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COME VEDI IL TUO DOMANI?

A cura di Michela Offredi
01 Gen 2024

Alla domanda risponderanno circa 200 giovani, fra i 18 e i 35 anni, nell’ambito di una ricerca sulla visione del futuro e delle opportunità nelle nuove generazioni di italiane e italiani. L’analisi è promossa da BCG - Boston Consulting Group e WeWorld

Ci sono confini imposti dalla società, da barriere economiche, geografiche, dalla mentalità comune. E poi ce ne sono di più interni, forse più celati, che nascono, ad esempio, fra le pieghe della nostra esistenza e sono delimitati dal nostro percorso di vita, dalla nostra provenienza, dal genere di appartenenza, dalla famiglia da cui veniamo. Sono confini diversi, ma ugualmente difficili da scavalcare, da affrontare, e forse ancor prima difficili da conoscere e riconoscere. Queste difficoltà risultano maggiori per coloro che hanno identità sociali composite come, ad esempio, i figli e le figlie di persone immigrate in Italia. Giovani che, pur essendo nati in Italia, hanno ereditato un vissuto migratorio che può, in certi casi, costituire un fardello agli occhi della società. Per questo Boston Consulting Group (BCG), la società di consulenza strategica che vanta 90 uffici in 50 Paesi fra cui l’Italia, e WeWorld, l’organizzazione italiana presente in 27 Paesi per garantire i diritti a tutte le persone a partire dalle comunità più vulnerabili, hanno deciso di dare vita a una ricerca sulla visione del futuro e delle opportunità nelle nuove generazioni di italiane e italiani.

«L’indagine è stata avviata alla fine del 2023 e il report sarà pronto nei primi mesi del 2024 - dichiara Sara Taddeo, DE&I senior manager di BCG -. L’intento è quello di investigare quale visione del futuro abbiano le nuove generazioni di italiani e italiane e quanto la percezione dell’identità sociale - rispecchiata dal contesto e anche interiorizzata dalle e dai giovani - incida sulle opportunità in ambito educativo e lavorativo. L’identità sociale viene affrontata con una prospettiva intersezionale, tenendo conto delle diverse componenti della persona, a partire proprio dalle sue origini culturali, dal background migratorio e dal genere». 

Inizialmente la ricerca si compone di una «desk analysis», basata su fonti secondarie accreditate (ISTAT, UNAR, AlmaLaurea, ecc.) per inquadrare le opportunità offerte e concesse ai giovani dal background migratorio nel nostro Paese. «La parte inedita del lavoro invece - prosegue Martina Albini, coordinatrice del Centro Studi di WeWorld - si concentra sul vissuto e sulla visione che le persone intervistate hanno del futuro ed è composta da un’indagine quantitativa realizzata su un campione di 200 individui, di età compresa fra i 18 e i 35 anni, attraverso una consultazione online e aperta a tutto il territorio nazionale». Si è deciso poi di discutere i risultati dell’indagine all’interno di focus group e attraverso interviste per cogliere le sfumature e le storie personali che il dato quantitativo non può restituire. Si è scelto inoltre di realizzare i focus group nelle sedi BCG insieme alla popolazione aziendale, con il supporto del team di WeWorld e di In-Formazione, associazione universitaria che crea una connessione tra persone con background migratorio e aziende, e che collabora da qualche anno con BCG. 

«Abbiamo voluto fortemente la realizzazione di questa indagine - continua Taddeo -  perché crediamo che il tema delle migrazioni sia cruciale a livello sociale e che abbia una fortissima ripercussione sulla scelta dei percorsi di studio e dell’accesso alle professioni. Già da qualche anno lavoriamo per creare una pipeline di talenti che porti diversità nella composizione della nostra popolazione aziendale. È una direzione che vogliamo intraprendere con maggiore determinazione perché siamo convint* che su questo terreno si giocherà il futuro della ricerca e della gestione dei talenti. Abbiamo scelto WeWorld come partner perché è una realtà capace di creare impatto sociale e perché crediamo che sia fondamentale, come impresa, confrontarsi e lavorare insieme a chi si muove sul territorio». 

Molto soddisfatti dell’iniziativa anche in WeWorld: «Il nostro lavoro in Italia, e nel mondo, si concentra primariamente sui processi di empowerment e agency delle persone che raggiungiamo con i nostri progetti. L’idea è far sì che le persone possano realizzarsi, superare quei limiti, quei confini, imposti dalla società o autopercepiti. In questo senso, l’indagine che realizzeremo insieme a BCG è assolutamente in continuità con i valori della nostra organizzazione - conclude sempre Albini -. L’obiettivo è proprio questo: far emergere le storie delle nuove generazioni di italiane e italiani, voci che troppo a lungo sono state invisibili e ridarvi centralità. Queste storie possono essere d’ispirazione per le future generazioni per spingerle a immaginare, prima ancora di costruire, un futuro diverso». 

WEWORLD, DALL’ITALIA AL MONDO. E RITORNO

WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario per garantire per garantire i diritti a tutte le persone a partire dalle comunità più vulnerabili. I progetti di WeWorld - 165 progetti in 27 Paesi inclusa l’Italia - mettono al centro chiunque sia ai margini, geografici e/o sociali, promuovendone lo sviluppo umano ed economico, affinché possa autodeterminarsi e diventare protagonista del proprio cambiamento. Con oltre 10 milioni di beneficiari diretti e 54 milioni di beneficiari indiretti WeWorld si occupa di diritti umani, aiuti umanitari, sicurezza alimentare, acqua, igiene e salute, istruzione ed educazione, sviluppo socio-economico e protezione ambientale, educazione alla cittadinanza globale e volontariato internazionale. 

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