CO-HOUSING

03 Ott 2021

Una lieta condivisione di spazi, speranze e bisogni

“Vedevo gli anziani della mia parrocchia tristi. Erano ancora in grado di arrangiarsi da soli nonostante l’età, ma mancava loro qualcosa per essere felici. Da lì, ho sentito la necessità di dar vita al co-housing: appartamenti che permettessero loro di essere ancora indipendenti, ma con spazi in comune e la possibilità di relazionarsi tra loro”.

Don Natalino Pedrana, parroco di Rovellasca, comincia così a raccontarci del suo progetto di inclusione, di ciò che ha già fatto e di ciò che vorrebbe realizzare. Tutto parte dall’idea di destinare alcuni spazi inutilizzati dell’oratorio a un progetto di co-housing; nascono così i primi cinque appartamenti, con diversi spazi comuni per favorire la socializzazione e che ospitano, oltre agli anziani, anche due studenti universitari. Mentre i primi usufruiscono di un affitto agevolato e di un centro diurno dove svolgere attività ricreative, agli studenti viene concesso gratuitamente un appartamento a condizione che aiutino e assistano gli anziani in caso di necessità.

Proseguendo nel racconto coinvolgente, Don Natalino narra come, dal continuo scambio tra due generazioni apparentemente così distanti, nascono in realtà rapporti di amicizia e di affetto gratificanti per entrambe le parti.

Questo “super parroco” ha iniziato l’opera di costruzione di una seconda struttura che ospiterà altri otto appartamenti e un giardino aperto all’intera comunità, pensato proprio come luogo di inclusione e di incontro, nonni e bambini insieme.

DON NATALINO PEDRANA
parroco di Rovellasca

La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca onlus, che si occupa di promuovere il dono per migliorare la qualità della vita della comunità locale (www.fondazione-comasca.it), ha subito preso a cuore il progetto attivando una campagna di raccolta fondi in suo favore. L’obiettivo della Fondazione è ora quello di far diventare il progetto di Rovellasca un esempio da “esportare”; la popolazione è in continuo e costante invecchiamento ed è, quindi, necessario dare agli anziani l’opportunità di vivere meglio, con costi molto ridotti (rispetto alle RSA, ad esempio)
ed evitando loro la terribile esperienza di sentirsi invisibili.

La signora Onorina, ospite della struttura e Davide, giovane universitario, hanno voluto raccontare la propria esperienza.

Perché hai deciso di aderire a questa iniziativa?
D: Sono uno dei due custodi che, dal settembre scorso, vivono qui. Ho aderito a questa iniziativa grazie a Giacomo, mio amico e attuale coinquilino, che all’inizio dell’estate stava cercando un appartamento vicino a Milano. Così, ha provato a coinvolgermi in questa esperienza e io ho raccolto “la sfida” con entusiasmo.
O: Sapendo di questa bellissima iniziativa, ho deciso di trasferirmi perché amo socializzare e volevo avvicinarmi al centro del paese.


Cosa ti piace più del co-housing?
D: Il co-housing è una realtà davvero molto bella perché ti permette di avere dei vicini di casa per i quali non solo sei una sicurezza, ma anche un nipote acquisito. Inoltre per noi, giovani e studenti, risulta perfetto avere le comodità di un appartamento vicino a Milano pagandone “il prezzo” con un servizio utile alla comunità.
O: Il fatto di non vivere da sola; avere l’ascensore, il cibo pronto a mezzogiorno e alla sera, e l’assistente di notte.

Qual è un ricordo bello di questa esperienza?
D: Uno dei ricordi più belli è una pizzata con gli ospiti e alcuni loro amici. Oppure momenti di semplice quotidianità, come quando prendiamo il caffè o chiacchieriamo e scherziamo: sta proprio qui la bellezza del co-housing.
O: Uno dei ricordi più belli che mi viene in mente è il festeggiamento dei compleanni tutti insieme.

Consiglieresti ad altri questa esperienza?
D: Certo, consiglio questa esperienza a chiunque voglia provare a convivere con un amico o un’amica ma, allo stesso tempo, sia disposto a dedicare qualche momento della propria giornata a chi ne ha bisogno. Così facendo si vive a pieno l’esperienza di scambio tra due diverse generazioni, arricchendosi reciprocamente.
O: Lo consiglierei perché per noi anziani la compagnia è importante ma allo stesso tempo possiamo essere autonomi e liberi di fare ciò che vogliamo.

Vuoi fare un appello a chi ci legge?
D: Invito tutti a donare affinché vengano costruiti altri appartamenti, per permettere agli anziani di non vivere in solitudine gli ultimi anni. La solitudine può essere più dolorosa di tante altre malattie. Inoltre, queste realtà consentono a un anziano ancora autosufficiente di poter vivere in una struttura costruita a sua misura.
O: Attualmente gli alloggi sono pochi e, per poter accontentare il maggior numero di persone possibili, c’è la necessità di creare altri appartamenti. Aiutateci, donare arricchisce tutti.

Per lanciare la nuova campagna di raccolta fondi è stata realizzata una video intervista dal regista Paolo Lipari, attraverso le testimonianze degli ospiti che risiedono nel co-housing e che ne sono diventati i migliori rappresentanti dei benefici. Hanno aderito persone note, come Davide Van de Sfroos, Andrea Vitali e Beppe Bergomi, da sempre al fianco della Fondazione.

Chiunque volesse contribuire al progetto, può donare al seguente link: https://dona.fondazione-comasca.it/cohousing/

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