spalle pensando che avessi rinunciato ad un’importante opportunità. Non mi sono dato per vinto e nel 2013 ho fondato Jobmetoo, con l’idea di creare una realtà nuova, di riferimento sia per i candidati con disabilità che per le aziende. Sono da sempre consapevole delle preoccupazioni che le aziende hanno nei confronti dei dipendenti con disabilità, quindi ho cercato una via per rassicurarle ed essere un punto di contatto per loro. Accolgo le loro esigenze, i loro dubbi e offro un punto di vista diverso in tema di assunzione di personale. Ma Jobmetoo è anche un porto sicuro per i candidati - non un luogo dove approdare, ma anche da cui salpare. É stato un processo bello di crescita, poi nel 2020 Jobmetoo è entrata in Openjobmetis e nell’aprile 2021 è diventata una nuova Business Line di Seltis Hub.
Quest’ultimo step, che Alexis Sottocorno, Direttore Generale di Seltis Hub, vi racconterà, è stato in un certo senso la finalizzazione dell’idea della start-up che avevo fondato nel lontano 2013.
Alexis Sottocorno, potresti spiegarci come l’ingresso di Jobmetoo sia coerente con la mission e i valori di Seltis Hub?
È sempre bello ascoltare la storia di Daniele ed è davvero un arricchimento poter avere lui e il team di Jobmetoo in Seltis Hub.
Come si combinano Jobmetoo e Seltis Hub?
Jobmetoo si unisce a 3 business line di cui già si caratterizza Seltis Hub (Seltis, Meritocracy e UNA Forza Vendite), che mi preme ricordare, è una realtà ancora giovane, nata solo a novembre 2020, ma con storie ed esperienze consolidate. Seltis Hub è un'azienda inclusiva: che racchiude al proprio interno mondi differenti. Le persone che appartengono alle categorie protette conoscono Jobmetoo come partner affidabile, un partner che con l’ingresso in Seltis Hub, che può offrire una gamma ancora più ampia di servizi e ampliando l’orizzonte delle opportunità occupazionali. Daniele ed io lavoriamo molto bene insieme perché abbiamo una mission comune in tema di diversità e inclusione, che è quella di cambiare cultura organizzativa delle aziende partendo dall’interno, nella convinzione che si possa sempre fare di più e meglio. Il ruolo di Daniele come Ambassador D&I riguarda proprio questo tema. Siamo attori importanti nei cambiamenti culturali a cui assistiamo ogni giorno e domani dovremo esserne sempre più protagonisti.
Daniele, come hai visto cambiare gli approcci all'inclusione della disabilità nel mercato del lavoro in questi ultimi anni?
I cambiamenti avvenuti in Italia in questi ultimi dieci anni derivano dal fatto che numerose politiche di diversità e inclusione vengono ancora percepite come moralmente obbligatorie. Inizialmente, quindi, le aziende si approcciano alla tematica con questo senso di obbligo normativo, ma successivamente si rendono conto che assumere persone con disabilità porta effettivamente valore all'azienda: non solo hanno le giuste skill professionali, ma contribuiscono anche alla coesione aziendale, generando maggiore produttività. Quando le aziende si rendono conto che ci sono tante risorse con disabilità che possono fare la differenza all’interno del contesto aziendale, tornano da noi per ricercare nuovi candidati. Un altro aspetto importante che ci ha sorpreso è stato renderci conto del gran numero di persone ambiziose di crescere che desiderano cambiare lavoro: persone con disabilità che vogliono fare carriera e crescere professionalmente. Anche questo è un segno che i tempi cambiano: non solo per le aziende, ma anche per chi è in cerca di crescita professionale.
Come si definisce un posto di lavoro accessibile e inclusivo?
Noi siamo convinti che tutti siamo disabili rispetto a qualcosa. Siamo tutti diversi in qualche modo. Quindi crediamo che l’inclusione della disabilità sul posto di lavoro passi necessariamente dal dotarci di una visione di normalità. Normalità è la parola chiave. L’eccezionalità sta nella normalità. Una persona in carrozzina, cieca, sorda, che ha un altro tipo di disturbo – è una dimensione eccezionale nella sua normalità. Dobbiamo ricordare che la disabilità è una parte di tutta la nostra complessità.