
People and Climate Change: più preoccupatə per gli effetti del cambiamento climatico, ma meno orientatə all’azione
Nel campo della sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG), ci troviamo di fronte a una situazione paradossale. Da un lato, affrontiamo sfide senza precedenti: nel 2024, per la prima volta, la temperatura media globale ha superato la soglia di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, solo il 17% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU è stato raggiunto e le tematiche ESG sono sempre più al centro del dibattito politico.
Dall’altro, emergono segnali incoraggianti. Gli investimenti globali in energia pulita ora quasi raddoppiano quelli in combustibili fossili, dimostrando un chiaro cambio di rotta. Le aziende riconoscono sempre più l’imperativo di progredire verso pratiche sostenibili, mentre la maggior parte dei Paesi sta rivedendo e rafforzando i propri impegni climatici.
È in questo contesto di forte polarizzazione che emerge un preoccupante paradosso tra consapevolezza e azione: infatti, aumenta la preoccupazione, ma cala l’impegno individuale. Il sondaggio Ipsos People and Climate Change, condotto in 32 Paesi tra cui l’Italia, in occasione della Giornata della Terra 2025, evidenzia un aumento significativo della preoccupazione per l’impatto dei cambiamenti climatici, con il 74% delle persone intervistate a livello globale (76% in Italia) che si dicono preoccupate per le conseguenze nel proprio Paese. Questo dato è in aumento in 18 dei 27 Stati monitorati dal 2022, sottolineando una crescente consapevolezza delle minacce immediate, particolarmente evidente nei Paesi ad alto rischio climatico.
Tuttavia, in netto contrasto con questa crescente preoccupazione, si registra una diminuzione del senso di responsabilità personale. In tutti i Paesi intervistati, meno persone rispetto al 2021 ritengono necessaria un’azione individuale. Questo trend è particolarmente evidente nelle economie avanzate, suggerendo una possibile eco-fatica o un senso di impotenza di fronte alla vastità del problema.
I Paesi del G7 mostrano i cali più significativi sia nell’impegno personale che nella richiesta di maggior impegno del proprio governo, con l’Italia che emerge come unica eccezione, ritenendo necessario un maggiore impegno nazionale. Questo solleva interrogativi sulla leadership globale nella lotta al cambiamento climatico e sulla percezione di responsabilità nei Paesi industrializzati.
Il 36% delle persone intervistate, inoltre, ritiene che il proprio Stato stia già facendo troppo per combattere il cambiamento climatico, con picchi in Canada e Francia. Questa percezione potrebbe essere influenzata da fattori economici e politici locali, evidenziando la necessità di una comunicazione più efficace sui benefici a lungo termine dell’azione climatica.
In questo scenario complesso e paradossale, qual è la sfida per il mondo aziendale? Le imprese si trovano a navigare in un delicato equilibrio tra obiettivi di sostenibilità, redditività e aspettative degli e delle azionistə, portando a una necessaria ricalibrazione delle strategie per garantire sia l’impatto ESG che la redditività a lungo termine.
Il sondaggio Ipsos rivela che sei persone su dieci (60%) nei 32 Paesi analizzati ritengono che le aziende che non agiscono ora per contrastare il cambiamento climatico deluderanno i propri e le proprie dipendenti e clienti. Tale situazione pone sfide significative per le imprese che cercano di bilanciare le pressioni economiche con la necessità di azioni concrete per la sostenibilità.
L’indagine Ipsos ha anche analizzato il livello di comprensione dei progressi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Con soli cinque anni rimasti alla scadenza degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), il mondo si trova di fronte a una sfida cruciale. Adottati nel 2015 da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, gli SDGs rappresentano un ambizioso piano globale per trasformare il nostro mondo entro il 2030.
Tuttavia, il Rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile 2024 dipinge un quadro non roseo: solo il 17% dei target è in linea con i tempi previsti, mentre più di un terzo è in stallo o addirittura in regresso. Paradossalmente, l’indagine Ipsos rivela una percezione pubblica distorta dei progressi compiuti. Solo il 26% delle persone intervistate ha una visione realistica della situazione, mentre il 27% sovrastima i progressi fatti.
Con meno di 2000 giorni rimasti, è essenziale colmare il divario tra percezione e realtà, mobilitando risorse e impegno per realizzare la visione di un mondo più sostenibile ed equo entro il 2030.