CASA ARCOBALENO - E il sogno che un giorno nessuno ne abbia più bisogno
Vittoria Tenaglia e Giovanni Raulli
La prima volta in Casa Arcobaleno, su Milano pioveva come non accadeva da mesi. Era un altro tempo, un altro mondo, alle porte una pandemia che lo avrebbe cambiato per sempre. Sull’uscio della Casa mi attendevano Giovanni insieme a Lara, Fabiana, Marina. La tavola era apparecchiata: la merenda delle cinque, con torta fatta in casa da Lara, succhi di frutta e Coca-Cola. Ricordo di aver provato una sensazione di accoglienza e calore inattesi, una familiarità non prevista: in fondo era il nostro primo incontro! Ma era come se ci conoscessimo da sempre. E allora, proviamo a raccontare cos’è davvero Casa Arcobaleno; anzi, facciamolo fare a chi - ogni giorno e con ogni mezzo - lavora con passione per consolidare questa realtà come colonna portante per la comunità LGBTQ+.
Giovanni Raulli è il Direttore Area della Onlus Spazio Aperto Servizi, Cooperativa che da oltre 25 anni si impegna a dar voce e risposte ai bisogni delle persone, costruendo insieme percorsi e soluzioni su misura. E Casa Arcobaleno ne è un perfetto esempio.
Giovanni, raccontaci della storia e della missione di Casa Arcobaleno.
Casa Arcobaleno è il primo appartamento a Milano e in Lombardia che accoglie ragazze e ragazzi che subiscono discriminazioni dalle famiglie di origine per il loro orientamento sessuale o per il percorso di transizione avviato. Un ambiente protetto per tutti coloro che dopo il coming out si ritrovano soli, senza una casa e senza una famiglia. Questo progetto è nato a seguito delle storie che abbiamo intercettato soprattutto in Casa Jannacci, la struttura di accoglienza per senza dimora del Comune di Milano che gestiamo dal 2018: tra le tante richieste d’aiuto, c’erano anche quelle di giovani gay o transessuali. Ascoltando le storie di questi ragazzi, abbiamo subito capito che dovevamo fare qualcosa e pensare a un percorso ad hoc, di accoglienza e di ripartenza. L’obiettivo di Casa Arcobaleno è proprio questo: accogliere questi giovani e offrire loro un tetto, un luogo dove sentirsi “a casa” e da lì avviare un progetto personalizzato per raggiungere l’indipendenza economica e quindi l’autonomia. La famiglia, che dovrebbe rappresentare il porto sicuro, non li accetta per quello che sono. Si ritrovano quindi soli e disorientati, con un grande vuoto affettivo, talvolta schiacciati da un senso di colpa che non dovrebbe esistere. Per questo mettiamo a loro disposizione un’equipe mista (composta da sia da eterosessuali, sia da omosessuali) e multidisciplinare, che fornisce supporto educativo, psicologico e legale, se necessario. È importante che i ragazzi si sentano accolti e capiti per ritrovare la fiducia in sé stessi, premessa fondamentale per avviare il percorso di ripartenza.
Quali sono i risultati più importanti che avete ottenuto nel tempo?
Casa Arcobaleno per noi ha rappresentato fin da subito una nuova sfida che abbiamo affrontato con entusiasmo e ostinazione e siamo orgogliosi di aver dato concretezza a un sogno: dare ai giovani che vengono ingiustamente discriminati per il proprio orientamento sessuale l’opportunità di essere se stessi e di seguire la propria strada. Fin dall’inizio abbiamo avuto al nostro fianco il Comune di Milano, che ha lanciato con noi questo progetto in occasione del Pride 2019. In particolare tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto di Diana de Marchi, Presidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili, di Miriam Pasqui, Responsabile Unità Diritti e Grave Emarginazione, e di Pierfrancesco Majorino che era Assessore Politiche Sociali e Abitative quando Casa Arcobaleno è nata: a loro va il nostro grazie per aver creduto fin da subito in questo progetto e averci aiutato a trasformarlo in realtà, restando sempre al nostro fianco. Dall’apertura di Casa Arcobaleno sono state accolte persone che hanno ricevuto innanzitutto supporto psicologico per la storia personale e l’esperienza di abbandono che hanno vissuto, oltre che aiuto nella gestione della relazione con le famiglie d’origine, con le quali si è cercato di trovare un canale di dialogo. Successivamente è iniziato il vero e proprio accompagnamento all’autonomia economica e sociale attraverso percorsi di formazione professionale e inserimenti lavorativi, cercando insieme a ciascuno di trovare la strada più giusta da percorrere, sulla base dei loro desideri. Al loro fianco ogni giorno gli educatori, che li sostengono a partire dalla quotidianità, dalle piccole cose, come fare la spesa, pulire e riordinare la casa, cucinare. Due sono le persone che sono già uscite da Casa Arcobaleno con un lavoro e dunque con la possibilità di riprendere in mano autonomamente la loro vita.
Quali sono le sfide e gli obiettivi che vi ponete per il prossimo futuro e in che modo le aziende - e in generale ognuno di noi - può aiutarvi a raggiungerli?
Il nostro desiderio è consolidare e ampliare la rete di aiuto che fin dall’avvio del progetto si è venuta a creare: sono tante le persone che ci hanno offerto il loro sostegno e hanno contribuito concretamente con una donazione. Oltre che da privati cittadini, l’aiuto è arrivato anche da associazioni del mondo Lgbt e non, e da grandi aziende come Etro, che ha scelto di celebrare il Pride Month 2020 devolvendo il 20% delle vendite della Pegaso Pride Bag a Casa Arcobaleno. Nella costruzione dei percorsi di autonomia lavorativa, in particolare, abbiamo trovato un grande alleato in Google Italia che ci ha regalato in più occasioni tempo e competenze.
In pieno lockdown Google ha messo a disposizione degli abitanti di Casa Arcobaleno la tecnologia necessaria e il supporto dei suoi professionisti del digitale, organizzando una serie di incontri in videoconferenza pensati apposta per loro su diverse tematiche: dalla costruzione di un curriculum vitae efficace all’uso consapevole di internet e dei social. Un aiuto importante nel loro percorso di formazione e crescita. I progetti per il futuro sono già qui: siamo ormai pronti ad aprire la seconda Casa Arcobaleno e speriamo che questa rete di generosità continui a crescere per proseguire in tanti sulla strada dei diritti. Casa Arcobaleno è una realtà, una certezza. Il sogno è che un giorno non ci sia più nessuno a chiedere un letto in Casa Arcobaleno.