ALLA SCOPERTA DEL BILINGUISMO DI GENERE

02 Nov 2022

Per dire basta alla cultura del “maschio alfa”

di Francesca Lai

Ci abbiamo lavorato per settimane. Il team ha dedicato anima e corpo. La collega a capo del progetto ha perso parecchie ore di sonno. Era quasi inevitabile: tutti avevamo a cuore questo lavoro, forse lei ancora di più. Finalmente arriva il giorno X: la presentazione al management. È tutto pronto, la tensione è alta, come lo è la voglia di mettersi in gioco. La riunione è un successo. “Bravissima, hai mostrato di avere le… !”, dicono in coro alla collega.

Quante volte lo abbiamo sentito dire e quante volte lo abbiamo detto senza nemmeno pensarci? La verità è che quasi mai ci fermiamo a riflettere: perché mai questa frase dovrebbe essere un complimento?

“Ecco, in Sanofi, provocatoriamente, ci piace dire: tu sì che hai le ovaie!”, racconta Luca Miglierina, che in Sanofi Italia è referente HR per una delle tre BU di Sanofi e Diversity & Inclusion Lead, Italia e Malta.

Da diversi anni Sanofi promuove politiche inclusive e attività di D&I. Lavoriamo su gender, pride, ability, generations, culture and origins. In particolare, l’impegno di Sanofi in ambito gender balance si traduce in KPI fissati a livello globale e locale: entro il 2025 l’azienda si è prefissata di raggiungere il 50% di donne senior leader e 40% nei ruoli del Comitato esecutivo, vale a dire i più alti dell’azienda”. L’intento è creare un luogo di lavoro in cui tutt* si sentano rappresentat*. “Due anni fa, tra le tante attività, siamo partiti anche con un nuovo percorso di sviluppo della leadership al femminile. Ma questa volta abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso rispetto al passato – spiega Miglierina – Affiancati dalla società di consulenza Eu-tròpia abbiamo creato un percorso di formazione per i people manager uomini dedicato al bilinguismo di genere”.

La cultura di quasi tutte le organizzazioni è stata “costruita” dagli uomini ed è quindi basata sul costrutto “del maschio alfa” – spiega Jessica Gandolfo, psicologa del lavoro e senior consultant di Eu-tròpia - Di conseguenza, l’unico modo attraverso cui le donne hanno potuto finora progredire in contesto professionale è stato quello di attingere a modelli maschili. Ma, in questo modo non c’è una valorizzazione delle competenze e della persona con le sue differenze e unicità”.

Dietro parole dette con consapevolezza c’è un mondo di idee che cambierà la società e le organizzazioni. Anche i maschi possono piangere davanti a un bel film, possono essere sensibili e abili ascoltatori di problemi di cuore. Le donne possono essere pragmatiche e andare dritte al cuore della questione. Del resto, uomini e donne hanno lo stesso cervello. Accettiamolo, una volta per tutte!

Dott.ssa Gandolfo, esistono veramente differenze a livello di processi cognitivi e psicologici tra uomini e donne?

Assolutamente no. Ad oggi grazie alle ricerche, ad alcuni esami – ad esempio l’elettroencefalogramma – e dispositivi che rilevano le connessioni tra un’area cerebrale e l’altra, siamo certi che non ci sono differenze significative. Ovviamente, in base al tipo di individuo che abbiamo di fronte, alla sua età e al contesto sociale e geografico di appartenenza ci saranno delle diversità, ma che nulla c’entrano con la parte biologica. Per cui è il momento di sfatare il mito: il cervello è uno e applica le stesse regole di funzionamento in ogni ambito.

Qual è quindi l’elemento che fa davvero la differenza?

Ciò che rileva è l’aspetto culturale: in base a come veniamo educati a stare al mondo, a chi sono i nostri modelli, saremo portati a diventare persone di un tipo piuttosto che di un altro. Il cervello umano è dotato di neuroplasticità, caratteristica meravigliosa che consente di sviluppare ogni abilità allo stesso modo. Per cui, soprattutto quando parliamo di soft skills, come la leadership, non esistono le diversità di genere. È una capacità che ognuno di noi può imparare e allenare. Per fortuna, ci sono aziende, come Sanofi, che mettono in gioco le proprie persone e sfidano lo stereotipo di genere.

Dott. Miglierina, perché Sanofi ha deciso di iniziare questo percorso?

Quella del gender balance è un’area in cui Sanofi è attiva da sempre, negli anni ha investito molte risorse al fine di creare un ambiente in cui le donne si sentano partecipi e in grado di crescere in azienda. Il progetto di “Women Empowerment” è stato un ulteriore step. L’intento è stato quello di dare alle colleghe con più potenziale, in tutto 45, degli input di valore per il loro sviluppo professionale. Ci siamo resi poi conto che non era abbastanza per fare la differenza.

Che cosa avete fatto a questo punto?

Abbiamo capito che era opportuno portare in aula anche i people manager uomini, in tutto centottanta, selezionati tra sede, territorio e negli stabilimenti, in modo che divenissero alleati della leadership al femminile in Sanofi. A loro è stato spiegato come le due parti (maschile e femminile) possono dialogare al meglio, cosa tenere e cosa smussare, cosa aggiungere e cosa lasciare per arrivare al Bilinguismo di genere e all’inclusione. Questa è la strada per eleminare falsi miti e false credenze.

Cos’è il bilinguismo di genere?

JG: È il linguaggio più appropriato per creare una cultura che sia del tutto inclusiva, capace di comprendere che le differenze, delle quali ogni singolo individuo è portatore, non dipendono dal genere, ma solo dall‘unicità della persona. Il tutto senza che venga visto come una difficoltà ulteriore. Diventare pienamente bilingue significa ottimizzare le complementarità e le opportunità provenienti dal maschile e dal femminile. È il modo attraverso cui le aziende possono assicurare che tutti i manager, sia uomini, che donne, siano davvero in grado di utilizzare un linguaggio inclusivo.

Come si diventa gender bilingual?

JG: Il leader deve essere una guida inclusiva. Deve fare domande, coinvolgere le persone e condividere con il team i processi di pensiero, perché un conto è dare ordini, un altro è far pensare. Andando nello specifico, bisogna smetterla di fare supposizioni al posto delle donne – ad esempio, è importante chiedere direttamente a loro se sono o meno interessate ad un trasferimento o ad una promozione. Riconoscere le differenze e le individualità di ciascuno è il primo passo per promuovere una cultura incentrata sul rispetto delle differenze di genere.

Come sono stati sviluppati i due percorsi?

LM: Su queste tematiche abbiamo riflettuto insieme a 180 colleghi nell’arco di alcuni webinar. Il progetto Women Empowerment, invece, ha coinvolto 45 colleghe per tre edizioni nel 2021 e nel 2022. Le partecipanti, suddivise in diversi gruppi, hanno preparato delle pillole video, poi messe a disposizione di tutta l’azienda, che fanno riflettere, anche in modo ironico, sugli stereotipi di genere. Tra le colleghe è nata una genuina complicità: insieme, si sono messe in gioco.

Ci fate degli esempi di frasi condizionate dagli stereotipi di genere emersi nei workshop?

JG: “Hai gli attributi”. Che tipo di complimento sarebbe?

LM: In Sanofi abbiamo introdotto l’espressione “Hai le ovaie”. Un’altra frase che spesso sento dire è “Dal momento che sei mamma, sarebbe meglio evitare le call dopo le 18 perché devi pensare alla famiglia”. Perché questo non viene detto anche agli uomini? Un bambino ha bisogno di entrambi i genitori e per entrambi a fine giornata può essere importante condividere dei momenti con i propri figli.

JG: Proprio per imparare a riconoscere gli stereotipi inconsci abbiamo sperimentato un test sviluppato dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Un semplice cruciverba in grado di smascherare gli unconscious bias. Ad esempio, molti hanno avuto difficoltà a completare la frase “Il notaio sta al_a_ta_ _ _”. La risposta corretta è “allattando”.

Quando la frase terminava in modo da rivelarsi incongruente con lo stereotipo di genere si attivavano varie regioni cerebrali, alcune delle quali coinvolte anche nella rilevazione delle violazioni semantiche e sintattiche, quasi come se si trattasse di un errore grammaticale.


Jessica Gandolfo, Psicologa del lavoro e senior consultant di Eu-tròpia

Luca Miglierina, HR BP and D&I Lead Sanofi Italia

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