CARRÀ, RAFFAELLA

03 Ott 2021

Patrimonio mondiale tra generazioni

Le persone mi chiedono spesso perché abbia come poggiatesta della mia auto una parrucca bionda a caschetto. Rispondo convinta che è lì per celebrare “la Raffa”. Sempre.


Nonostante lo stupore e qualche vibrante risata, nessuno ha mai manifestato dissenso nei confronti del mio slancio celebrativo per la regina indiscussa della televisione italiana e internazionale. Anzi, trovo in tutte le persone di diverse età ed estrazione socio-culturale, un moto di sincero affetto e stima per “la Raffa” che, il quotidiano britannico The Guardian, nell’autunno dello scorso anno, ha definito “la pop star italiana che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso. […] 60 anni di carriera per un’icona culturale che ha rivoluzionato il mondo dell’intrattenimento italiano – e ha spronato le donne a prendere iniziativa in camera da letto”.

Raffaella Maria Roberta Pelloni, bolognese del 1943, alias Raffaella Carrà, inizia la carriera di attrice a 8 anni. Nella
prima metà degli anni ’60, il regista Dante Guardamagna, appassionato di pittura, suggerì il fortunato pseudonimo affiancandole al nome di raffaelliana ispirazione, un cognome di un altro grande artista: Carlo Carrà, appunto.

“La Raffa”, dagli inizi degli anni ’70 in poi, dopo aver deciso di accantonare la pura recitazione a seguito di risultati medi e puntare sulla carriera televisiva come ballerina, cantante, soubrette, conduttrice e ideatrice di programmi, incasserà un successo dopo l’altro con picchi di ascolto impressionanti (con Carramba, che Fortuna! raggiungerà 14 milioni di telespettatrici e telespettatori).

Tra i maggiori successi, solo per citarne alcuni: Canzonissima presentato da sola e con Corrado (che si guadagnò una
censura, poi ritirata dalla Rai, per aver mostrato l’ombelico durante la sigla di apertura in un’Italia ancora bigotta e benpensante); Milleluci con Mina, altra icona immensa; due edizioni di Fantastico!; il 51° Festival di San Remo; i format di Pronto, Raffaella?, con l’altrettanto emblematico barattolo di fagioli e Carramba, che sorpresa! in numerose versioni riadattate per la tv italiana, spagnola, ma anche francese, greca, tedesca, sud e nord americana.

Per non parlare delle hit immemorabili tradotte (anche in inglese: Do it do it again è la versione britannica di A far l’amore comincia tu) e degli oltre 60 milioni di dischi incisi e venduti in Italia e nel mondo (con 23 riconoscimenti tra dischi d’oro e di platino ricevuti nella sua lunghissima carriera); 13 Telegatti e altre centinaia di premi e riconoscimenti in patria e all’estero, soprattutto in Spagna che le rende omaggio da sempre intitolandole piazze, conferendole medaglie istituzionali al merito civile e insignendola del titolo di “Ambasciatrice dell’amore e icona gay mondiale” in occasione del World Pride di Madrid del 2017.

Quando ne ho l’occasione indosso quel caschetto biondo. Durante un aperitivo, qualche settimana fa, una bambina,
incuriosita, mi ha domandato in prestito la parrucca: faccio volentieri proselitismo tra le nuove generazioni. La mia classe, quella dell‘80, è cresciuta con “la Raffa”.

Era ovunque, onnipresente in tv, nelle copertine di riviste e rotocalchi, sempre con il suo stile inconfondibile: i gesti, la risata, le mosse, gli abiti e l’inconfondibile caschetto biondo. Un marchio di fabbrica, abbinato (quasi sempre) a centinaia di migliaia di lustrini (non paillettes!), che la identificano e rendono immediatamente riconoscibile a chiunque. D’altronde, “la Carrà non è una donna, è uno stile di vita” ha dichiarato Pedro Almodovar in un’intervista.

Quel caschetto lo indossavo già, virtualmente, all’età di 5 anni davanti alle repliche tivù della sigla di Fantastico 3, quando scuotevo la testa e ballavo da capogiro con nonna nata nel ’26 - al mio fianco. “La Raffa” ha conquistato, per decenni, non solo le vette delle classifiche radio e primeggiato nei palinsesti TV - nazionali e internazionali -, bensì è riuscita a parlare - attraverso competenza, genuinità, ironia e intelligenza, a milioni di persone, attraversando insieme a loro, a noi, frammenti di Storia, privata e pubblica. “La Raffa” è, a tutti gli effetti, un pezzo di storia.

La Storia di tutt* noi.

VALENTINA SORBI, 1980, master in studi di genere
e cambiamento sociale, consulente in D&I, project
manager e molto altro ancora.

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