Mi potresti insegnare a volare in quel modo? – E Jonathan fremeva tutto, all’idea di una nuova vittoria sull’ignoto. S’intende, se desideri imparare. Lo desidero, sì. Quando si comincia? Anche adesso, se ti va. Voglio imparare a volare in quel modo – disse Jonathan, e una strana luce brillava nei suoi occhi. Dimmi cosa devo fare.

Il Gabbiano Jonathan Livingston

Non è semplicemente l’assonanza tra il volo e Avio Aero, che ci spinge a iniziare questo racconto citando Il Gabbiano Jonathan Livingston. È, in verità, quella strana luce che gli brillava negli occhi. La stessa luce che abbiamo scorto oggi, a Torino, nello sguardo di tre persone “speciali”, che la nostra redazione ha avuto il privilegio d’incontrare. Avio Aero nasce nel 1908 e oggi è  un business di GE Aviation che opera nella progettazione e produzione di sistemi per l’aeronautica civile e militare. Nel mondo conta più di 4800 dipendenti e ha 6 impianti produttivi in Italia e uno in Polonia.

Carlamaria Tiburtini è Diversity Leader for Avio Aero da soli otto mesi (oltre che HRBP Commercial, Programs & Comms) ma si muove con disinvoltura tra uffici, presentazioni, parole. Le precedenti esperienze (Lehman Brothers, L’Oréal, UTC) l’hanno certamente formata anche nel campo di diversità & inclusione, ma è in Avio Aero che, per la prima volta, questa passione diventa ruolo legittimato, mandato ufficiale che l’azienda le ha assegnato.

“È passato parecchio tempo da quando, a 8 anni, mi presentai a casa con un bambino bellissimo, che faceva il giostraio (il padre era incantatore di serpenti, la sorella la danzatrice del ventre) per annunciare ai miei genitori che eravamo fidanzati!” esclama ridendo, “Ma continuo ad amare le molteplici e varie sfaccettature dell’animo umano”.

L’entusiasmo di Carlamaria si è subito amalgamato con quello di Avio Aero, dove varie iniziative sul tema erano già avviate, ma poiché non avevano un comune denominatore, come primo grande passo la Diversity Leader ha deciso di istituire il Diversity & Inclusion Council che, come una grande mano, raccoglie, coordina, direziona progetti, azioni, eventi promossi dagli Affinity Group interni all’azienda. A capo di ogni Affinity Group si stanno via via posizionando i leader (di nome e di fatto) che, oltre alle mansioni ufficiali, dimostrano naturale propensione all’inclusione di una specifica diversità, apportando così competenze sia professionali che umane. Una visione unica, un filo rosso che cuce insieme gli intenti del Gruppo e coinvolge le persone permettendo loro di portare il proprio insostituibile contributo. Sono gli occhi brillanti di Carlamaria, più che le parole, a svelare come, in così poco tempo, siano state proprio la sua dedizione e quella dei leader a dare l’impulso decisivo al progetto. Progetto animato dal desiderio di coinvolgere tutt* senza distinzione di posizionamento o sede. 

I focus d’attenzione che Avio Aero si è data in tema d’inclusione sono Race & Ethnicity | Generation & Age | Religion | Gender | Sexual Orientation | Disability | Education. L’obiettivo di Carlamaria è fare tutto il possibile per sensibilizzare e attivare la popolazione su queste priorità, per far sì che la crescita sia collettiva e costante. Poiché Avio Aero sa che attitudini e talenti di ogni persona sono preziosi e se valorizzati diventano redditizi anche per l’azienda. Le aziende inclusive hanno un incremento del 16.7% sul profitto, e da quando è stato istituito il D&I Council già si evidenziano ricadute positive sia sulle persone sia sulle priorità dell’azienda stessa. Il D&I Council ha capito immediatamente quanto sia necessario implementare azioni che producano benefici visibili, e promuovere iniziative sì locali ma replicabili. E per fare questo l’organizzazione degli Affinity Group è fondamentale. Gli AG si dividono in due macro categorie: quelli che trattano temi che hanno impatto diretto sulle priorità aziendali (Women’s network, Glbta alliance, People with Disabilities network) e quelli che hanno come obiettivo creare un ambiente inclusivo, dentro l’azienda e fuori da essa. E, in ogni ambito sono tre le sfere d’azione in cui si muove: creare una cultura diversa, portare ciascun* a diventare e sentirsi alleato/a, ognuno come può; calendarizzare eventi annuali (almeno due su ogni tema); implementare progetti e attività, partecipare e sostenere eventi del territorio, collaborare con Associazioni e realtà d’eccellenza che pratichino l’inclusione.

Gli obiettivi sono altissimi, e come sottolinea Carlamaria ciò che non è regolamentato e supportato da Leggi è molto più faticoso e impegnativo da implementare… ma è necessario superare il disagio che ciascun* prova davanti alle diversità. La difficoltà a includere si supera anche con la conoscenza – e non solo generica – delle disabilità, ad esempio. Per questo Avio Aero ha promosso una formazione specifica per tutti i dipendenti (non solo responsabili e manager) che lavorano, collaborano, si relazionano a colleghi e colleghe con disabilità. In occasione dell’inserimento in azienda di una persona tetraplegica è stata proposta una formazione per l’intero ufficio, gestita da un formatore, paraplegico. È stata un’esperienza intensa, oltre che utile, che ha aiutato i colleghi/le colleghe a scacciare paure e preconcetti.

Obiettivo prioritario di una multinazionale è far soldi, certo, ma se a questo si aggiunge la volontà di farli bene io lo considero un valore aggiunto professionalmente ineguagliabile.

Insomma… le fondamenta di questo grande progetto sono solide e la motivazione è tanta. La determinazione di Carlamaria sarà un’ottima guida, coinvolgente ma ferma. E contagiate dal suo trasporto ci accingiamo a conoscere due persone altrettanto speciali e coinvolgenti. Jocelyn è bellissima. Indubbiamente. È nata in Congo nel 1992 e lì ha vissuto fino all’età di ventisei anni, dopo aver conseguito una laurea in Comunicazione aziendale. Ha dovuto abbandonare il Paese e la famiglia per motivi politici ed è arrivata in Italia, da sola e senza documenti, nel febbraio del 2018. È stata accolta dal SERMIG di Torino, che da antica fabbrica di armi ormai in disuso, oggi è diventato un arsenale di pace, aperto 24 ore su 24, dove si incontrano culture, religioni e schieramenti diversi per conoscersi, dialogare e cooperare. Il SERMIG fornisce ospitalità e sostegno a madri sole, carcerati/e, stranieri/e e a coloro che necessitano di cure. Da molto tempo Avio Aero collabora con il SERMIG ed è così, per un incrocio di destini, che Jocelyn è approdata in azienda. Ha iniziato da poco uno stage che ha come obiettivo (anche) accumulare ore lavorative utili per il riconoscimento del titolo di studio conseguito in Congo. In questo nuovo percorso è affiancata da due tutor, che la supportano sia nelle mansioni specifiche sia nel costruire un metodo di lavoro personalizzato, che potrà utilizzare dovunque vorrà lavorare in futuro. Perché è chiaro fin da subito che la presenza di Jocelyn è uno scambio di competenze, un arricchimento reciproco, per Avio Aero e per lei stessa. Il vissuto che porta, le lingue differenti che parla, le esperienze pregresse sono un valore aggiunto e solo un punto di partenza nel suo percorso di crescita. Le settimane scorrono e Jocelyn acquista fiducia in se stessa, il team la supporta, sta imparando come “funziona” l’azienda e sa rendersi utile. I dubbi iniziali, la paura di non poter contribuire alla crescita di un’azienda “così grande e complessa” stanno via via sfumando, e la voglia di accrescere le proprie capacità ha preso il sopravvento su ogni timore. La voglia di crescere professionalmente la sprona, chissà che un giorno il suo desiderio di diventare Responsabile Comunicazione di un’azienda non si realizzi…Una cosa è certa. Oggi, la sua passione ha trovato casa.

Anche Federico è giovane. E anche l’incontro con lui ci riporterà a casa molto più ricche di quando siamo arrivate stamattina. Federico è nato nel 1994, si sta laureando in Economia e Commercio, a Genova, e ha un sorriso dolce e spiazzante. A causa di un incidente automobilistico gli studi (e le altre attività) che stava svolgendo si sono interrotte per circa due anni. Oggi Federico è tetraplegico e ne parla con serenità, perché questa diversità non racconta la sua interezza, è solo una parte del tutto. A solo un anno dall’incidente ha ripreso gli studi e conta di laurearsi il prossimo anno. L’incidente non l’ha fermato, anzi, gli ha dato una spinta in più: mettendo a frutto gli studi fatti fino ad ora ha avviato una start up che progetta e vende ausili per persone disabili. Progetto che ha brevettato, in collaborazione col politecnico di Losanna e quello di Torino. L’incontro tra Federico e Avio Aero è stato casuale, sempre che il Caso esista… l’azienda, rinomata per le politiche inclusive che la animano, ha attratto Federico, interessato ad avviare un tirocinio universitario. Detto fatto? Sia burocraticamente che dal punto di vista assicurativo l’attivazione della collaborazione è stata complessa, ma ha ribadito la ferma volontà – da entrambe le parti – di non voler perdere quest’occasione. Perché di questo si tratta, ancora una volta: un’occasione di crescita, un valore aggiunto per tutti gli attori in gioco.  La struttura del tirocinio di apprendimento è di 240 h distribuite in tre mesi, monte ore che va suddiviso e organizzato in accordo con lo Smart Working di cui Federico beneficia. Ci racconta che i primi giorni in Avio Aero sono stati bellissimi e stimolanti, l’ambiente sicuro che gli è stato creato attorno a tratti lo imbarazza e ha la preoccupazione – propria di tutti coloro che non si sentono mai arrivati nella vita – di avere le capacità per realizzare nel modo migliore i compiti che gli vengono assegnati. L’incarico affidatogli è apprendere i processi di monitoraggio e gestione dei budget ingegneristici di Avio Aero. In ufficio assiste il lavoro dei colleghi nell’avanzamento dei processi, mentre nei giorni di lavoro da casa rielabora i dati, analizza i dati creando grafici per poterli esporre. Le opinioni e le impressioni che porta in ufficio sono senza filtri, esterne alle dinamiche dell’azienda, e così regala ai colleghi feedback “non contaminati”. Sorride svelando una piccola difficoltà incontrata: l’uso in Azienda frequente di acronimi, che non sempre sono di immediata comprensione. Lo consoliamo dicendo che è una fatica comune…

La tecnologia, invece, sa davvero essere inclusiva ed è di grandissimo supporto ad alcune limitazioni fisiche a cui è soggetto: Avio Aero lo ha collocato in una situazione di comfort “fantastica, a tratti surreale” e si sente sereno e fiducioso. Andare al lavoro e sentirsi come a casa non è cosa da poco. Ha due sogni nel cassetto: creare una famiglia, tra qualche anno, e mettere la firma ad un progetto nuovo nel quale la tecnologia faciliti la vita delle persone. – Non necessariamente persone con disabilità -, specifica. 

Mi potresti insegnare a volare in quel modo? – E Jonathan fremeva tutto, all’idea di una nuova vittoria sull’ignoto. S’intende, se desideri imparare. Lo desidero, sì. Quando si comincia? Anche adesso, se ti va. Voglio imparare a volare in quel modo – disse Jonathan, e una strana luce brillava nei suoi occhi – Dimmi cosa devo fare. Ciang parlò con lentezza, fissando attentamente il suo giovane interlocutore. Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo – disse – tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato.

Richard Bach, 1970

Dynamo Camp offre fiducia e speranza a bambini e adolescenti con gravi patologie. Dynamo Camp è un progetto che offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini, bambine, ragazzi con gravi patologie e alle loro famiglie. Hanno dai 6 ai 17 anni, provenienti da tutta Italia. Il Camp è un luogo meraviglioso, in Toscana, in un’Oasi naturalistica affiliata WWF e strutturato ad hoc: ha aperto le porte nel 2007, accogliendo inizialmente 60 bambini con gravi patologie, in due programmi estivi. Oggi accoglie gratuitamente 2.000 ospiti all’anno, di cui 1.600 sono bambini e 400 genitori, in 20 differenti programmi in tutto l’arco dell’anno. Oltre all’attività al Camp, Dynamo porta oggi i suoi programmi di Terapia Ricreativa Dynamo in ospedali e case famiglia in circa 40 città in tutta Italia. L’obiettivo dei programmi è soddisfare il bisogno di bambini con gravi patologie di riacquisire fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Dynamo Camp lavora per il diritto alla felicità di bambini e bambine e il diritto alla “normalità” delle famiglie. Il progetto vuole far vivere ai bambini una vera vacanza, in un ambiente naturale meraviglioso e protetto, dove possano godere di attività quali arrampicata, cavallo, piscina, tiro con l’arco, terapia con i cani e animali della fattoria e altre attività, proposte in totale sicurezza, secondo la Terapia Ricreativa Dynamo, con staff specializzato e formato per gestire le problematiche dei bambini e in totale sicurezza medica. Ma non si tratta unicamente di una vacanza: finalità ultima è far riacquistare loro fiducia in sé, fornire benefici permanenti nella gestione della malattia e della vita e, nei casi più gravi di alcune patologie neurologiche contribuire a donare sollievo e “occasioni di vita”, a bambini e famiglie. Secondo una ricerca condotta da SeriousFun Children’s Network con l’Università di Yale, di cui fa parte Dynamo Camp e che ha coinvolto i Camp SeriousFun nel mondo, i genitori hanno rilevato nei propri figli dopo il periodo al Camp: un incremento di sicurezza in se stessi (78%); un incremento di autostima (73%); un incremento di maturità (81%); un incremento in indipendenza (76%); un accresciuto interesse a partecipare ad attività sociali (72%); un’apertura a sperimentare nuove attività e esperienze (79%). Spesso le famiglie rivelano che l’esperienza al Camp costituisce, letteralmente, un punto di svolta per loro nell’affrontare la vita. Dynamo Camp si rivolge gratuitamente a bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche. Si tratta di bambine, bambini, ragazze e ragazzi italiani e stranieri, curati in Italia, provenienti dal territorio nazionale. Al Camp, nei programmi estivi per Soli Camper, i bambini sono ospitati in autonomia senza i genitori. Sono bambini con patologie oncoematologiche, sordità, necessità di respirazione assistita, neurofibromatosi, cecità, SMA 3, distrofia muscolare, spina bifida, MAR (Malformazioni ano-rettali), bambini con catetere venoso centrale. Ci sono inoltre programmi concepiti ad hoc per l’intera famiglia, nella consapevolezza che la diagnosi di una malattia non colpisce unicamente il piccolo ma tutto il nucleo familiare, per famiglie con bambini con patologie neurologiche, tra cui paralisi cerebrale infantile, esiti da ictus, sindrome di Rett, SMA 1 e 2, sclerosi tuberosa, autismo, sindromi rare, tetra paresi e altre patologie neurologiche gravi. I sibling, fratelli e sorelle di bambini ospiti del Camp, hanno inoltre due programmi dedicati, per vivere l’esperienza del Camp e condividere quanto hanno nel cuore con altri, anche in considerazione della particolare situazione che si trovano a vivere, spesso in ombra rispetto ai fratelli con necessità di continue cure. Fuori dal Camp: in ospedali, associazioni e case famiglia, Dynamo Camp raggiunge bambini e ragazzi in pediatria, day hospital o a bordo letto, portando programmi di Terapia Ricreativa. Tutte e tutti possono visitare questo luogo incantevole durante l’Open Day annuale: il prossimo sarà domenica 4 ottobre 2020.

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