Privilegi e alleanze

Aborto negli Stati Uniti: un diritto per poche?

Rubrica USA
A cura di Alessio Salviato
18 Dic 2024

Negli ultimi anni, la questione dei diritti per l’aborto negli Stati Uniti ha vissuto un’escalation drammatica. Con l’abrogazione della storica sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema nel 2022, la protezione federale del diritto all’aborto è stata rimessa ai singoli stati, creando un mosaico di leggi e restrizioni che riflettono una crescente disparità tra le donne. Attualmente, negli Stati Uniti, l’accesso all’aborto varia in modo drastico a seconda dello stato di residenza. Mentre alcuni stati hanno approvato leggi per proteggere il diritto all’aborto, altri hanno imposto restrizioni talmente severe da rendere praticamente impossibile l’accesso a questo servizio. In 14 stati, l’aborto è ora illegale in quasi tutte le circostanze, e molti altri hanno imposto limitazioni stringenti. Questa situazione non colpisce tutte le donne allo stesso modo: il privilegio di disporre di risorse finanziarie, reti di supporto e possibilità di mobilità diventa cruciale per chi cerca un aborto in uno stato restrittivo. Le donne con maggiori risorse finanziarie hanno la possibilità di viaggiare in altri stati dove l’aborto è legale e sicuro. Possono permettersi costi di viaggio, soggiorno e giorni di assenza dal lavoro, tutti elementi che rappresentano ostacoli insormontabili per le donne economicamente svantaggiate. Questo crea una situazione in cui l’aborto risulta essere un diritto accessibile principalmente alle donne benestanti, mentre quelle in difficoltà finanziaria sono spesso costrette a portare a termine gravidanze indesiderate. In particolare, le donne di colore, le comunità indigene e le donne di origine ispanica sono sproporzionatamente colpite da queste limitazioni. Non solo tendono a vivere in stati con leggi più restrittive, ma spesso si trovano in contesti di povertà strutturale che rendono ancora più difficile accedere all’aborto legale. La questione dell’aborto è profondamente radicata anche nel controllo che la società esercita sui corpi delle donne. Storicamente, il privilegio maschile ha avuto un ruolo nel definire norme e leggi che regolano la riproduzione e il controllo della fertilità femminile. Oggi, una maggiore rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche e sanitarie non ha ancora eliminato completamente queste dinamiche di potere. Per molte donne, il diritto di decidere se, quando e come avere figli è legato al loro status sociale, economico e, non meno importante, al contesto legale. In una società inclusiva, il diritto all’aborto non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto universale garantito a tutte le donne, indipendentemente dalla loro provenienza economica, etnica o geografica. La lotta per l’aborto è una lotta per l’uguaglianza, per garantire che tutte le donne, a prescindere dal loro privilegio o svantaggio, possano prendere decisioni autonome sul proprio corpo e sul proprio futuro. La questione dell’aborto è, infine, un tema chiave delle imminenti elezioni. Se i Democratici manterranno o guadagneranno maggioranza nelle istituzioni rilevanti, è possibile che propongano leggi per garantire il diritto all’aborto a livello nazionale, ripristinando protezioni simili a quelle di Roe v. Wade. Tuttavia, una simile proposta incontrerebbe probabilmente ostacoli sia in Congresso che nelle Corti, data la forte polarizzazione politica e la presenza di una Corte Suprema a maggioranza conservatrice. Un successo elettorale dei Repubblicani potrebbe invece consolidare ulteriormente le limitazioni all’aborto. Molti esponenti conservatori stanno spingendo per restrizioni sempre più severe, non solo a livello statale, ma anche con potenziali misure federali che potrebbero limitare l’aborto anche negli stati attualmente “sicuri”. Un Congresso e una Presidenza a guida Repubblicana potrebbero tentare di approvare leggi che vietano l’aborto a livello nazionale dopo un certo numero di settimane o addirittura in tutti i casi, intensificando l’influenza del privilegio geografico ed economico. L’opinione pubblica americana si sta polarizzando, ma è altrettanto vero che molte persone tra i Repubblicani supportano ancora una qualche forma di accesso all’aborto, specialmente nei casi di violenza sessuale, incesto o rischio per la vita della madre. Un’eventuale ondata di mobilitazione sociale potrebbe spingere i legislatori, anche di stati conservatori, a ripensare posizioni troppo estreme. Movimenti di pressione e gruppi di advocacy potrebbero giocare un ruolo decisivo nel mantenere il tema all’attenzione pubblica e influenzare le decisioni politiche. Ancora una volta, l’impegno politico richiesto alle cittadine e ai cittadini non si esaurirà con il semplice voto. 

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