Bodo
Dove artico significa inclusione
di Davide Sapienza
A Bodø, contea di Nordland, Norvegia artica, lo spazio tra la terra e il mare è vasto. Davanti alla città, al largo, come un’immensa nave, l’isola Landegode è un faro di terre emerse per i naviganti. La città stessa non è solo il nucleo armoniosamente cresciuto in due secoli nel territorio, tra il Mare del Nord, i fiordi e le montagne dalle forme fiabesche riflesse nell’inconfondibile cielo artico. Bodø è una creatura proteiforme che si estende in ogni direzione perché le distanze geografiche sono ridotte da un sentire comune degli abitanti della regione. Cinquantamila abitanti e un hub aeroportuale e marittimo (da qui si raggiungono le isole Lofoten) sono quello che rende la città appetibile e facilmente raggiungibile, anche durante l’inverno. Ma questo non dice tutto.
Il professor Steinar Aas, accademico della Nord Universitet, che insieme all’Università artica della Norvegia a Tromsø (i due atenei artici della Norvegia), rappresenta un polo molto vivo dell’intero Nordland, spiega perché, qui, accadono cose impensabili altrove nel suo paese: «abbiamo sempre avuto un’economia aperta, anche per la dipendenza da beni provenienti dall’estero come il grano. Più vai a nord, più la sopravvivenza dipende dalla capacità di adattamento al territorio che cambia, ma è stato grazie alle risorse del mare del Nord che ha attratto molte persone dall’estero e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale; il flusso migratorio che la Norvegia vedeva in atto da nord verso sud si è trasformato in un’immigrazione da Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Europa dell’est e poi, con le crisi e le guerre globali, di curdi, somali, eritrei, iracheni, siriani, filippini, tailandesi».
Nell’esteso Nord-Norge vive solo il 10% della popolazione totale della nazione e per raccontare questo nord a tutti i norvegesi, a Bodø si è lavorato a lungo per scrivere una storia nuova: tre anni fa la città si è aggiudicata il riconoscimento di capitale europea della cultura 2024 (https://bodo2024.no/), puntando sulla creatività nel senso più ampio del termine: da quella artistica e culturale, a quella di impresa. Lo spirito dell’innovazione è una visione sociale e geografica, ben sintetizzata dal titolo del progetto: Arcticulation. Gli investimenti previsti superano i venti milioni di euro e questa meta è in realtà vista come un punto di partenza, l’opportunità per raccontare al mondo un artico inclusivo, maestro silenzioso che racconta l’adattamento alla geografia che si fa accoglienza e inclusione.
Anni fa, la città diede un segno forte con la realizzazione del centro culturale Stormen (Tempesta), dove si trova anche la grande biblioteca affacciata sul fronte del porto. Grazie a queste realizzazioni concrete e al coinvolgimento della la cittadinanza si respira quella “articolazione” che Bodø 2024 vuole portare nel futuro. Un futuro che non è verticale, progresso fine a se stesso, ma orizzontale; un futuro di tutti e per tutti nell’area artica del paese, la grande regione del Nord-Norge che si suddivide nelle due contee di Nordland e Troms og Finnmark: geografia i cui primi abitatori furono i Sami.
Il direttore del complesso programma per Bodø 2024 è Henrik Sand Dagfinrud, cantante e insegnante di canto dell’Accademia norvegese di musica che considera questa occasione come «il più grande progetto culturale e sociale del Nordland dei prossimi anni. Uno strumento unico per elaborare domande e risposte su chi siamo e sul perché viviamo qui; una forza trainante per un nuovo sviluppo delle aree urbane e rurali e un’idea di democrazia che contribuirà alla partecipazione.
Dobbiamo avere il coraggio di muoverci fuori dagli schemi perché la natura della cultura è quella di contribuire allo scambio di opinioni, fare domande, essere critica. Vogliamo evitare che i giovani lascino il nord, attraendoli qui; vogliamo diventare migliori, più intelligenti, più verdi, collegarci a un contesto più ampio nel mondo. Per crescere, Bodø deve uscire dai propri confini, attrarre anche i visitatori ma soprattutto persone che nel nord vogliono vivere».
Secondo Henrik, la pandemia prima e adesso la situazione internazionale con la guerra di aggressione all’Ucraina sono ulteriori motivazioni per spiegare la necessità di progetti simili: «la città ha aderito alla rete internazionale ICORN (International Cities of Refuge Network, organizzazione indipendente di città e regioni che offre rifugio a scrittori, giornalisti e artisti a rischio di persecuzione, con l’obiettivo di promuovere la libertà di espressione): Bodø ospiterà sempre un artista perseguitato altrove. C’è poi la collaborazione con Nordland Teater, che fra le iniziative artistiche utilizza la ferrovia artica Nordlandsbanen (729km da Bodø a Trondheim), come arena per la comunicazione culturale, oltre che infrastruttura».
La storia della Norvegia cambiò mezzo secolo fa con la scoperta del petrolio nel Mare del Nord rendendo il paese uno dei più ricchi al mondo. Questa ricchezza ha innescato, in anticipo rispetto al resto d’Europa, la transizione ecologica, perché ormai, qui, la popolazione ha capito che la diversità è il cambiamento, senza snaturare il proprio carattere, come ricorda Steinar Aas: «la nuova diversità ha reso la città multiculturale, arricchendola. La popolazione locale in modo sorprendente ha preso il cambiamento come stimolo per dimostrare più consapevolezza nei confronti della propria articolata cultura, della propria identità storica e ciò è avvenuto proprio grazie al confronto con altre lingue, tradizioni, religioni, espressioni culturali. Stiamo ri-articolando la nostra identità e la nostra cultura: la Norvegia sta diventando più matura. Sappiamo di essere in pochi a vivere qui e sappiamo che per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sostenibilità, avremo bisogno di nuovi abitanti, di una nuova società, di una nuova economia. Sappiamo che la strada giusta è essere accoglienti e inclusivi». L’artico, insomma, come giardino di un nuovo immaginario, di un futuro insieme.
Davide Sapienza
1963, liceo scientifico sperimentale, scrittore, promotore della pratica geopoetica.