Salute Mentalelibri e letteraturaarteSalute mentale

BRICIOLE - STORIA DI UN’ANORESSIA

di Alessandra Arachi
A cura di Alice Pezzin
27 Mar 2024

“Anoressia” deriva dalla parola greca “anorexía”, composta dalla particella privativa “an-” e da “órexis”, e si traduce letteralmente con “mancanza di appetito”. Eppure, nel caso dell’anoressia nervosa, il rifiuto a nutrirsi non ha nulla a che fare con l’inappetenza, anzi il cibo e l’atto di mangiare diventano ben presto un chiodo fisso, l’unico pensiero a occupare 24 ore su 24 la mente della persona affetta da questo disturbo alimentare, spesso accompagnato anche dalla bulimia (“fame da bue”, sempre dal greco), che porta a grandi abbuffate seguite da comportamenti “di compenso”, come induzione del vomito, uso di lassativi o sessioni intense di attività fisica.

Sono due condizioni ben spiegate in Briciole – Storia di un’anoressia di Alessandra Arachi (Feltrinelli, 1994), racconto dallo spunto autobiografico in cui si rimane intrappolatə nella mente della giovane protagonista, Elena, man mano che diventa sempre più magra e scollata dalla realtà, paralizzatə anche noi dai suoi pensieri ossessivi e paranoici. Arachi non dà una spiegazione del perché, a 17 anni, Elena sente il bisogno di “vomitare tre polpette al sugo nel bagno di casa con la porta spalancata” e di “sparire sempre più dentro i vestiti”, e a un motivo unico e definito ancora non è arrivata nemmeno la scienza. Non si sa, infatti, come mai alcuni soggetti sviluppino questa ossessione nei confronti della propria forma fisica e inizino a vedere il cibo come un nemico, ma è chiaro che i fattori in gioco sono sia genetici/biologici (presenza di un familiare con un disturbo alimentare, nascita prematura), sia sociali/ambientali (abusi fisici, stress, pressioni in famiglia o nei rapporti umani), sia psicologici/psichiatrici (bassa autostima, tendenza all’ansia e alla depressione, perfezionismo).

Non si sa nemmeno con certezza perché questa condizione colpisca in maniera prevalente gli individui di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile, con un rapporto di circa 9 a 1, come diffuso dal Ministero della Salute in occasione del 15 marzo 2023, Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare (è bene, però, prendere questo dato con le pinze, dal momento che uno dei motivi per cui l’anoressia maschile è meno nota potrebbe essere che è stata meno studiata). A ogni modo, per spiegare questa differenza piuttosto netta è necessario prendere in considerazione non solo gli aspetti biologici (pare, infatti, che nelle donne che si sottopongono a una restrizione calorica sia più frequente la riduzione della serotonina, un neurotrasmettitore che regola, tra le altre cose, la sensazione di fame e sazietà), ma anche e soprattutto quelli culturali.

Non è certo un caso che tali disturbi si manifestino in maniera preponderante nelle società occidentali e industrializzate, in cui il corpo della donna viene spesso oggettificato, passato al vaglio, criticato e bramato, in cui si sente fortissima la pressione ad aderire a standard irrealistici e irraggiungibili, in cui regna la grassofobia e dove “magro” è quasi sempre sinonimo di “bello” anche se non di “sano”, come fa notare Elena in Briciole: “Per tacitare lo stomaco mi nutrivo dei complimenti di chi ammirava il mio sedere sgonfiarsi dentro le gonne aderenti”. 

Leggendo il prezioso libro di Arachi si ha la sensazione che il disturbo di Elena, terribile e implacabile, non sia che l’estremizzazione di pensieri che facciamo tuttə con regolarità nella vita quotidiana, anche se non dovrebbero sfiorarci minimamente. Quantə di noi, infatti, non si sono vistə, almeno una volta, grassə? Quantə di noi non hanno desiderato, senza motivo, essere più magrə? Quantə di noi si sono pentitə di una fetta di torta e hanno pensato di doverla smaltire a tutti i costi con un’ora in più di palestra? Quantə di noi si sentono davvero a loro agio nel proprio corpo? 

Leggi questo numero
Registrazione Tribunale di Bergamo n° 04 del 09 Aprile 2018, sede legale via XXIV maggio 8, 24128 BG, P.IVA 03930140169. Impaginazione e stampa a cura di Sestante Editore Srl. Copyright: tutto il materiale sottoscritto dalla redazione e dai nostri collaboratori è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione/Non commerciale/Condividi allo stesso modo 3.0/. Può essere riprodotto a patto di citare DIVERCITY magazine, di condividerlo con la stessa licenza e di non usarlo per fini commerciali.
magnifiercrosschevron-down