Chiara Bucello: inclusione per le persone sorde
Ti va di presentarti, raccontarmi qualcosa di te e della scoperta della tua sordità?
Sono Chiara, ho 31 anni e utilizzo un impianto cocleare. La mia sordità è stata scoperta in giovane età, e col tempo ho sviluppato una consapevolezza sempre più profonda di cosa significhi essere sorda. Ho imparato a gestire le sfide che la società impone alle persone sorde, e questo mi ha portata a dedicarmi all’inclusione e all’accessibilità, che sono diventati temi centrali nel mio percorso personale e professionale.
“The Deaf Soul” è un progetto straordinario.
Qual è l’obiettivo principale?
“The Deaf Soul” è nato da un’idea di Ludovica Billi, che mi ha proposto di lavorare insieme a questo progetto. È iniziato come un gioco, ma con il tempo è diventato un punto di riferimento sia per le persone sorde sia per quelle udenti che non avevano mai avuto un contatto diretto con la comunità sorda. L’obiettivo principale è creare uno spazio di dialogo inclusivo, dove la sordità viene vista come una parte della diversità umana, e non come una limitazione.
Il mondo sta diventando sempre più consapevole dell’importanza dell’inclusività. Quali sono, secondo te, le sfide più grandi che le persone sorde affrontano ancora oggi nella società e nel mondo del lavoro?
E quali passi concreti ritieni necessari affinché gli spazi pubblici e digitali siano più inclusivi per le persone sorde?
Le persone sorde affrontano ancora barriere, specialmente nel lavoro e nella comunicazione. La mancanza di sottotitoli, interpreti e tecnologie assistive limita la loro partecipazione. È importante che aziende e istituzioni investano in soluzioni come sottotitoli in tempo reale e interpreti LIS per rendere gli spazi pubblici e digitali più inclusivi.
Vorrei anche sottolineare che per molte famiglie l’impianto cocleare rappresenta una possibilità che può migliorare la qualità della vita, offrendo al bambino o alla bambina maggiore autonomia. Tuttavia, è importante ricordare che ogni percorso è unico e che ci sono tante strade per vivere la sordità. L’importante è che le famiglie si sentano supportate e possano fare la scelta più adatta alle loro esigenze, sapendo che ci sono diverse opzioni che possono fare la differenza.
Ti va di raccontarmi un momento particolarmente significativo nel tuo percorso di attivista?
Uno dei momenti più significativi nel mio percorso di attivista è stato vedere crescere “The Deaf Soul”. Ogni volta che qualcuno, sia sordo/a che udente, mi ha raccontato di come il progetto abbia cambiato la sua percezione sulla sordità o abbia aiutato a superare delle barriere, ho capito che stavamo facendo la differenza. Questo impatto reale sulle vite delle persone è ciò che rende il mio lavoro così importante per me.
Il tema dell’inclusione intersezionale è sempre più discusso. Come possiamo costruire alleanze più forti tra diversi gruppi che affrontano varie forme di discriminazione?
Per costruire alleanze più forti tra gruppi che affrontano discriminazioni diverse, è necessario creare spazi di dialogo in cui le persone possano confrontarsi senza pregiudizi. La chiave sta nell’ascolto reciproco e nella solidarietà: riconoscere che la lotta per l’inclusione deve essere condivisa e che solo attraverso un impegno collettivo possiamo abbattere le barriere che ci separano.
Come vedi il ruolo delle persone alleate? Quali azioni specifiche possono intraprendere per sostenere la causa delle persone sorde?
Le persone alleate sono fondamentali per dare visibilità e promuovere l’accessibilità. Devono ascoltare, supportare e lavorare insieme alle persone sorde per abbattere barriere e pregiudizi, senza parlare al loro posto. È importante anche sottolineare che chi diventa sordo/a in età adulta non deve sottovalutare le proprie esigenze, ma può considerare l’uso di impianti cocleari e protesi acustiche, senza vergognarsi di cercare il supporto necessario.
Come è nata l’idea di scrivere il libro “Facciamo rumore” insieme a Ludovica Billi? Qual è il messaggio più importante al suo interno?
L’idea del libro “Facciamo rumore” è nata dal desiderio di raccontare le nostre esperienze e sensibilizzare le persone sui temi della sordità. Con Ludovica abbiamo voluto creare un testo che non solo informasse, ma che potesse anche ispirare un cambiamento concreto. Il messaggio principale è che la sordità è una diversità che va valorizzata, accolta e integrata, e non vista come un ostacolo.