Canto climatico
A Cantamaggio 2023 (quasi) cento ragazz* mettono in scena il futuro
Un grande prato ondulato da tre piccole colline. Alle spalle, alberi e siepi. Ai piedi di questi monticelli, uno stagno abitato da testuggini e anatre piuttosto inquietanti. Un’area gioco per bambini, qualche tavolo, un paio di edifici la cui funzione non è evidente al primo sguardo. Questo è il parco delle Mondine di Medicina, a un’oretta di autobus da Bologna, e uno di quegli edifici è il Magazzino Verde: uno spazio in cui il teatro La Baracca - Testoni Ragazzi organizza rassegne teatrali ed eventi, come il Cantamaggio. Il Cantamaggio è un laboratorio teatrale residenziale molto particolare: in tre giorni (dal 29 aprile al primo maggio) un gruppo di circa cento giovani fra i 14 e i 30 anni preparano e mettono in scena uno spettacolo teatrale, guidati dai membri de La Baracca. Il tema proposto è generalmente sociale, il laboratorio e la messa in scena avvengono nel parco delle Mondine. A causa dell’emergenza Covid, dopo il 2019 il laboratorio teatrale non ha potuto tenersi interamente. Nel 2022 (edizione intitolata “Con – Tatto”), infatti, laboratorio e performance sono stati concentrati in un unico giorno - anche se faticosa, una bellissima esperienza! Anche per questo motivo il Cantamaggio 2023 è stato speciale, una vera (ri)partenza. Il tema? Canto Climatico.
Quando si parla di una conferenza, un libro, uno spettacolo sul cambiamento climatico capita di alzare gli occhi al cielo e pensare: Che originalità… Insomma, è importante, ma possiamo parlare anche d’altro? Lo ammetto, capita anche a me, e questo probabilmente dimostra che non tutt* siamo davvero consapevoli di quello che comporta questo “cambiamento climatico”.. Non siamo pienamente coscienti di quanto ci riguardi personalmente, di quanto incida sul nostro futuro. Parlo dal mio punto di vista, che in parte coincide con quello della generazione cui appartengo: se cerco di immaginare quali potrebbero essere i fattori che influenzeranno la mia vita e che già la influenzano, il principale sarà probabilmente il cambiamento climatico, con tutto ciò che ne consegue. Qualcosa che posso paragonare al peso del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale per la generazione del mio bisnonno, naturalmente con tutte le differenze del caso. Non è difficile andare a vedere uno spettacolo, spremere due lacrimucce, applaudire e poi tornare a casa e continuare a fare tutto come prima. “Canto Climatico”, lo spettacolo realizzato a Cantamaggio 2023, è stato più di una performance su un tema d’interesse pubblico per vari motivi: il primo è il testo, il secondo è il gruppo. Sorprendentemente, il terzo motivo è la pioggia.
L’immagine centrale del testo viene da un libro di Cotugno, Primavera ambientale, come spiega Bruno Cappagli, direttore artistico e regista dell’evento, il primo giorno di laboratorio. “Cotugno immagina i ragazzi come il popolo inuit: il popolo inuit della Groenlandia aveva una mappa per viaggiare nei ghiacci al buio di notte, una mappa tattile. Stiamo navigando nel buio, non sappiamo dove possiamo andare, quali sono le scelte. Chi cerca una soluzione viaggia con mappe tattili. Questa immagine è stata la chiave di svolta: voi sarete dei ‘viaggiatori ambientalisti’ alla ricerca di possibili soluzioni”. Dal testo emergono molte ramificazioni del tema ambientale: il rapporto deteriorato Uomo-natura; il rischio di perdere la bellezza; i diritti delle popolazioni indigene. Emergono storie come quella di Berta Cáceres, attivista lenca dell’Honduras uccisa per la sua lotta, quella dell’Instituto Terra, fondato da Sebastião Salgado e da sua moglie; quella di Adele Zaini, attivista di Fridays For Future, e del suo progetto United Mountains of Europe; quella del fiume Whanganui, il primo fiume a cui sia stata mai concessa personalità giuridica.
Ma un testo non è abbastanza per fare teatro, per quanto forte sia, e la potenza del Cantamaggio da sempre è la coralità del gruppo, in questo caso ancora più significativo perché “attore di se stesso”: è di questa generazione che si parla in diversi momenti, quando per esempio si mette in scena lo sciopero globale per il clima del 15 marzo 2019. Il primo maggio è stato il giorno del debutto, avvenuto intorno alle quattro del pomeriggio, nei limiti dei soliti ritardi teatrali. Il sole che nei giorni precedenti ha arrostito il collo dei/delle partecipanti oggi è coperto dalle nuvole. Nel pomeriggio, dopo la prova generale, inizia a piovere. In scena si va comunque, sono tutt* d’accordo: scalzi, sotto la pioggia, senza microfoni ambientali in proscenio perché sono stati spenti. Bisognerà alzare la voce. La prima sorpresa è che il pubblico c’è comunque: la collina è punteggiata di ombrelli colorati. La pioggia, che dura dall’inizio alla fine (e oltre), stabilisce un livello di coinvolgimento unico. Il pubblico che sopporta le condizioni meteorologiche avverse; il gruppo di attori e attrici concentrato e presente; il forte testo trasformano la performance in molto più che “uno spettacolo sul cambiamento climatico” ed evitano lo scivolone retorico che in questi casi è in agguato.
Terminata l’esibizione, durante gli applausi, Bruno Cappagli va in scena. Solleva la “mappa tattile” di legno, uno dei pochi oggetti di scena, e la mostra al pubblico. Quello di cui si è parlato non cessa di essere un’emergenza e non può essere dimenticato con un applauso. Ricordiamocelo: ci riguarda davvero.