CHI ERA LARA, PRIMA?
Prima di incontrare lui, Lara era una persona normale con una vita piena. Amava ballare, passare dalla movimentata allegria della compagnia ai momenti più solitari, interiori e riflessivi, vivendo a pieno esperienze ed emozioni. Poi si è innamorata dell’uomo che sarebbe diventato suo marito ed è tutto cambiato.
Cosa ti ha attratto di lui?
Mi ha colpita la sfrontata determinazione dei suoi sentimenti, unita ad una delicatezza ed un animo nobile, quasi d’altri tempi. In poco tempo si è mostrato essere la persona perfetta per me, quella che mi permetteva di essere autentica e che rendeva la mia vita migliore. Tutto di lui sembrava essere cucito sulla mia vita e sulla mia pelle: non avevo alcun dubbio che fosse la persona migliore che potessi incontrare.
Quando ti sei accorta che qualcosa non andava?
C’è voluto tanto tempo per riuscire a rendermi conto di cosa stesse realmente succedendo e di chi avessi accanto. Si fa l’errore di pensare che la violenza riguardi “solo” calci e pugni, ma c’è una forma di violenza ancora più difficile da riconoscere, persino per chi la vive: quella psicologica, emotiva ed economica. Inizia lentamente con l’allontanamento dalle persone a te care, con lo svilimento e la privazione dei tuoi interessi e passioni, con continui giudizi, critiche, umiliazioni. Una svalutazione continua, fatta di ricatti, insulti, controllo, inganni, punizioni e minacce che ti confondono perché, mentre ti distruggono, proprio un attimo prima che tu reagisca, si trasformano in scuse, promesse. Così ritorni a quei momenti felici ed incantati nei quali lui è di nuovo quella persona meravigliosa che ti ha fatto innamorare. Con la sua abilità nel ribaltare sempre le situazioni, ti induce a sentirti responsabile di quei suoi comportamenti, a dubitare di te stessa, a sentirti sbagliata, incapace, insicura, visionaria, malata e persino folle. Una volta avviato, questo processo diventa un’inesorabile escalation di drammi sempre più psicotici e sempre più agiti: alle urla e agli insulti seguono scatti d’ira che trovano sfogo prima sugli oggetti, poi con il passare del tempo, arrivano a te. Ci vuole veramente tanto tempo, tanta disperazione e tanto coraggio per riuscire ad aprire gli occhi e vedere la realtà per quella che è: una psicosi che non lascia scampo. Ma era mio marito ed io avevo giurato che mi sarei presa cura di lui: ho cercato di aiutarlo con ogni mezzo, nonostante lui vivesse nella negazione più totale del problema, proiettandolo su di me. Ogni volta, si ricominciava tutto da capo.
Come hai fatto a non accorgertene prima?
Questa è la domanda più dolorosa che pongo a me stessa, perché implica la mia responsabilità nell’essermi messa in questa condizione. Genera senso di colpa e profonda vergogna. Credo che una persona sana mai potrebbe immaginare simili forme di inganno, manipolazione, prevaricazione e violenza.
Come hai reagito?
Solo quando ho realizzato che anche i miei figli erano in pericolo, sono scappata e non mi sono più voltata indietro. Mi sono rivolta ad un Centro Antiviolenza, che mi ha aiutata a maturare la consapevolezza che non si può salvare chi non vuole essere salvato e che non avevo altra scelta che la separazione. Mi sono rivolta al tribunale, sicura che avrebbe fatto luce sui fatti inconfutabili e ben evidenti, ma il magistrato, pur riconoscendo i problemi e la pericolosità del soggetto, ha archiviato il caso, cosa purtroppo non infrequente. Così ho fatto ricorso in corte d’appello per portare avanti il procedimento penale a carico del mio ex marito: è iniziato un calvario fatto di vessazioni, distorsioni dei fatti, manipolazioni, dissertazioni volutamente distruttive, perizie false e screditanti nei miei confronti al fine di favore la rivalutazione del ruolo paterno in nome della bigenitorialità. Sotto il ricatto dell’affidamento dei bambini, ho dovuto ritirare tutte le denunce e imbavagliarmi: non potevo rispondere, difendermi, dimostrare, nemmeno respirare. Sono stati gli anni più dolorosi della mia vita: ho dovuto difendere me e i miei figli da chi dovrebbe tutelarci e lottare con tutta me stessa per riuscire a smentire quelle false accuse. Il mio ex marito ne è uscito immacolato ed è stato reso ancora più potente: sa che può tutto e ne approfitta per tormentarmi, strumentalizzando i nostri figli. Mi sono sentita cementata viva da false accuse: sono rimasta imprigionata per tanto tempo, nel dolore, nell’incredulità, nella solitudine, nella vergogna, nel terrore, nel timore di non essere creduta.
Quando hai iniziato a capire che potevi uscirne?
L’incontro con Igor Suran, il Direttore Esecutivo di Parks, ha rappresentato per me l’inizio di un lento e lungo processo di trasformazione interiore: ho compreso che il disagio, l’isolamento e la sofferenza che io ho provato sono comuni a tante persone. Tutti noi abbiamo la necessità di essere ascoltati, riconosciuti e accolti… prima di tutto da noi stessi. È importante condividere, anche nei momenti più difficili: ho perso tante persone in questo cammino; ho sentito la solitudine e l’abbandono. Non tutti sanno capire, non tutti vogliono esserci ed è doloroso. Ma se non ti chiudi, se dai la possibilità agli altri di scoprire chi sei veramente, scoprirai di non essere sola: Da questo preciso istante ho iniziato a togliere il primo strato di cemento in cui mi avevano seppellita: è un percorso faticoso e delicato, un intenso lavoro interiore su sé stessi. Io ho scelto di smettere di soffrire per ciò che ho subito e mi sto impegnando con tutte le forze per non essere schiava del terrore per ciò che potrebbero ancora accadere. Non posso cambiare ciò che è stato: so di aver fatto tutto il necessario con gli strumenti e le conoscenze che avevo in quel momento. Seppur ferita, ho reagito e ora posso camminare a testa alta: questo mi rende fiera. Non posso cambiare la realtà che mi circonda, ma posso e voglio cambiare il mio modo di affrontarla, sapendo bene quali siano le mie risorse, i miei valori, la persona che sono e che voglio essere, nonostante tutto. Ho imparato a cercare e riconoscere le “benedizioni nascoste”: quei piccoli segni e doni che, anche nel momento peggiore, riescono a farti essere grato per qualcosa o per qualcuno. Sono grata, perché ho l’opportunità di una nuova vita da costruire.